Tu sei qui: CronacaParalizzata in casa senza assistenza
Inserito da Il Mattino (admin), venerdì 8 febbraio 2002 00:00:00
In quel grosso letto matrimoniale primi anni sessanta, l'esile corpo di Lucia si distingue a fatica. Nascosto tra le lenzuola, si intravede il suo viso scuro e quella sacca rossa che la mantiene in vita. È legata alla giugulare: tutte le altre vene ormai rigettano gli aghi. Lei non è neppure capace di riconoscere il volto della figlia. Non parla più e dalla sua bocca, mantenuta aperta da un respiro affannoso, si sente solo un ronfo. È così da due settimane. Un'ischemia cerebrale l'ha trascinata in uno stato vegetativo. Ora i familiari denunciano il vuoto di assistenza. Al secondo piano del Palazzo Garzia, un'antica costruzione del centro, si arriva salendo per l'omonima via. È qui che ogni giorno Annarita Ferrante va a trovare la zia Lucia, 79 anni, moglie di Ugo Barbuto e madre di Giovanna, ospite della Casa di Cura "La Quiete". Annarita, ispettrice tributaria, dice che quell'incubo è iniziato solo due settimane fa. «Nonostante l'età, mia zia non aveva grossi problemi di salute, almeno fino a domenica. Quella mattina, era in cucina pronta a mettersi ai fornelli per cucinare gli gnocchi. All'improvviso ha perso conoscenza: ha lanciato un gemito e poi non si è più risvegliata».
I soccorsi
Lucia Ferrante era stata colpita da un'ischemia cerebrale. La donna, come raccontato dai familiari, è stata trasportata al Pronto Soccorso del Santa Maria dell'Olmo (nella foto). Per carenza di posti è stata trasferita all'ospedale di Roccadaspide. «Qui hanno fatto di tutto - precisa la sorella Giulia - poi abbiamo saputo che clinicamente non c'era più nulla da fare. Abbiamo firmato per riportarla a casa, ma proprio durante il viaggio di ritorno ha dato alcuni segni di ripresa». Per la famiglia Ferrante è iniziato un nuovo calvario. «Mia zia - spiega la nipote Annarita - ha bisogno di assistenza continua. Ci hanno detto che gli ospedali non la possono accettare. E così si trova nel letto della sua casa. Tutte le sue vene sono collassate. È stato necessario un intervento che permette di alimentarla per via parentale. Mio zio da solo non può farcela. C'è bisogno di infermieri e specialisti giorno e notte. Le spese e le difficoltà sono enormi. E dov'è l'assistenza pubblica? Dove finiscono i finanziamenti che arrivano dalla Regione?» Il dottor Domenico Della Porta, direttore sanitario dell'Asl Sa1, dice che l'Adi (Assistenza socio sanitaria integrata, istituita dalla legge 328 del 2000) non è ancora partita in Campania. Tutte e dodici le aziende sanitarie locali attendono una nuova delibera. «Ci sono già delle risposte. Se indigente, la signora potrà - spiega Della Porta - richiedere al Comune l'assistenza sociale, che fornisce un aiuto per le faccende domestiche e la pulizia personale. Per l'assistenza terapeutica, che mi sembra essere l'esigenza più pregnante in questo caso, il Distretto di competenza può garantire assistenza farmacologica, fisica e riabilitativa. Basta recarsi al poliambulatorio e presentare la propria istanza. Un neurologo farà visita alla paziente e stabilirà un piano teraupetico: protocollo riabilitativo, assistenza fisica e quant'altro».
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