Tu sei qui: CronacaRenzi ‘Mattarella’ tutti: Berlusconi davvero fuori dai giochi?
Inserito da (admin), venerdì 30 gennaio 2015 14:38:32
Matteo Renzi è un personaggio che va osservato e criticato come ogni leader che si rispetti. Ha idee sui temi del lavoro e della giustizia molto simili a quelle di Silvio Berlusconi con cui, non a caso, è da oltre un anno in "profonda sintonia". Ora, nell'elezione del Presidente della Repubblica, con la candidatura di Sergio Mattarella, il Premier pare voler prendere le distanze dall'ex Cavaliere, almeno da un punto di vista politico. E non è un caso che B. minacci la fine del "Patto del Nazareno" non volendo condividere il metodo usato dal segretario Dem per scegliere il nuovo inquilino del Colle. Renzi ha una spregiudicatezza e un'intelligenza politica fuori dal normale: chi scrive non è un suo ammiratore* ma non può non prenderne atto. Se domattina Mattarella dovesse essere il nuovo Capo dello Stato, con ogni probabilità l'ex boy scout si sarebbe preso definitivamente l'Italia, compattando il PD e disperdendo le forze interne ed esterne che gli sono ostili.
Proviamo a fare ordine. Uno dei presupposti affinchè il Partito Democratico restasse unito era ed è l'elezione di un Presidente non scelto da Berlusconi: alla quarta votazione servirebbero 505 voti su 1009 disponibili e l'asse che unisce PD, SEL, fuori usciti M5S e altri "cani sciolti" vari si aggira intorno ai 580 voti. Suffragi che non sono abbastanza per evitare a priori il pericolo dell'imboscata ma che garantiscono un certo margine. Chi potrebbe, all'interno del PD, pensare di tradire Renzi nel segreto dell'urna? In realtà i Bersani, i Letta, i D'Alema, i Civati (persino Civati!) ne avrebbero di motivi per sabotare il segretario: se non altro perché nel giro di un anno si è preso partito e governo, salutando Letta con uno #staisereno. Molte truppe cammellate bersaniane, però, hanno già subito la metamorfosi renziana: gran parte degli eletti in Parlamento, seppur entrati con il beneplacito dell'ex leader del centrosinistra, gli hanno di fatto voltato le spalle. Che siano stati folgorati sulla via di Rignano sull'Arno o si siano mostrati quali beceri opportunisti, in questa sede, ha poco conto. I potenziali "dissidenti", quindi, sarebbero relativamente pochi e comunque non avrebbero modo di organizzarsi. Se facessero una manovra sabotatrice potrebbe fallire e Mattarella si troverebbe ugualmente eletto: ci sarebbe quanto meno da fare i conti, poi, ex post. Per questo è probabile che si adeguino, così da dimostrare all'elettorato "malpancista" del PD che Berlusconi non comanda più. Quel che resta di SEL, la cui consistenza numerica è limitata, ha espresso la volontà di votare qualsiasi candidato che non sia scelto dal leader di Forza Italia e gli ex M5S rischiano paradossalmente di diventare determinanti per la tenuta dell'esecutivo nei prossimi anni: ricordate lo "scouting" che voleva fare Bersani nel 2013?
Capitolo Berlusconi. L'ex Premier, come da tradizione, diventa conciliatore e governista nei momenti di difficoltà. La sua carriera politica è in fase calante da tempo, e se è durata così tanto è soprattutto per "merito" del centrosinistra. La sua ira è soprattutto legata all'orgoglio: non poter essere più sul tavolo a dare le carte è piuttosto difficile da digerire per una personalità egocentrica come la sua. Berlusconi, come è noto, è "sceso in campo" per un motivo ben preciso: tutelare i propri interessi e salvare le proprie aziende. Un obiettivo, questo, ottenuto in pieno e che probabilmente rientra anche nella trattativa del Nazareno. Non è un caso, infatti, che il cerchio magico dei Confalonieri e dei Gianni Letta gli graviti intorno, suggerendogli di ingoiare il rospo e andare avanti. Nell'ipotesi in cui decidesse di ribaltare il tavolo delle Riforme avrebbe soltanto da perderci: Forza Italia ha percentuali ridicole nei sondaggi rispetto al passato e dovrà consegnarsi a Salvini (il cui consenso potrebbe ancora crescere) per sopravvivere. Chi dovrebbe poi far cadere il governo: Alfano? Sebbene pare che B. gli abbia promesso la leadership del centrodestra, il Ministro dell'Interno sa benissimo che Nuovo Centrodestra esiste fin quando esiste questo governo. Perché far crollare tutto? Qualche alfaniano, poi, insieme ai dissidenti di Forza Italia guidati da Raffaele Fitto, potrebbe pensare di appoggiare la linea renziana e portare altra acqua al mulino di Mattarella.
Ultima nota per il Movimento 5 Stelle. In ossequio alle solite abitudini, sono state effettuate le votazioni online per la scelta dei candidati da esprimere: una linea nobile rispetto a quella dei partiti che garantisce maggiore trasparenza. Certo è che tutti, elettori compresi, paiono essere convinti della scarsa possibilità di incidere su questa elezione: non è un caso, infatti, che immediatamente dopo il nome di Ferdinando Imposimato, da tempo vicino al M5S, sia arrivato quello di Romano Prodi e, poco più indietro, quello di Pierluigi Bersani. Una parte degli attivisti, infatti, ha pensato che l'unica carta da giocare potesse essere quella di provare a far saltare il PD. E Renzi, che si sta dimostrando molto più scaltro di Bersani, l'ha capito in anticipo proponendo un nome come quello di Mattarella su cui nessuno dei suoi può porre veti. Il M5S, però, potrebbe tornare in corsa nel caso il quadro esposto venisse clamorosamente accantonato.
Le elezioni del Capo dello Stato generalmente riservano tante sorprese, quindi tutto il ragionamento di adesso è soggetto ad essere seccamente smentito. I detrattori di Matteo Renzi si godrebbero lo "spettacolo" e troverebbero una qualche ragione per provare a soffiargli la poltrona da Premier nel medio periodo. In caso contrario, con un Presidente della Repubblica apparentemente "innocuo" da un punto di vista mediatico, il vento in poppa dei primi timidi segnali di ripresa dell'economia ed una strategia da Prima Repubblica ma efficace, l'ex rottamatore avrebbe ancora una volta la strada spianata davanti a sé.
* PS: una dovuta precisazione. Chi scrive ha l'obbligo morale di far conoscere il suo pensiero politico, senza ipocrisia. Ciò, infatti, aiuta i lettori ad orientarsi: la storia del "giornalista terzo e imparziale" è la più grande illusione generalmente venduta dai media allineati.
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