Tu sei qui: CronacaUna testimonianza diretta... dall'apocalisse
Inserito da Lello Pisapia (admin), martedì 11 settembre 2001 00:00:00
No, non ce la sentiamo proprio di esprimere un commento. Del resto, si è già detto tutto ed il contrario di tutto; già tante ipotesi sono state formulate e tante prospettive ipotizzate; per tanti giorni ancora sentiremo questo o quel "dotto" pronto a spiegarci il perché, le motivazioni psicologiche, le segrete rivendicazioni alla base di tanta follia. Ed allora noi preferiamo restare in silenzio, anche per rispetto nei confronti delle migliaia di vittime e di tutti coloro che, direttamente o indirettamente, sono rimasti coinvolti in una tragedia dalle cifre e dai contorni ancora indefiniti. Abbiamo deciso, però, di pubblicare una terribile testimonianza, giunta in redazione via posta elettronica alle 17.00 di martedì 11 settembre, a meno di due ore, cioè, dall'inizio degli attacchi terroristici. Certo, ci sono notizie ed indicazioni che poi tutti i giornali ed i telegiornali hanno ripreso, ma nessuno mai potrà riportare l'emozione, la preoccupazione ed il terrore di chi ha vissuto la vicenda non da semplice spettatore. Ed allora, lasciamo spazio alle parole del nostro amico Paolo...
LA TESTIMONIANZA DI PAOLO
"I pompieri hanno rinunciato a cercare di combattere le fiamme: questo dice già molto. Nelle due torri lavorano oltre 50000 persone. Quando il primo aereo ha colpito la prima, la seconda NON e' stata evacuata per evitare di avere i lavori di soccorso intralciati da 25000 persone. Questo significa che solo chi stava ai piani inferiori è (forse) riuscito ad evacuare. Adesso le torri sono crollate: è devastante.
Mia moglie lavora a Manhattan e stanno evacuando tutti gli uffici. Lei sta cercando di attraversare il fiume con un traghettino. Spero ce la faccia, se no non so dove potrà andare. A casa no, perché è proprio vicino alle torri. Aspetto sue notizie in qualche modo. Se non chiama la raggiungo (provo) dove so che sta cercando di andare. Manhattan si sta svuotando: è il caos nelle strade, anche perché tutti i ponti ed i tunnel per uscire dalla città sono chiusi e quindi l'unica cosa che si può fare è andare a nord. I telefoni sono saltati e non c'è modo di comunicare. Anche i cellulari sono bloccati.
Altri attacchi sono in corso in altri punti del paese. Jet militari volano sulla città. Aereoporti chiusi, voli in arrivo in USA tutti dirottati in Canada o Messico. L'Air Force One con Bush è in volo, scortato da jet militari, dalla Florida ad una località segreta.
Auto bomba al Dipartimento di Stato a Washington, altro aereo caduto sul Pentagono, fortunatamente ha colpito il parcheggio prima dell'edificio, ma ci sono morti ugualmente. Un incendio è riportato al Congresso.
Voi non avete idea della furia di questo attacco e della furia della reazione che seguirà. Qua ci sarà una guerra vera e propria. A Washington sembra che la situazione sia più tranquilla, ma non ho altre notizie. Ci sentiamo dopo".
Nella serata di mercoledì 12 settembre è giunto in redazione il secondo messaggio da parte dell'amico Paolo. Leggiamolo insieme...
"Ieri sera io e mia moglie siamo rimasti a dormire da amici in New Jersey, lontano da Manhattan. Questa mattina, dopo circa 4 ore d'auto, siamo tornati a casa. La situazione è folle e le emozioni che si vivono sono pazzesche. Scrivo anche perché è un modo per sfogarsi, non lo nascondo. Arrivati a Manhattan da Harlem, la prima cosa che colpisce è che sembra di essere in un paese di provincia la mattina dopo natale: il deserto, tutto chiuso, niente auto, poche persone per strada. Continuiamo verso sud, verso casa nostra (viviamo sulla 10ma strada, al di sotto del blocco per consentire ai soccorsi di andare alle torri). La 5a strada, la via Roma di NY, con pochissime auto e tutti i negozi chiusi, è una strada dritta, al cui fondo svettavano le 2 torri. Adesso c'è una colonna di fumo: io e Tatiana proviamo una sensazione fisica di sgomento, un colpo allo stomaco. Arrivati alla 14ma, dobbiamo parcheggiare: si può solo camminare verso sud. Vediamo, per la prima volta da quando siamo in USA, mezzi militari in giro: camion con enormi bulldozer per smuovere le macerie, autobotti col carburante, jeep hammer, camion per truppe. Camminiamo verso casa e le strade sono deserte; la gente è stranita e non parla, si guarda per terra. Turisti comprano cartoline di NY con le due torri ancora in piedi; giornali esauriti e comunque non consegnati sotto la 36ma strada. Le torri non ci sono - le torri non ci sono: è incredibile. Il vuoto fisico, in volume, spazio, che lasciano è enorme. Siamo tutti straniti e ce ne renderemo conto solo tra settimane che è successo qualcosa di incredibile. E poi tutti quei morti... saranno molte migliaia, più che a Pearl Harbor, più che nello sbarco in Normandia. Non ci si crede. Compriamo cibo, ma latte, pane e acqua non ci sono più; frutta e verdura solo in scatola.
Finalmente a casa. Cnn subito e apprendiamo che hanno già identificato un paio di terroristi degli Emirati Arabi Uniti. Il generale Schwarzkopf suggerisce di dare un ultimatum di 48 ore ai paesi arabi che ospitano Bin Laden, affinché lo consegnino agli Usa, se no è guerra. Vedremo che capita. Stanno procedendo molto in fretta con le indagini, ma (speriamo) coi piedi di piombo.... non sembra stiano traendo conclusioni, per ora. Più persone ci chiedono notizie di amici e conoscenti qua a NY. Non sappiamo, nessuno sa. Non c'è modo di sapere, per ora, ma su www.foxnews.com c'è un elenco dei numeri utili, anche per parenti e amici che vogliono notizie. Potete provare a chiamare direttamente. Altre domande: i soccorsi sono stati molto tempestivi. Adesso che le fiamme sono quasi domate, si stanno estraendo i (pochi) superstiti dalle macerie. Cosa si può fare? Nulla, solo pregare. Cosa faremo oggi? Andiamo a donare il sangue e vediamo se hanno bisogno di volontari da qualche parte (ospedali, rifugi, altro). Grazie per l'enorme numero di e-mail di solidarietà che avete mandato".
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