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Cronaca

Rapina alle banche, al vaglio immagini e testimonianze

Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 7 marzo 2002 00:00:00

La prima verifica sui filmati che ritraggono almeno due dei rapinatori della Banca Popolare Emilia Romagna (nella foto in alto) è fissata per queste ore. Gli investigatori esamineranno il materiale finora raccolto (si tratta dei fotogrammi delle telecamere a circuito chiuso in funzione lunedì mattina nei locali dell'istituto di credito a Santa Lucia) per cercare di scoprire qualche elemento in più, nascosto dietro ai cappellini con visiera e gli occhiali a specchio usati dai due malviventi. La parola definitiva potrà dirla la consulenza richiesta alla Squadra Antirapina di Napoli. Attraverso sofisticati software, esperti di computer tentano di isolare particolari utili alla ricostruzione di un primo identikit. E così, le registrazioni dell'ultima settimana, acquisite per controllare qualche somiglianza con il bandito che lunedì mattina impugnava il temperino, le impronte digitali lasciate sull'Opel Blu, dove è stata rinchiusa la guardia giurata, la Fiat Escort modello Ghia utilizzata per la fuga sono le prove a disposizione degli agenti della Polizia locale.

I dipendenti della Popolare: «Parlavano con accento torrese»

In più i verbali dei testimoni: sono almeno sei le persone - il direttore, il vice ed i dipendenti della filiale - che hanno contribuito a far cadere i sospetti sulla banda di napoletani (forse cinque complici), che hanno riconosciuto la cadenza dialettale di quella voce che li ha minacciati per poi chiedere i contanti. Anche altri testimoni hanno riferito di un accento tipico dell'hinterland partenopeo, forse di Torre Annunziata. Ma l'elemento più inquietante su cui gli investigatori, guidati dal vicequestore Sebastiano Coppola, stanno lavorando è la loro perfetta conoscenza della zona e delle abitudini, come l'Opel (nella foto al centro) del vigilante ferma davanti all'ingresso. Particolari che, secondo gli inquirenti, dimostrerebbero la presenza di una talpa. Una rete di informatori, napoletani come i malviventi, ma frequentatori «abituali» della città. Insomma, ancora nessun volto o nome, ma una precisa pista investigativa.

Le testimonianze

Saranno riascoltate tutte le persone coinvolte come testimoni nelle indagini sulla rapina alla Banca Popolare dell'Emilia Romagna, compreso Vincenzo Ambrosano, la guardia giurata prima disarmata e poi tenuta sotto «sequestro» da due dei rapinatori. Superato lo choc delle prime ore, l'uomo dovrebbe ripetere ancora una volta la sua versione dei fatti. Gli inquirenti cercano, così, di carpire qualche altro indizio. Tra i testi sentiti ci sarebbe anche Gerardo Bartiromo, proprietario dell'omonimo panificio ed ex dirigente della Cavese. Secondo le prime testimonianze, il commerciante si sarebbe scontrato con uno dei complici impegnato nella fuga.

LE IPOTESI SULL'ALTRA RAPINA

Si costruiscono anche continue ipotesi sull'altra rapina, messa a segno solo qualche minuto più tardi alla Banca Arditi e Galati (nella foto in basso) in via Mazzini. Si cercano spiegazioni, ad esempio, sull'accento straniero dei rapinatori, che, nel chiedere i contanti, hanno lasciato un forte indizio sulla loro nazionalità. I dipendenti della filiale, nel corso delle loro testimonianze, avrebbero precisato che si trattava di un italiano forzato, ricco di inflessioni straniere. Al momento, la pista più accreditata porterebbe ad una banda di slavi. I Carabinieri della stazione locale, guidata dal comandante Giuseppe Recchimuzzi, non possono, però, contare sull'aiuto delle telecamere interne: i filmati ritraggono le due sagome con i volti coperti da passamontagna. Nessuna collaborazione sul versante dei testimoni, in quanto a quell'ora la strada era deserta. Qualcuno ricorda che, in quella stessa zona, sono state compiute altre tre rapine, tuttora irrisolte. Identico il copione adottato per svaligiare le casse dell'allora Banca Generoso Andria, ma ipotizzare possibili legami tra i diversi colpi appare un'ipotesi poco credibile.

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