Tu sei qui: CronacaTts, lavoratori in rivolta
Inserito da (admin), lunedì 18 febbraio 2008 00:00:00
Potrebbe esserci un tentativo di speculazione sulla pelle dei dipendenti della Tts srl, Cartiera del Tirreno, dietro il passaggio di proprietà dello stabilimento facente capo alla multinazionale lucchese Kartogroup spa, che fino a poco tempo fa era dato per certo e che ora si è arenato. Questa la denuncia del sindacato Uilcom e dei lavoratori, che da gennaio non percepiscono più nemmeno il sussidio della cassa integrazione. «Perché la proprietà non ha voluto nemmeno conoscere eventuali offerte di altri imprenditori, anche del Salernitano, che nei mesi scorsi sono venuti a visionare lo stabilimento? - accusa Domenico Cascone, segretario regionale Uilcom - Perché dopo circa un anno di incontri con l'unico imprenditore con il quale è stata avviata una trattativa, non si è ancora concluso nulla?». Interrogativi ai quali chiedono immediatamente risposte.
«Insieme all'Amministrazione comunale - aggiunge Cascone - abbiamo chiesto la convocazione urgente in Prefettura dell'amministratore delegato Paolo Fraschetti, perché siamo stanchi di essere presi in giro». Nervi tesi e preoccupazione all'assemblea generale di sabato mattina. Si teme che il vero piano dei vertici aziendali sia quello di ripulire i depositi, piazzare i macchinari all'estero (si parla anche dell'India) e mettere sul mercato l'immobile dal valore di circa 10 milioni di euro. «Fino a quando non ci daranno garanzie sul nostro futuro - avvertono i dipendenti - di qui non ci muoveremo, né permetteremo che vengano prelevati prodotti o macchinari».
Non mancano neppure dubbi sulla reale portata della crisi che ha portato alla chiusura della fabbrica. «Questa azienda ha prodotto 17 milioni di fatturato nel 2006, ma stranamente è in perdita, nonostante le commesse non mancassero - denuncia Cascone - non vorrei che questo deficit sia stato indotto attraverso meccanismi contabili tra la Kartogroup, che è la fornitrice delle materie prime, e la finanziaria che gestisce questa fabbrica. E non dimentichiamo il finanziamento di 3 milioni di euro del Patto Territoriale. Chi deve rispondere dello sperpero di risorse pubbliche?».
A subirne le conseguenze, per il momento, solo i dipendenti, che nel corso degli anni hanno lavorato sottodimensionati ed hanno pagato anche un tributo di sangue, quando alla fine degli anni '90 due operai persero la vita schiacciati da una bobina di cellulosa. «In questi anni, quando c'è stato chiesto di fare sacrifici, non ci siamo mai tirati indietro - accusano i dipendenti - Abbiamo considerato questa azienda come una famiglia, accettato di lavorare sottodimensionati, in part-time, prepensionamenti, con la cassa integrazione percepiamo intorno ai 1.100 euro al mese». Solidale l'Amministrazione comunale. «Oltre la solidarietà - afferma Antonio Armenante, assessore al Lavoro - e la vicinanza in questi mesi, chiediamo alla proprietà un comportamento onesto e leale ed immediati chiarimenti su quali siano le reali intenzioni e problematiche, affinché si concluda positivamente la trattativa in atto».
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