Tu sei qui: Storia e StorieSalute: l'Istat boccia Campania e Val D'Aosta
Inserito da (redazioneip), sabato 5 ottobre 2019 12:45:14
La Campania, insieme alla Valle d'Aosta, spiccano in negativo sul recente rapporto dell'Istat (Istituto nazionale di statistica). Il giudizio impietoso viene dal rapporto "La salute nelle regioni italiane, bilancio di un decennio", che ha messo insieme 24 indicatori, dalla speranza di vita in buona salute all'ospedalizzazione, analizzati tra il 2005 e il 2015.
La mappa tratteggiata dall'istituto di Statistica divide in pratica l'Italia in cinque aree, di cui due formate da una sola regione, Campania e appunto Val D'Aosta, in fondo alla classifica. Al top ci sono, come spesso succede in questo tipo di valutazioni, due regioni del nord est, Veneto e Trentino Alto Adige.
«Le condizioni ottimali del Veneto e del Trentino Alto Adige - si legge nel rapporto - si contrappongono alle condizioni più critiche della Valle d'Aosta e della Campania, caratterizzate da comportamenti profondamente atipici rispetto al contesto generale».
Nel dettaglio, la Campania si distingue in negativo per 30,4 decessi negli adulti ogni 10 mila imputabili alle "maggiori cause» (tumori maligni, il diabete mellito, le malattie cardiovascolari e le malattie respiratorie croniche), cui si aggiunge la più alta propensione alla mortalità prematura, che supera i 315 anni di vita perduta ogni 10 mila nonché gli alti valori della mortalità e delle dimissioni per tumore.
Valori molto alti anche per la Valle d'Aosta, scrivono gli esperti, in cui «il quadro di vulnerabilità generale è confermato dai valori significativi della mortalità prematura, misurata in 292 anni di vita perduta (APVP) ogni 10 mila, che lo posiziona al secondo posto in ordine di gravità».
Le altre due macroaree individuate si situano al centro nord (Toscana, Umbria e Marche, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna), con condizioni di salute 'discrete', e al centro sud (Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Abruzzo e Lazio), con «condizioni di fragilità generale» e valori peggiori rispetto agli altri ad esempio nella mortalità prematura e nella mobilità ospedaliera.
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