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Cronaca

Ultras, le mamme scendono in campo

Inserito da (admin), mercoledì 6 febbraio 2008 00:00:00

Le mamme degli ultras chiamano, Gravagnuolo risponde. Il clamore suscitato dagli episodi al "Bentegodi" di Verona non si attenua. Le mamme degli ultras incriminati e di tanti tifosi pestati e maltrattati chiedono chiarezza e giustizia. E si rivolgono al sindaco. «Sappiamo - così una di esse - che è sempre stato vicino ai giovani, ha voluto nei momenti difficili essere tra loro nelle Curve. Gli chiediamo che faccia chiarezza, vogliamo conoscere la verità: Cava, le nostre famiglie meritano rispetto». Già nella giornata di lunedì Elvira D'Amore aveva levato la sua voce in difesa dei giovani che a Verona erano incappati nelle brutte storie riportate da tutti i giornali. «Le versioni sono differenti - dice - occorrerebbe, prima di gettare la croce su questi giovani, far emergere la verità».

Al grido di appello delle mamme, dei giovani e della città, Gravagnuolo non si è sottratto. Lunedì, a quanti gli consigliavano di lasciare a se stessi i giovani, aveva replicato: «Sarebbe un gravissimo errore gettare la spugna. Io non lo farò, continuerò, pur nella chiarezza delle posizioni, a dialogare con gli ultras. Sarò lieto di ricevere le loro mamme, insieme potremmo individuare un percorso comune di azione e di sostegno». Nei prossimi giorni la segreteria del sindaco organizzerà l'incontro a Palazzo di Città. I fatti di Verona potrebbero acuire quel clima, superato nei mesi scorsi, di ostilità con tutto ciò che rappresentava lo Stato, in particolare le Forze dell'Ordine. Di qui la necessità di creare le condizioni per la ripresa del dialogo con i giovani.

Due incontri casalinghi consecutivi potrebbero rappresentare un serio pericolo. «Chiediamo che si tuteli il nome delle nostre famiglie, dei nostri figli e della città. La domenica al "Bentegodi" di Verona occorre archiviarla, ma solo dopo che sia stata fatta giustizia e sia emersa la verità», spiega una mamma. «Non possiamo fermarci in questo processo di crescita, sarebbe un suicidio. Tutti insieme per la città e per lo sport vero», conclude Gravagnuolo.

«Non rovinate l'immagine della città»
Una presa di posizione coraggiosa da parte della società e del sindaco: un incontro con i vertici della Polizia e delle autorità istituzionali per far rispettare le regole, difendere i tifosi pacifici e l'immagine della città. Il messaggio è stato lanciato dagli stessi supporter della Cavese dalle pagine on line di siti dedicati al tifo biancoblù. In queste ore una serie di testimonianze e conseguenti appelli alla mobilitazione circolano nei forum dedicati alla squadra del cuore. E non mancano le provocazioni: «Siamo pronti a fermarci, a rinunciare alle nostre domeniche di calcio, se i nostri appelli non vengono ascoltati».

A finire sul banco degli imputati, secondo i tifosi della Cavese, non devono essere soltanto gli ultras, ma l'intero sistema, che prevede delle regole che non vengono rispettate, o meglio, non in maniera uniforme ed egualitaria. «Per favore, aiutateci a fare un minimo di chiarezza. Non abbiate timore di esporvi per paura di smascherare un sistema che fa acqua da tutte le parti, non abbiate timore di aiutare a far capire alla gente che quando succedono simili incidenti non è solo colpa dei ragazzi - dice un 45enne presente domenica pomeriggio allo stadio "Bentegodi" - Vorrei capire perché i biglietti si comprano con il sistema TicketOne fino alle 19 del sabato, ma solo per il settore ospiti. Domenica molti cavesi li hanno acquistati allo stadio di Verona senza presentare il documento. Se è così, vuol dire che si usano due pesi e due misure. In un settore la Polizia è stata esageratamente ligia al dovere e fiscale oltre ogni limite, mentre a 50 metri, in altri settori, si poteva entrare senza documenti tranquillamente e magari portando bottigliette ed altro senza nemmeno essere perquisiti».

A fargli eco molti altri tifosi, adulti, padri di famiglie: «Siamo gente pacifica, che possono dire la verità ed aiutare a far trionfare la giustizia una volta tanto». A quanto si apprende dal loro racconto, domenica pomeriggio allo stadio non c'erano solo i cosiddetti violenti, ma erano presenti molte famiglie e persone adulte, addirittura qualche anziano, che hanno assistiti inermi ad una situazione che a poco a poco è degenerata e che poteva causare una tragedia. Da qui la richiesta di difendere la parte sana del tifo.

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