Tu sei qui: CronacaUsura, nel giro anche insospettabili
Inserito da (admin), giovedì 20 luglio 2006 00:00:00
Almeno una decina i complici di Nitti e Coda, i presunti usurai arrestati l'altro ieri dai Carabinieri. Sarebbero esponenti della criminalità organizzata che nel giro dell'usura reinvestirebbero i lauti proventi delle loro attività illecite: dallo spaccio di droga alle estorsioni. Di questo sono convinti i Carabinieri del Comando provinciale, che dall'estate del 2005 sono sulle tracce dei componenti di quello che definiscono un «gruppo consolidato di malavitosi», impegnati nel settore dello "strozzo" tra la Valle dell'Irno, Cava e l'Agro nocerino.
Dopo il duplice arresto di Antonio Nitti, detto don Antonio, 58enne originario di Nocera Inferiore, ma residente a Pozzuoli, e del cavese 53enne Saverio Coda, noto agli investigatori come il "riscossore" per conto di don Antonio, l'inchiesta sull'usura sembra tutt'altro che chiusa. I due ordini di custodia cautelare, firmati dal Gip Anita Mele su richiesta del pm Guglielmotti, giungono dopo l'arresto nel febbraio scorso di Massimo Novaldi e Mario Passamano, smascherati grazie all'aiuto di una loro vittima e della moglie, disposti a collaborare per far cadere il velo di omertà e connivenza con un fenomeno che anche nella valle metelliana sembra essere in aumento. È da qui che i militari sono partiti per arrivare a Coda, oggi agli arresti domiciliari, ed a Nitti.
Ad incastrare i due una serie di intercettazioni ambientali come quella del marzo scorso, quando Coda incontra una delle vittime e chiede la somma di 17mila euro. Le conferme arrivano dalla stessa vittima, rintracciata grazie all'aiuto della moglie, ed interrogata. Il giro è molto vasto. Secondo gli inquirenti, l'organizzazione manterrebbe sotto strozzinaggio gli operatori commerciali con attività tra Mercato San Severino e Nocera Inferiore. A quanto si apprende, nel mirino degli investigatori non ci sarebbero solo persone legate alla criminalità organizzata. Tra i complici figurerebbero anche gli insospettabili: spesso anche loro imprenditori, i cosiddetti "amici degli amici", che svolgerebbero il ruolo di "gancio". I classici mediatori, che nel momento di difficoltà o crisi si fanno avanti per indicare il nome di un amico: qualcuno che ha disponibilità economica e che può prestare somme più alte delle banche senza chiedere garanzie.
Le stesse persone non si farebbero scrupoli a ritornare in scena in caso di mancato pagamento per lanciare violente minacce. «O paghi o ti spari»: era l'avvertimento più usato dagli strozzini in caso di mancato pagamento. Eppure, secondo l'impianto accusatorio, lo scopo dell'organizzazione non era solo quello di ottenere la restituzione del prestito maggiorato di interesse (si parla di 2600 euro mensili). L'accusa sostiene che in molti casi le somme di denaro non bastavano e si puntava al controllo delle attività commerciali messe sotto "strozzo". Per fare questo utilizzavano diversi mezzi illeciti. Tra questi, risulterebbe anche un giro di assegni falsi ed a vuoto.
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