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Storia e Storie

1527 - 1648: La Città di Cava in soccorso di Salerno e Vietri sul Mare

Inserito da (redazioneip), lunedì 11 luglio 2016 10:53:16

diLivio Trapanese

Il 15 Marzo 1527 ed il 9 Agosto 1648 i cavoti o cavajuoli liberarono Salerno e Vietri sul Mare dal nemico invasore.

Se la popolazione delle confinanti Vietri sul Mare e Salerno conoscesse gli accadimenti storici che hanno caratterizzato il passato remoto dei loro avi, sicuramente non si riferirebbe a noi cavesi con espressioni insolenti ovvero con l'uso, secondo essi, denigratorio dei nomi comuni di popolazione: "cavajuolo/a", come "cauto/a o cavoto/a", quando, sin dall'alto Medio Evo, sono queste le corrette denominazioni del popolo della Città di Cava (il toponimo di Città di Cava de'Tirreni origina dal 23 Ottobre 1862).

In più occasioni i cavoti o cavajuoli, la denominazione cavese principia con l'adozione del dizionario della lingua italiana, non hanno lesinato dal porsi a difesa del patrio suolo e di quello delle "terre" viciniore, pagando anche un caro prezzo di sangue.

Fra i vari episodi storici, due non possono, anzi non devono, essere sottaciuti.

Il primo risale al 1527, quando le Truppe della Lega, costituite da ben armati francesi, svizzeri, veneziani e pontifici, avevano già occupato Salerno, battendola da terra e da mare. Ad esito di ciò, il Regio Consiglio Collaterale, che Re Calo III di Borbone, nel ‘700, sostituì con la Camera di Santa Chiara, ponendola alla dirette dipendenze della Segreteria di Stato, da lui stesso istituita durante il Vice Regno di Napoli, per attuare le direttive che giungevano dalla Capitale: Madrid, oggi paragonabile al Consiglio dei Ministri, il 15 Marzo 1527, deliberò che la Città di Cava, con a capo il Sindaco don Pietro Jacopo Capova, divenisse la "base tattico-operativa" per le operazioni militari, tese a liberare la vicina Salerno, stretta dalla morsa nemica.

L'ordine ricevuto dalla capitale, così recitava: "Si fa capo at questa Cità de la Cava, quale tene tanti privilegii per sua fidelità grandissima et perché si tene tanta speranza in voi, quanto in un grande exercito, sia per la fidelità et sia per la bona gente de questa stessa Cità et Casali, che adesso è lo tempo de havere la confirmatione (conferma) di tanta vostra antiqua ed continua fidelità (fedeltà) et perché semo certi che con la vostra gente haverimo la recuperatione (libertà) de Salerno et de le terre predette".

Il tenace attacco cavese si poté attuare percorrendo la secolare strada cittadina che da Castagneto, attraverso Vetranto, giungeva a Molina, proprio affianco alla Chiesa Parrocchiale; abbiamo detto giungeva perché detta millenaria strada, nel tratto Vetranto - Molina, non è più percorribile, essendo divenuta, inspiegabilmente, "proprietà privata".

Tornando alla storia, rimembriamo che l'assalto cavoto, che sbaragliò il nemico, si concluse con la liberazione di Salerno e delle terre ad essa vicine. La soldataglia del Generale Valdemont fu messa in fuga.

Fu tale l'irruenza de li cavoti che il 19 Marzo 1527 all'Università di Cava (la civica Amministrazione) fu aderita la tregua delle armi, all'uopo convenuta fra il nostro Sovrano, il Papa, il Re di Francia ed i Veneziani.

Al naviglio veneziano venne imposto di levare le ancore entro il 23 Marzo 1527, mentre a quello francese fu concesso di issare le vele entro e non oltre il 10 Aprile 1527.

Il secondo episodio che ricorda il valore dei cavesi, a difesa delle vicina città di Salerno, è quello del 9 Agosto 1648, quando il Principe Tommaso di Savoia, alleatosi ai Francesi, contro gli Spagnoli, attaccò Salerno.

Egli aveva assalito e preso anche Vietri Borgo e la Marina, saccheggiando le Chiese di Santa Maria di Portosalvo e di San Francesco di Paola (rammentiamo che sino al 18 Gennaio 1807, Vietri Borgo e la Marina, come Molina, Albori, Raito, Benincasa, Fuenti o Fondi e Cetara, sono stati Casali della Città di Cava de'Tirreni).

L'irrefrenabile avanzata del Savoia si concluse, suo malgrado, al cinquecentesco ponte di San Francesco della Città di Cava.

Il Savoia voleva entrare in Città per far guasti assai (danni e saccheggi), ma l'Università, con il Sindaco Giulio Angrisano, non mancò di predisporre una vigile e ferma difesa di tutta la valle.

Il valoroso Pietro Carola, posto a capo degli armati cavoti, non consentì all'invasore di forzare le barricate cavajole, poste, anche questa volta, al Ponte di San Francesco, tanto che molti inimici (nemici) vi perirono.

Il Principe Tommaso di Savoia, con i suoi malconci soldati, fu ricacciato oltre il Casale di Vietri, verso Salerno, e mai più osò profanare il suolo cavese.

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