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Cava de' Tirreni, storia, archeologia, rinvenimento, territorio

Scheletri giganti a Cava de' Tirreni: il gruppo Cava Storie ricorda i rinvenimenti

Svariate sono le notizie di ritrovamenti di antichi sepolcri sul territorio cavese tramandati e scritti da storici e ricercatori. Tra queste spiccano due curiose scoperte che ci riferiscono il dott. Agnello Polverino (fine del XVII sec. - metà del XVIII sec.) e il Canonico Andrea Carraturo (17 agosto 1739 - 17 aprile 1807)

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), lunedì 22 novembre 2021 14:10:09

Il gruppo "Cava storie", che ha lo scopo di far conoscere a grandi e piccini le bellezze di Cava de' Tirreni e dintorni, specie quelle di cui poco si parla, ha deciso di riportare all'attenzione della cittadinanza la vicenda dei rinvenimenti di sarcofagi e ossa gigantesche di uomini nell'antico territorio cavese.

«Svariate sono le notizie di ritrovamenti di antichi sepolcri sul territorio cavese tramandati e scritti da storici e ricercatori. Tra queste spiccano due curiose scoperte che ci riferiscono il dott. Agnello Polverino (fine del XVII sec. - metà del XVIII sec.) e il Canonico Andrea Carraturo (17 agosto 1739 - 17 aprile 1807). I rinvenimenti parlano di sarcofagi e ossa gigantesche di uomini. Il Polverino, nel suo "Descrizione istorica della città fedelissima della Cava" volume I (pag. 76), riporta la scoperta a Vietri sul Mare (allora territorio De La Cava). I padri di S. Antonio stavano per costruire un magazzino nei pressi della chiesa e ritrovarono: "molte urne di smisurata grandezza, con proporzionate lucerne; in una delle quali conservavansi ossa umane senza teschio, di mole, e vastezza gigante". Le ossa furono conservate, nello stesso Convento, per diversi anni sotto il controllo dei "Reverendi Maestri Francesco Antonio di Teuta, e Domenico Coppola". Le stesse, vennero poi "bruggiate da un Laico scrupoloso" perché credute "ossa d'uomini gentili". Il rinvenimento venne testimoniato al Polverino dai dottori Giuseppe Tajano e Antonio Cantarella. Il Carraturo, invece, riporta un altro ritrovamento nel suo "Ricerche storico-topografiche della Città e territorio della Cava". Al tomo I (pag. 79) ci rimanda al rinvenimento di un sepolcro con corpi "giganteschi" che vennero trovati, nel 1726, sopra Pregiato verso la zona di San Giuseppe al Pennino. Nel testo dice: "E singolare, senza meno, fu quello che si scoprì nel 1726 sopra Priato, verso il Pennino. Era questo un sepolcro forse gentilizio, o comune, poiché conteneva dodici cadaveri giganteschi, riposti in dodici colombaie, o siano nicchie laterizie, disposte orizzontalmente sul pavimento, in figura orbicolare, con nel centro un vaso lacrimatoio, o (come altri chiamano) da profumi". Continua la descrizione dicendo che ogni nicchia conteneva una lucerna di terracotta e "un'olla" con all'interno una moneta ed "un chiodo, ossia smoccolatoio" per le lucerne suddette. Dove siano questi corpi del secondo ritrovamento o il sepolcro non è in nostra conoscenza. Per un legame ad un ritrovamento analogo, avvenuto in Milano, si può riportare quello dei corpi di San Gervasio e Protasio ad opera di Sant'Ambrogio. Nelle sue "Epistole, X, 77" scrive: "Trovammo due uomini di straordinaria statura, com'erano quelli dei tempi antichi". C'è da dire che, almeno per quanto riguardo i corpi dei due santi, le attuali ricerche hanno evidenziato che erano alti tra 1.80 e 1.85 m. Al di sopra della media del tempo come, probabilmente, quelli di Pregiato e di Vietri».

Foto: Cava Storie, immagine assolutamente indicativa.

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