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L’Associazione ALEMA potrà dare luce all’oscurata croce metallica sul Colle di San Liberatore?

Inserito da (ilvescovado), venerdì 11 novembre 2016 17:19:33

di Livio Trapanese

Era la fine dell'anno 1955 quando una sera, al ritorno dal catechismo, istruitoci dal Reverendo Don Felice Bisogno, Parroco della Parrocchia di Sant'Adjutore, presso la Cattedrale di Santa Maria della Visitazione (oggi Concattedrale, essendo Cattedrale quella di Amalfi), o dai Vice Parroci, Don Antonio Filoselli e Don Peppino Zito, io e mio fratello Elio, dal 7 Settembre 2004 al cospetto del volto santo di Dio nostro Padre, fummo attratti da una luce che illuminava la croce posta sul Colle di San Liberatore, confine naturale dei territori di Cava de' Tirreni, Vietri sul Mare e Salerno.

Tanto fu lo stupore che, ogni sera, quando la croce s'illuminava, restavamo lungamente attratti dal suo bagliore. Nel nostro immaginario di fanciulli, ci dicevamo che era stata realizzata per fare compagnia alla gemella, già svettante dal 1900 al sommo del Castello di Sant'Adjutore. L'iniziativa di far erigere una croce monumentale sul Colle di San Liberatore, un tempo denominato Buturnino, fu assunta dal Commendatore Vincenzo Adinolfi, di Salerno, uomo di provata fede cattolica e generosità senza pari. L'Adinolfi, a quel tempo, era il gestore di sei sale cinematografiche: l'Astra, l'Augusteo, il Capitol, il Metropol, il Vittoria in Salerno e l'Eden in Napoli.

La catastrofica alluvione della notte tra il 25 e 26 ottobre 1954 colpì profondamente il benefattore Adinolfi che di concerto col clero e la civica Amministrazione salernitana, patrocinò la costruzione della croce a protezione, con la sua sacralità, da analoghi eventi futuri. Nella primavera del 1955 ebbero inizio i lavori; il costo dell'opera fu preventivato in £. 1.500.000 che però non furono sufficienti. Oggi, applicando la rivalutazione monetaria, non sarebbero bastati 18.075,99 euro ovvero oltre 35.000.000 di vecchie lire.

Poggiata su un cubo di calcestruzzo armato, avente base di metri 4 X 4 ed un'altezza di metri 4, la croce fu realizzata con profilati d'acciaio, a sezioni trapezoidali. Il metallo necessario alla costruzione del monumento fu prodotto dal reparto carpenteria delle Officine Soriente di Salerno. Essa, fuori terra, è alta 18 metri ed ha uno sbraccio di 11 metri, per un peso di 80 quintali circa. Sin dalla sua costruzione fu dotata di un sistema completo di parafulmini e di un trasformatore da 10 Kw, necessario per convertire l'energia elettrica da 10.000 V in 220 V. Poiché, come detto, i costi dell'opera superarono quelli preventivati, il donatore richiese un contributo alle tre amministrazioni comunali innanzi citate. Per la realizzazione della sola rete elettrica necessitavano £. 800.000.

Il Commissario Prefettizio di Salerno avanzò al Sindaco della Città di Cava de' Tirreni, il Cavaliere Grande Ufficiale, Professore Eugenio Abbro, una richiesta di contributo di £. 400.000. Il Consiglio Comunale cavese, presieduto dal Sindaco Abbro, con delibera n. 137 del 23 luglio 1955, col voto contrario dei consiglieri Grimaldi, Panza, Romano e Rispoli e l'astensione del consigliere Lisi, deliberò la concessione di un contributo di £. 200.000, prelevato dal Fondo di Riserva. Dopo il decesso del Commendatore Adinolfi, l'incuria ed il disinteresse prevalsero su ogni altro valore umano, tanto che la croce si spense.

Don Luigi Magliano, Parroco di Vietri sul Mare, anch'egli oggi in Cielo, si adoperò moltissimo affinché si riaccendesse la Croce sul Colle di San Liberatore, non esitando a coinvolgere i Sindaci di Cava de' Tirreni, Vietri sul Mare e Salerno. Il desiderio del Ministro della Chiesa, che era il medesimo dei fedeli del circondario, ed in particolare degli abitanti di Vietri sul Mare, Alessia, Marini e di quant'altri frequentavano la valle di San Liberatore ed il monte, si poté avverare solamente nel 1997; spegnendosi non molti anni dopo, com'è tutto oggi.

Una popolare raccolta fondi, con la regia dell'Associazione ALEMA, retta dal dinamico Presidente Domenico (Mimmo) Lambiase, potrebbe ridare luce alla croce, che a noi piace definire: "faro per marinai", ovviamente affidandola non più a lunga e dispendiosa rete elettrica, ma a pannelli fotovoltaici?

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