Tu sei qui: Storia e StorieLo stemma araldico originale della Città di Cava de’ Tirreni riscoperto e attuato dopo 553 anni /FOTO
Inserito da (ilvescovado), venerdì 4 marzo 2016 20:24:58
di Livio Trapanese
Premetto che la presente ricerca storico-araldica l'abbiamo realizzata col supporto dotto e scientifico delle dr.sse Rita Taglè e Beatrice Sparano, le quali ci hanno sostenuto con sagge indicazioni bibliografiche e con l'analisi d'inediti documenti, custoditi nella storica Biblioteca cittadina: "Canonico Aniello Avallone", di viale Guglielmo Marconi, 157.
Lo stemma della Città di Cava de'Tirreni origina da quello millenario dell'Abbazia Benedettina della Santissima Trinità di Cava (il toponimo: Città di Cava de' Tirreni origina dal 23 Ottobre 1862).
Lo stemma abbaziale si componeva, come ancor'oggi si compone, di trefasce orizzontali nere su un fondo o campo argenteo o bianco, con l'aggiunta del Pastorale, in figura verticale, e della dizione S. T. C. (Santissima Trinità di Cava).
Quando indichiamo fondo, rimembriamo a noi stessi, che sopra e sotto le fasce nere, divenute poi rosse per il motivo che diremo, ve ne deve essere, necessariamente, una bianca od argentea, altrimenti non si otterrà il fondo o campo.
Lo stemma, così descritto, si palesa costituito da quattro fasce bianche, intervallate da tre nere.
All'indomani della conseguita autonomia civico-amministrativa, avutasi il 7 Agosto 1394, data in cui Papa Bonifacio IX Tomacelli elevò le Terre di Cava al rango di Città, che già comprendevano i territori di Vietri sul Mare, Albori, Benincasa, Jaconti, Molina, Raito, Fondi e Cetara, che per i nostri progenitori significò la fine del potere feudale benedettino, le tre fasce nere furono sostituite da altrettante rosse, mantenendo il campo bianco od argenteo.
Nel passato, non pochi storici, tra i quali Giovanni Alfonso Adinolfi, come si legge nel suo libro "Storia della Cava distinta in tre epoche", hanno sostenuto che quando il territorio della Città di Cava, costituito dai Distretti di Sant'Adjutore, Mitiliano e Vetere fu suddiviso in quattro Distretti, Province o Quartieri, che assunsero le denominazioni di Sant'Adjutore, Mitiliano, Corpo di Cava e Pasciano, le tre fasce orizzontali rosse divennero quattro.
A tal proposito evidenziamo che non è mai stato trovato alcun reperto ligneo, marmoreo, metallico, lavico, cartaceo etc., che supportasse tale teoria.
Re Ferrante I d'Aragona, Sovrano del Regno di Napoli, il 4 Settembre 1460 concesse alla Città di Cava il titolo di Città Fedelissima, consegnando al Sindaco della Città, Messere Onofrio Scannapieco, nel Maschio Angioino di Napoli, un'epistola ed una pergamena in bianco, firmate e convalidate col suggello reale, affinché i cavoti, cavajuoli o cauti (erano queste le denominazioni dei nostri avi), vi scrivessero ogni concessione sovrana che si potesse concedere, ma com'é noto, mai nulla fu richiesto!
Entrambi i reperti, ancor'oggi con gran cura, sono così conservati: la pergamena, nel Palazzo di Città; l'epistola nella Biblioteca cittadina.
Il 22 Settembre 1460, dopo diciotto giorni dalla consegna della pergamena, visto che dalla Città di Cava non veniva avanzata alcuna richiesta, il Sovrano Aragonese, consegnò ai cavoti: Pietro Cola Longo, Bernardo Quaranta, Leonetto de Curtis, Tommaso Gagliardi, Petrillo de Monica e Perosino de Giordano una seconda epistola con la quale concesse al popolo cavoto o cavajuolo di apporre sullo stemma e sulle insegne della Città le armi o pali aragonesi e la sovrapposizione della corona reale. Concesse, altresì, le note guarentigie, consistenti nell'esenzione dal pagamento dei pesi fiscale (le attuali tasse, imposte e contributi), dovuti sia nel vendere e sia nell'acquistare beni mobili ed immobili in tutto il Regno; regno che si estendeva dalla Rocca di San Benedetto del Tronto, sul versante adriatico, a Terracina, sul litorale tirreno, a Lampedusa. La missiva indica:
«... arma ipsius civitatis Cave dipingere seu scolpire a parte dextra duas barras auream ed rubeam domus nostre Regie Aragonie nec non et supra scutum coronam nostram Regiam...», che tradotto in italiano indica: «sullo stemma della Città di Cava dipingere o scolpire nella parte destra due barre oro e rosse della nostra casa Regia d'Aragona e sopra lo scudo la nostra corona Regia....»
Da una superficiale lettura dell'antica epistola parrebbe che le armi o paliaragonesi debbano essere due: uno di colore oro ed uno rosso.
Relativamente al numero delle verghette o pali aureas et rubeas (oro e rosso), in linea verticale, che devono palesarsi nella parte destra dello stemma, (a sinistra osservandolo), queste devono essere quattro, com'è stato rilevato in tutti gli stemmi del XV secolo, ancor oggi siti nel chiosco della Basilica Minore Pontificia - Santuario della Madonna dell'Olmo, nella Chiesa di Santa Maria del Gesù, comunemente detta di San Francesco e Sant'Antonio ed in tant'altri reperti d'epoca, tenuti nella nostra Città.
La municipalità cavese, in passato, ha attuato diversi stemmi, disuguali fra loro, che in seguito riportiamo a colori, avendoli tratti da antichi documenti dello Stato Civile e da un Gonfalone cittadino.
Nella riproduzione tipografica in bianco e nero, il colore rosso è rappresentato da linee verticali parallele, mentre il giallo o l'oro, con puntini.
Esempi li troviamo negli stemmi impressi sui vetri delle porte d'accesso allo studio del Sindaco, della Sala Gemellaggi, del salone d'Onore del Palazzo di Città di Cava de'Tirreni.
Lo stemma della Città di Cava de'Tirreni, come recita l'epistola a firma di re Ferrante del 22 settembre 1460, deve essere sormontato dalla corona regale e giammai turrita, (supra scutum coronam nostram Regiam... sopra lo scudo la nostra corona Regia), atteso che le corone turrite sugli stemmi delle Città e dei Comuni, sprovvisti di tale simbolo, furono imposte a partire dal 1943, come vuole l'art. 96 del Regio Decreto 7 Giugno 1943, n. 652, che così recita: "La corona di Città (a meno di concessioni speciali) è turrita. La Città di Cava de'Tirreni ha la sua concessione speciale sin dal 22 Settembre 1460.
Come Torino, Venezia, Casale Monferrato ed t'altre ancora, in ricordo di vetusti ed insigni privilegi, anche la nostra Città di Cava de' Tirreni, come da illustrazioni prima riportate, ha sempre timbrato le proprie armi con "corona nobiliare o regale".
Sulla scorta delle indicazioni storico-araldiche e delle rilevazioni eseguite sugli antichi stemmi impressi sul marmo, ferro, pietra vulcanica etc., posti nei siti prima citati, le cui opere di edificazione terminarono nel secolo XVI, visti i diversi stemmi adottati dalla nostra Civica Amministrazione dalla metà dell‘800 ad oggi, si è reso necessario che ricorressimo all'archivio di Stato di Napoli ove, nel fascio 3635 del Catasto Onciario dell'anno 1753, abbiamo rintracciato numerosi stemmi della Città di Cava, impressi a secco, con la foggia che segue, uguali a quelli tutt'ora presenti nelle succitate chiese.
Circa il contenuto del Decreto del Presidente della Repubblica del 24 Dicembre 1965, a firma del Presidente Giuseppe Saragat, controfirmato dall'On. Aldo Moro, ove è sancita la concessione dello stemma alla "nostra" Città di Cava de' Tirreni, lo stesso necessitava d'essere letto più attentamente dagli Amministratori di quel tempo, poiché presenta le seguenti gravi inesattezze:
Alla luce di quanto sin qui illustrato, per mia iniziativa, sostenuta dalla Segreteria del Sindaco Marco Galdi, il 19 maggio 2010 è stata inoltrata specifica richiesta alla Presidenza della Repubblica e del Consiglio dei Ministri, perché alla Città di Cava de' Tirreni fosse concesso l'unico e vero stemma, come illustrato nella succitata epistola del 1460.
Dopo tre anni di "passione", il 10 ottobre 2013, il Presidente del Consiglio, On. Enrico Letta ed il Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, abrogando il D.P.R. del 24 dicembre 1965, hanno emanato il D.P.R. (registrato in data 15 novembre 2013, al n. 19, del Registro delle Onorificenze ed Araldica) col quale è stato riconosciuto alla Città di Cava de' Tirreni il definitivo Stemma e Gonfalone, qui riprodotto.
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