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Storia e Storie

Sabato Martelli Castaldi, l’eroe cavese delle Fosse Ardeatine

Inserito da (Redazione), sabato 24 marzo 2018 17:00:01

C'è una strada a Cava de' Tirreni, ubicata in una tranquilla zona semicentrale, dedicata a Sabato Martelli Castaldi. Sulla targa affissa al muro di un palazzo che dà imbocco alla strada in discussione, per chi vi abbia fatto caso, c'è scritto: "Medaglia d'oro della Resistenza, Cava de' Tirreni 19-8-1896 / Fosse Ardeatine 24-3-1944".

Si dice spesso che gli italiani hanno la memoria corta. In questo caso, potremmo traslare questa allocuzione ai cavesi, per i quali il suddetto nome poco o niente significa, e difettano nel non ricordare come meriterebbe un eroico concittadino deceduto in una delle rappresaglie più cruente messe in atto dai nazisti durante la II Guerra Mondiale, nel giorno che commemora quell'episodio: l'eccidio delle Fosse Ardeatine.

"La mia camera è di metri 1,30 per 2,60. Siamo in due, non vi è altra luce che quella riflessa da una lampadina elettrica del corridoio antistante, accesa tutto il giorno. Il fisico comincia ad andare veramente giù e questa settimana di denutrizione ha dato il colpo di grazia. Il trattamento fattomi non è stato davvero da «gentleman». Definito, «delinquente » sono stato minacciato di fucilazione e percosso, come del resto è abitudine di questa casa: botte a volontà.". Con queste parole, Sabato Martelli Castaldi, nominato a soli 36 anni generale di brigata dell'Aviazione Militare e ritenuto probabile successore di Italo Balbo a ministro dell'Aeronautica, racconta oltre un mese di torture di ogni tipo subite dai tedeschi, in un biglietto consegnato di nascosto alla moglie il 4 marzo del ‘44.

Denunciò le ruberie e le truffe dei gerarchi fascisti e per questo, fu cacciato dal suo ruolo e la fulgida carriera militare ebbe termine. Ritornato alla vita civile, trovò lavoro presso il polverificio della Ditta Stacchini, a via Merulana. Dopo l'8 settembre 1943 entrò, col nome di battaglia "Tevere" nel Fronte militare clandestino, il movimento della Resistenza formato da ex ufficiali e soldati, capitanato dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo.

Il 17 gennaio 1944 si presentò a Via Tasso, per scagionare il proprietario del polverificio Stacchini accusato dai tedeschi di aver fiancheggiato i partigiani; così fu arrestato e sottoposto a orribili sevizie da parte dei nazisti. "La sera in cui mi dettero 24 nerbate sotto la pianta dei piedi nonché varie scudisciate in parti molli, e cazzotti di vario genere, io non ho dato loro la soddisfazione di un lamento. Solo alla 24esima nerbata risposi con un pernacchione che fece restare i tre manigoldi come tre, autentici, fessi", scrisse in un'altra lettera alla consorte.

Il 23 marzo i partigiani di Roma fecero saltare in aria il carrettino di uno scopino sulla via Rasella, proprio mentre passava il battaglione Bozen degli occupanti tedeschi. Sul selciato rimasero 32 soldati, un altro morì poco dopo. La reazione dei tedeschi fu ferocissima. Organizzarono la rappresaglia: dieci italiani per un tedesco. Cominciò una corsa contro il tempo per mettere insieme le liste dei disgraziati, svuotarono il carcere di Regina Coeli, dando la precedenza agli ebrei, e poi ai politici e poi si arrivò anche ai detenuti per reati comuni, si misero sull'elenco anche alcuni detenuti che stavano per uscire dal carcere. Tra di essi vi finì anche Martelli Castaldi, che fu messo nell'elenco di quelli che furono avviati alle Ardeatine e lì vennero fucilati il 24 marzo.

Emblema di una generazione di militari che, illusi dal fascismo, non hanno rinunciato al loro onore e al loro senso di responsabilità verso la Patria pagando, per questo, il prezzo più alto, fu insignito della medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria l'8 settembre 1985, durante una cerimonia in Campidoglio per il 41º anniversario dell'inizio della guerra di liberazione. Sabato Martelli Castaldi, un eroe cavese.

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