Tu sei qui: CronacaPresi gli aggressori di Marco Senatore
Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 28 febbraio 2002 00:00:00
Ha una mascella fracassata Marco Senatore, il commerciante di 31 anni vittima, martedì sera, di una brutale aggressione in via Onofrio di Giordano (nella foto in alto). Non ha nessuna voglia di parlare e non solo perché le dolorose fratture al volto gli impediscono anche il più semplice movimento. Rinchiuso in una stanza del Cardarelli, dove è stato trasferito per essere sottoposto ad un intervento alla mandibola, ha solo voglia di dimenticare la brutta disavventura. Tutto era iniziato con una banale battuta lanciata ad uno sconosciuto alla guida della sua Clio, che lo aveva appena sfiorato. Qualche attimo dopo si è ritrovato una maschera di sangue. Quattro bulli sono tornati e gli hanno dato una lezione. Le indagini, coordinate dal vicequestore Sebastiano Coppola, hanno subito portato all'identificazione dei quattro aggressori, braccati dagli agenti della Polizia nella stessa serata. I giovani, tutti tra i 25 ed i 30 anni, sono stati ascoltati presso gli uffici del Commissariato cittadino. Ad uno a uno sono stati a lungo interrogati per scoprire il movente. Tutte le versioni raccolte confermano la stessa tesi: a provocare il violento alterco sarebbe stata una futile questione legata alla viabilità. Marco, vistosi sfiorato dall'auto a pochi passi dal marciapiede, avrebbe reagito con una ingenua battuta: «Ma dove vai». Quanto basta per provocare il raptus di violenza. Determinante per la ricostruzione dei fatti è stata la testimonianza di quanti hanno assistito alla scena. «Sono sconvolta da questa violenza. Ma è mai possibile - si chiede incredula Gabriella Di Domenico, residente della zona - che nessuno ha potuto fare niente per evitarlo? Non posso credere che ci sia tanta indifferenza».
Ma Marco non denuncia la banda di Pregiato
Erano in quattro e tutti di Pregiato: sono stati identificati ed ascoltati dagli investigatori. Uno di loro avrebbe litigato con Marco, mentre gli altri tre lo avrebbe accompagnato qualche minuto più tardi per il regolamento di conti. Arroganza e prepotenza i loro segni particolari. Le indagini non avranno altro sviluppo perché Marco Senatore, conosciuto da tutti come il classico bravo ragazzo, non ha sporto denuncia.
LE POLEMICHE
L'intero quartiere è sotto choc: volti scuri, sgomento, amarezza. Quelle terribili sequenze di violenza hanno scosso chi si riscopre del tutto inerme di fronte ad un'assurda aggressione. C'è chi ha paura, c'è chi ha scelto il silenzio, ma ci sono anche le polemiche, forti e puntuali. Come quelle che provengono dal mondo dell'associazionismo giovanile. Puntano l'indice contro vecchi cliché, che fanno di Cava un'isola felice, e più in generale si interrogano sulla mancanza di centri di aggregazione per giovani. «Isola felice? Di fronte alla brutalità di questi episodi - precisa Mimmo Laudato, presidente dell'Arci - preferisco parlare. Esprimo la mia solidarietà allo sfortunato ragazzo e mi auguro che le Forze dell'Ordine trovino al più presto i responsabili. Ma la repressione e gli agenti da soli non bastano: l'ondata crescente di violenza, registratasi in città, nasconde un vuoto culturale. E la carenza di istituzioni, come la famiglia, la scuola ed i centri di aggregazione, preposti a trasmettere dei valori, l'unica arma contro la cultura del bulletto». Opinione condivisa anche da Luca Palescandalo, vicepresidente del Forum per i giovani. «L'aumento di violenza e di episodi di aggressività urbana è senza dubbio da collegare ad una questione culturale. In particolare, al vuoto lasciato da vecchie forme di aggregazione, come poteva essere l'oratorio. Invito il Comune, insieme alle associazioni già operanti sul territorio, a fornire nuovi spazi ed occasioni di ritrovo per i ragazzi. Bisogna evitare che si rimanga in strada in attesa del battibecco». Analisi ribaltata per tempi e ruoli sull'altro versante, quello di Vincenzo Avagliano, membro del coordinamento dei giovani di Forza Italia: «È un fatto indubbiamente increscioso, che nasconde un perdita di ideali tra i giovani ed il vuoto lasciato dall'azione cattolica. Io sono, però, molto fiducioso nei giovani cavesi e nell'Amministrazione, che sarà capace di restituire Cava al suo antico splendore. In tal senso molto potranno fare i partiti, come scuola della futura classe dirigente, che vuol dire soprattutto rispetto dei diritti dei cittadini». E, zitti zitti, si torna sull'isola felice.
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