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Cronaca

Sgozzò il marito, condannata a 16 anni

Inserito da La Redazione (admin), martedì 22 febbraio 2011 00:00:00

Condannata a 16 anni di reclusione Lucia Vitale, la donna che nell’agosto del 2008 sgozzò il marito, Giovanni Di Marino, con una roncola nella cucina della loro casa, sita nella frazione Sant’Arcangelo. La sentenza è giunta ieri dalla Corte d’Assise d’Appello di Salerno. I giudici, pur riconoscendole la capacità di intendere e di volere, hanno respinto la condanna all’ergastolo avanzata dal procuratore generale Mariano Musella De Luca.

La Corte d’Assise d’Appello, pur ravvisando circostanze attenuanti generiche equivalenti alle circostanze aggravanti, ha previsto una pena di 2 anni superiore rispetto a quella inflitta alla Vitale in primo grado, allorquando le fu attribuita la semi-infermità mentale, con una condanna a 14 anni. La sentenza ha rammaricato profondamente l’avv. Ugo Della Monica, legale della famiglia Di Marino, che, non vedendo accolta la richiesta del massimo della pena, ha palesato l’intenzione di ricorrere in Cassazione.

Ricordiamo che nell’agosto 2008 Lucia Vitale uccise il marito, Giovanni Di Marino, mentre stava facendo colazione, colpendolo alla gola con una roncola a lama lunga e ricurva, uno strumento normalmente utilizzato per potare gli alberi, per poi tornarsene nel letto, dove cadde in un sonno profondo, causato da un pesante mix di farmaci che aveva ingerito. A scoprire l’assassinio fu poi il padre della vittima.

In primo grado, nell’ottobre 2009, la donna fu condannata dal giudice Elisabetta Boccassini, al termine di un processo celebratosi con il rito abbreviato, a 14 anni di reclusione, con i primi 3 anni da scontare in un ospedale psichiatrico, dato il riconoscimento della semi-infermità mentale.

Ieri, invece, dopo la perizia stilata da Maurizio Marasco e Stefania Zenobi, docenti dell’Università “La Sapienza” di Roma, circa la capacità d’intendere e di volere della donna al momento dell’omicidio, la vicenda ha subito un'evoluzione. Entrambi hanno, infatti, ravvisato aspetti come immaturità, aggressività ed impulsività nella personalità della donna, dichiarando pertanto l’assenza di alcuna malattia al momento del folle gesto.

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