Tu sei qui: CronacaValzer di parroci: i fedeli s'infuriano
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 4 settembre 2001 00:00:00
La scelta è fatta, è stata annunciata nella messa domenicale e non mancano le polemiche. Tra un mese, nei primi giorni di ottobre, Don Eugenio Gargiulo, parroco di Dragonea, si ritira e lascia la sua parrocchia; il suo vice, il giovane don Francesco Distasi, costretto a lasciare anch'egli la comunità ed a trasferirsi alla parrocchia della frazione metelliana Corpo di Cava, dalla quale partirà l'attuale parroco, don Vincenzo Citarella, trasferito a Dragonea. Un valzer che ha sortito un solo grande effetto: scontentare tutti. In particolare, i giovani di Dragonea proprio non ne vogliono sapere di lasciar partire don Francesco, con il quale hanno un rapporto speciale. Le parrocchie fanno parte della diocesi dell'Abbazia Benedettina SS. Trinità di Cava de' Tirreni, retta dall'abate Benedetto Maria Chianetta. La querelle ha origine diversi mesi fa, quando don Eugenio Gargiulo espresse il desiderio di ritirarsi dalla guida della parrocchia di San Pietro e Paolo per ritornare a fare il monaco cenobita ed essere preside dei licei dell'Abbazia. La sua decisione ha posto all'abate Chianetta il dilemma della sostituzione, una scelta difficile aggravata dalla scarsità di alternative per via della carenza di vocazioni che sta colpendo soprattutto la diocesi della Badia. Ma quella che sembrava la più naturale, promuovere al rango di parroco il giovane aiutante don Francesco, non è stata attuata ed ha provocato una netta rottura tra gli abitanti delle due frazioni. La comunità di Dragonea, circa 1700 anime, si è spaccata: da una parte i giovani, dall'altra i fedeli di don Eugenio. Nella messa di domenica, don Francesco Distasi ha annunciato che il sette ottobre prossimo lascerà la parrocchia. La decisione ha suscitato le proteste dei giovani vietresi di Dragonea e Iaconti, che accusano don Eugenio Gargiulo di non aver fatto in modo che restasse; anzi, denunciano che già qualche anno fa dovettero attuare una levata di scudi in suo favore, perché sulla via dell'esilio dopo che i rapporti tra parroco e vice, pare, si fossero deteriorati.
Don Francesco, un giovane non ancora trentenne, è riuscito a fare breccia nei giovani locali, con loro divide il tempo libero, si ritrovano spesso davanti al "Crocifisso", punto d'incontro dei ragazzi. Un rapporto che non si è fermato alla dottrina cristiana, ma con loro passa le serate, magari in pizzeria, qualche volta, confessano i ragazzi, anche in discoteca. Una sintonia che, però, ha prodotto l'avvicinamento dei giovani alla parrocchia, le sue messe sono frequentate e per lui si sono mossi, sono andati in delegazione dall'Abate Chianetta, per convincerlo a lasciarlo al suo posto. Per tutta risposta sono stati invitati a parlare con don Eugenio, irremovibile, con il quale non c'è stato nulla da fare. Scoraggiati ed amareggiati, hanno preso una decisione: «Se proprio non è possibile mantenere qui don Francesco - dicono - allora vorrà dire che noi non frequenteremo più la chiesa e chi ha preso questa decisione se ne assumerà la responsabilità». Anche al Corpo di Cava la situazione non è da meno: lo scorso ferragosto, in occasione dei festeggiamenti in onore dell'Assunzione di Maria Vergine, patrona della parrocchia, la rituale processione vide la protesta silenziosa delle comunità religiose del borgo, che sfilarono in tono dimesso e senza i paramenti ed i costumi delle diverse confraternite ed associazioni. Anche loro non vedono di buon occhio il trasferimento di don Vincenzo Citarella, parroco pro tempore ed amministratore parrocchiale, da circa quattro anni alla Badia. La comunità non digerisce più di essere la cenerentola della diocesi, dove i parroci non riescono ad essere in pianta stabile. Nulla contro il giovane don Francesco Distasi, prossimo parroco della parrocchia di Corpo di Cava - giurano alla Badia - ma molti avrebbero preferito la soluzione che sembrava la più razionale, senza sconvolgere le due comunità religiose. Alla fine il risultato potrebbe essere un diffuso disinteresse verso le due parrocchie.
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