Tu sei qui: CronacaSangue ed orrore nella galleria di Rufoli
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 27 novembre 2001 00:00:00
«Appena hanno superato quella curva a gomito, davanti ai loro occhi è calato il buio. Hanno perso conoscenza ed ora ricordano solo qualche frammento». La sorella di Fortunato Sorrentino, uno dei tre giovani rimasti coinvolti nel terribile incidente di sabato notte sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, in prossimità della galleria Rufoli, è ancora incredula. Come lei, anche il resto della sua famiglia. Non potevano immaginare che per il loro ragazzo quella serata in compagnia dei suoi più cari amici potesse finire in tragedia. Ed invece il suo compagno di infanzia, Gennaro Petrosino, 22 anni, geometra, lotta tra la vita e la morte in una stanza della rianimazione dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania. I medici confidano nella sua forte fibra. Lui era seduto accanto a Fortunato, alla guida della Lancia Dedra. Durante la carambola, prima che l'auto si schiantasse contro il guardrail, ha sbattuto più volte la testa, riportando un trauma cranico e toracico.
Le testimonianze
È andata meglio a Fortunato e Giovanna Senatore. La loro cartella clinica parlerebbe di 7 giorni di guarigione, ma i medici del San Leonardo, dove sono ricoverati, hanno deciso di mantenerli ancora sotto osservazione. Anche loro, come Gennaro, per parecchio tempo sono rimasti privi di conoscenza. Sono riusciti, però, a fornire la loro testimonianza alla polizia. Ma dopo una prima deposizione hanno ritrattato. Troppe zone d'ombra nella loro mente, troppo buchi per essere sicuri di quello che hanno visto al chilometro 2 dell'A3. «Dopo l'urto sono svenuti - racconta la sorella di Fortunato - I loro ricordi sono così confusi che hanno cambiato più volte la loro deposizione. Noi non abbiamo dato certo peso alla dinamica dell'incidente. La nostra unica preoccupazione è che stiano bene: Gennaro deve cavarsela». I tre ragazzi sono amici dall'infanzia. Gennaro è cresciuto nella frazione di Pregiato, sotto l'ala protettrice di papà Aniello, benzinaio. Fortunato, solo un anno più grande, è di Passiano, con il papà Vincenzo impiegato nella pubblica amministrazione. Hanno frequentato insieme l'istituto per geometri e dopo la maturità hanno proseguito gli studi, seguendo alcuni corsi e avviandosi ai primi lavoretti. E poi Giovanna, la compagna da sempre, nessuna implicazione sentimentale, ma una fraterna amicizia. Anche sabato scorso erano usciti insieme, come ogni sabato. Dopo un primo giro al corso avevano deciso di continuare la serata al bowling di Pontecagnano. Sono saliti sulla Lancia Dedra di Gennaro e hanno raggiunto il locale salernitano. Hanno fatto una partita, sfidandosi fino all'ultimo colpo. Poi, intorno all'una, hanno pensato di rincasare. Gennaro avrebbe chiesto a Fortunato di guidare. «Ho un terribile mal di testa. Che fai guidi tu?», avrebbe detto all'amico. E sono partiti. Dopo pochi chilometri li attendeva l'inferno. Su quello stesso tratto di strada della corsia nord che porta a Salerno un altro giovane, Domenico Alfieri, aveva perso la vita. Forse non hanno fatto in tempo ad accorgersi della fila di auto, incolonnate dietro il camion che ha trascinato il corpo del giovane, e si sono schiantati.
PER GENNARO SI TROVA POSTO SOLO A VALLO
L'odissea di Gennaro Petrosino, il 22enne ancora in prognosi riservata al reparto di rianimazione dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania, si tinge di un'ulteriore macchia: la carenza cronica di posti letto nelle strutture ospedaliere della provincia. Così la tragedia di sabato notte è stata resa, se possibile, ancora più gravosa per i parenti delle vittime dalla straziante corsa contro il tempo in cerca di un posto disponibile in rianimazione. E dall'incubo di fare troppo tardi. «Ci hanno detto che i soccorsi sono arrivati subito - raccontano i familiari dei tre giovani - Nel giro di pochi minuti sono stati trasferiti al San Leonardo, ma per Gennaro non c'erano posti».
Il calvario
Gennaro aveva bisogno di maggiori cure: un duplice trauma cranico e toracico rendeva necessario il ricovero in un reparto di terapia intensiva. Al San Leonardo, però, era tutto al completo. È iniziato, così, un rapido giro di telefonate, coordinato dalla centrale del 118 che fornisce tutte le indicazioni circa le disponibilità dei posti letto in provincia. L'unico posto disponibile era a Vallo della Lucania, presso l'ospedale San Luca. Dal telefono la notizia è giunta alla famiglia Petrosino. «Non si preoccupi, suo figlio non è grave - avrebbero riferito gli operatori per non allarmare i familiari - Ha avuto un incidente, ora è al pronto soccorso». Il tempo di riagganciare e papà Aniello era già in auto per raggiungere Salerno, ma la sua corsa non era finita. Nel frattempo i medici dell'azienda ospedaliera avevano predisposto il suo trasferimento a Vallo. Un elicottero era pronto per decollare. Gennaro, ancora privo di conoscenza, ha proseguito la sua battaglia per la vita. Alle prime luci del giorno di domenica finalmente ha iniziato la terapia nel reparto di rianimazione. Fuori, nella sala di attesa, c'erano i parenti in attesa di notizie più confortanti. «Saperlo così lontano - dice la sorella di Fortunato - non è certo più rassicurante. Questa mattina anche i miei genitori sono andati fino a Vallo per avere sue notizie». Le condizioni del giovane restano pressoché le stesse ed i medici, infatti, non hanno ancora sciolto la prognosi. A preoccupare di più è il duplice trauma cranico e toracico che lo costringe legato ad un tubicino per stimolare la respirazione. «Gennaro se la caverà - ne sono certi gli amici di Pregiato - Ha una grande forza di volontà e vincerà anche questa battaglia».
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