Tu sei qui: CronacaVertenza "Di Mauro", la città marcia compatta
Inserito da (admin), lunedì 23 maggio 2005 00:00:00
E' stata una gran bella giornata di protesta, di lotta e di solidarietà, quella di venerdì scorso. Fianco a fianco dipendenti della "Emilio Di Mauro", operai ed impiegati, sindacati, studenti, ultras della Curva Sud, intere famiglie ed esponenti politici cittadini, provinciali e regionali di tutti gli schieramenti. Tutti uniti per dire no alla chiusura delle "Arti Grafiche", alla perdita di altri posti di lavoro, al disinteresse, alle false promesse. In testa al corteo (vedi la photogallery) il dramma di oggi, con gli operai che hanno perso il posto di lavoro; in coda, invece, la speranza per il futuro, con i giovani studenti degli Istituti superiori della città. Puntuali alle ore 9, tutti si sono ritrovati davanti allo stabilimento di via XXV Luglio, armati di fischietti, bandiere e striscioni. Diverse fabbriche cittadine hanno chiuso i battenti, altre hanno mandato una delegazione, molti sono arrivati anche da fuori città, dall'Agro nocerino-sarnese, da Salerno e da Pompei, dove si vive un'analoga crisi occupazionale alla Aticarta. Dopo una quindicina di minuti il lungo serpentone è iniziato a snodarsi verso Piazza San Francesco. Circa 1.500 persone secondo la Polizia, oltre 2.000 per gli organizzatori, hanno percorso la Statale 18, mentre i Vigili urbani provvedevano a dirottare il traffico su strade alternative. Nessun momento di tensione, nessuno si è lamentato, c'è stata una generale condivisione per quello che è il problema numero uno: il lavoro. Davanti a tutti gli operai della "Di Mauro", che hanno gridato la loro rabbia e la loro speranza. Subito dietro gli assessori, con il sindaco Alfredo Messina in testa, consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione, dall'ex sindaco Raffaele Fiorillo al più accreditato candidato della sinistra alla carica di primo cittadino, Luigi Gravagnuolo. A rappresentare l'Amministrazione provinciale, il vice-presidente Achille Mughini e l'assessore al Lavoro, Massimo Cariello. Presenti anche i consiglieri regionali Gerardo Rosania ed Ugo Carpinelli, oltre ai vertici delle organizzazioni sindacali provinciali di Cgil, Cisl, Uil, Cisal, Ugl. A sfilare anche una rappresentanza del movimento no global, con i "disobbedienti" Francesco Caruso e don Vitaliano Della Sala, che però non hanno resistito fino alla conclusione della manifestazione, tenutasi in Piazza Abbro alle ore 12.20. E' stata una marcia animata soprattutto dai giovani, che a bordo di un pulmino, attrezzato con un impianto audio, hanno diffuso musica e slogan. Altri ragazzi, al seguito dei "disobbedienti" napoletani, hanno invece percorso il tragitto suonando strumenti a percussione. Da Piazza San Francesco il lungo corteo ha imboccato il corso porticato, per raggiungere il centro della città, dove anche i commercianti hanno abbassato le saracinesche in segno di solidarietà. Uno dietro l'altro, si sono succeduti gli striscioni dei pensionati, dei lavoratori delle comunicazioni, della Cartiera di Pompei, una rappresentanza della Manifattura Tabacchi di Cava, le Officine Grafiche Di Mauro, la Imag, la Ceramica Cevi, la M.G. Industriale, gli operai della Medea, i giovani comunisti e gli ultras Curva Sud della Cavese. In coda le auto della Polizia.
Gli interventi sul palco in Piazza Abbro
Due le preoccupazioni: il lavoro e l'abbandono. Lo ha detto chiaramente, sul palco di Piazza Abbro, Anna Di Marino, rappresentante degli operai della Di Mauro: «Che questa giornata non diventi l'estremo saluto alla perdita dei nostri posti di lavoro. Aiutateci, stateci vicino». Luigi Gravagnuolo: «Registriamo un deficit nella classe imprenditoriale, che non sa stare al passo con i tempi. Ma ci sono anche responsabilità della politica, che non ha saputo attuare quegli strumenti necessari allo sviluppo locale». Gli studenti: «Noi siamo qui perché abbiamo i nostri padri che vivono questo dramma e vogliamo affermare anche il nostro diritto nel futuro e nel lavoro». Raffaele Fiorillo: «Cava deve decidere cosa vuole fare da grande e le strategie da adottare per raggiungere l'obiettivo». I "disobbedienti" Francesco Caruso e don Vitaliano Della Sala: «Il peggio della globalizzazione dei mercati si combatte anche e soprattutto con questi frammenti di lotta. La partecipazione democratica alla protesta è alla base del cambiamento». Massimo Cariello, assessore provinciale al Lavoro: «Cava ha risposto alla grande. Ora si aspetta l'impegno delle istituzioni, noi faremo la nostra parte». Giovanni Carleo, assessore comunale alle Attività produttive: «Siamo in prima linea. Abbiamo dato immediatamente il nostro sostegno concreto e ci stiamo attivando in tutte le sedi». Renato Vigilante della Cgil: «Abbiamo vissuto una memorabile giornata di mobilitazione democratica». Domenico Cascone della Uil: «Adesso la priorità è attivare gli ammortizzatori sociali ed il Tribunale non perda tempo». Luigi Di Domenico della Cisal: «La Di Mauro si salva solo recuperando la sua leadership nel settore attraverso l'impegno delle istituzioni». Il sindaco Messina: «Il pericolo è la strumentalizzazione di una situazione di disagio. La crisi della Di Mauro è un problema di tutta la città. Siamo impegnati a trovare le soluzioni giuste anche per evitare altri drammi occupazionali». Conclusione affidata a Franco Tavella della Cgil: «Chiediamo con fermezza un intervento del Governo. Bisogna organizzare una conferenza permanente dei sindaci sull'occupazione».
Fondo di soccorso bipartisan
Un fondo di solidarietà per far fronte alla grave crisi occupazionale che ha investito la città. Si sono trovati per una volta d'accordo maggioranza ed opposizione, che nella Commissione Controllo e Garanzia hanno approvato la realizzazione di un apposto capitolo di bilancio, dove far confluire le risorse economiche da attivare nei momenti di emergenza. «E' un'iniziativa alla quale deve partecipare tutta la città, oltre che enti e privati. Come Amministrazione faremo la nostra parte», ha dichiarato l'assessore al Bilancio, Alfonso Laudato. Un impegno importante, necessitato dalla situazione assolutamente difficile.
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