Tu sei qui: Storia e StorieCava, positiva al Covid partorisce in Basilicata. Il "Ruggi" si difende: «Seguito il protocollo»
Inserito da (redazioneip), venerdì 16 ottobre 2020 09:56:35
Ha alimentato non poche polemiche la vicenda della donna di Cava de' Tirreni che, incinta e positiva al Covid-19, è stata costretta a partorire al San Carlo di Potenza, in Basilicata, dopo il rifiuto dell'ospedale "Ruggi d'Aragona" di Salerno. La cavese, infatti, si era rivolta in un primo momento al nosocomio salernitano, che però non l'ha accettata per mancanza di posti letto.
Dopo lo sfogo social del marito della donna, che ha anche accusato il presidente De Luca di goliardia e di non potenziare la sanità campana (CLICCA QUI PER APPROFONDIRE), la direzione del Ruggi ha deciso di rompere in silenzio, facendo alcune precisazioni sull'episodio: «La direzione strategica dell'AOU Salerno precisa che, come da disposizione regionale, l'AOU Ruggi non e' individuata come sede idonea per il parto di donna gravida covid positiva. In caso di paziente che giunga in pronto soccorso con parto imminente questo avviene al Ruggi e la puerpera viene poi trasferita con il neonato alla Federico 2. In caso di parto non imminente viene attivato lo STAM (servizio trasporto assistito materno) covid».
Alla nota della direzione del Ruggi si aggiunge anche il messaggio pubblicato dal responsabile del reparto "Gravidanza a rischio" dell'azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Mario Polichetti: «E' stato fatto tutto secondo protocollo e sono state rispettate tutte le procedure. La signora non è stata trasferita a Napoli in quanto nel reparto Covid mancavano i posti letto. La delocalizzazione a Potenza è stata decisa dal 118 regionale in base ai posti disponibili nelle regioni limitrofe. Dobbiamo tenere distinti i due momenti: il protocollo, che è stato rispettato correttamente, e i modi che probabilmente potrebbero essere migliorati dal personale sanitario di turno, senza voler però mai generalizzare, altrimenti si rischia di far cadere discredito su chi lavora con abnegazione e sacrificio per i pazienti».
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