Tu sei qui: Storia e StorieL'ingegnere Manganella e il progetto di un lago artificiale a Cava de'Tirreni
Inserito da (redazioneip), mercoledì 9 ottobre 2019 11:08:09
Un lago artificiale a Cava de' Tirreni. Era questa l'idea che, il 20 dicembre 1925, in Salerno, l'ingegnere Antonio Manganella portò all'attenzione dell'allora amministrazione comunale. Come riporta "La Città di Salerno", in un articolo pubblicato lo scorso agosto, il lago marino doveva chiamarsi "Tirreno dei tirreni" e avrebbe ridonato "un pezzo di mare" alla città metelliana, ma alla fine il progetto naufragò sul nascere.
Nell'edizione data alla stampa, l'ingegnere scrisse: «Un lago marino, creato in una località preferita dagli amanti della villeggiatura estiva in collina ed in centri lontani dalle grandi città, risolve un problema che per tutti i villeggianti costituisce tuttora un quesito pieno di perplessità; ed infatti un lago marino ivi ubicato concilia due esigenze finora in contrasto fra loro, perché esso consente la cura dei bagni marini in lieta compagnia e nello stesso tempo permette che si respiri aria salubre dei monti e si godano belle passeggiate e tranquilli riposi».
Manganella si impegnò duramente, calcolando con attenzione e pazienza tutti gli step per concepire l'opera. Dopo aver immaginato la zona più adatta ad ospitare il lago («è senza dubbio quella sita a Nord del centro denominato Borgo, tra l'Albergo di Londra, il cimitero e la ferrovia Napoli-Reggio» scrisse), l'ingegnere calcolò le dimensioni della struttura, che doveva prevedere un bacino rettangolare con lato maggiore di 350 metri e minore di 57 metri; avrebbe occupato 19.950 metri quadri e sarebbe stato circondato da molte cabine in legno, folti gruppi di alberi, aiuole fiorite, campi da gioco e tutto l'occorrente necessario per una piacevole villeggiatura. Il fondo del lago, invece, sarebbe stato fatto in calcestruzzo con altezza delle acque variabile dai 10 centimetri a 1,5 metri.
Manganella calcolò anche l'utilizzo delle "acque di rifiuto", necessarie per l'innaffiamento delle strade, il lavaggio delle fognature, dei mercati, degli ammazzatoi, degli ospedali e per l'irrigazione dei campi (previa riduzione della salsedine). Secondo i calcoli del Manganella sarebbero occorsi 1.200 metri cubi di acqua al giorno durante il periodo di massima attività (calcolato su 100 giorni) e 300 metri cubi al giorno durante il periodo di minimo utilizzo (calcolato su 100 giorni) immessi tramite una pompa dalla potenza necessaria di 166 cavalli orari, con una spesa di 467 lire al giorno.
Le spese totali si aggiravano ai 3 milioni di lire.
La struttura, secondo Manganella, avrebbe fornito molti benefici alla comunità cavese. La poca profondità delle acque, ad esempio, avrebbe garantito la possibilità di manifestazioni di nuoto e canottaggio, pista per gli idroplani (con acqua), pista per aeroplani (una volta svuotato) e una serie di altre alternative all'utilizzo. Infine, la realizzazione del progetto avrebbe permesso a Cava di diventare una stazione balneare ed un centro di vita cosmopolita.
Il progetto, come sopracitato, non andò in porto. Manganella, inoltre, ne presentò un altro, stavolta a Roma, ma anche stavolta la storia non andò a buon fine.
FOTO: Cava Storie, Biblioteca comunale Avallone di Cava de' Tirreni
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