Tu sei qui: CronacaNuova tegola sulla sanità cavese
Inserito da Lello Pisapia (admin), venerdì 18 gennaio 2013 00:00:00
La sanità cavese rischia di perdere un altro “fiore all’occhiello”. O quanto meno di vederlo esautorato in buona parte dei suoi compiti. Soggetto di quest’ennesima pagina triste di una storia dai capitoli sempre più amari è il Laboratorio di Analisi dell’Ospedale “Santa Maria Incoronata dell’Olmo” di Cava de’ Tirreni.
Autentico “goiellino”, con al suo interno un Centro per la Celiachia assolutamente all’avanguardia, tanto da richiamare pazienti da tutta la regione, il Laboratorio di Analisi del nosocomio metelliano ha finora “trattato” e “lavorato” egregiamente i prelievi che venivano effettuati presso il locale Distretto Sanitario. Finora, appunto, perché dal 1° febbraio non sarà più così. Su decisione, infatti, della dott.ssa Grazia Gentile, Direttrice del Distretto Sanitario n. 63 Cava-Costa d’Amalfi, dall’inizio del prossimo mese i prelievi eseguiti presso il Distretto di via Gramsci saranno analizzati all’Ospedale “Mauro Scarlato” di Scafati.
Un provvedimento dettato dalla necessità, ormai odiosamente “tipica” del comparto sanitario, di ridurre i costi. Anche perché - aspetto decisamente prioritario - il Distretto Sanitario rientra nell’Asl, mentre l’Ospedale cittadino e con esso ovviamente il suo Laboratorio di Analisi fanno parte dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Ruggi d’Aragona” di Salerno. La radicale novità programmata consentirebbe con tutta probabilità un abbattimento delle spese, ma - è il caso di dire - a quale costo? Salato sicuramente e su più fronti.
Innanzitutto sul piano dei disservizi che in molti già prevedono come naturalmente consequenziali del provvedimento. Disservizi relativi ad esempio al trasporto, alla tempistica ed alla risoluzione di eventuali problematiche. Ma non finisce qui. Che sorte toccherà all’efficiente Laboratorio di Analisi del “Santa Maria Incoronata dell’Olmo”, il cui referente locale è la dott.ssa Elvira Ragni? Di certo poco rassicurante.
A partire dalla ridotta operatività, che finora si incentrava su un’equa ripartizione tra le analisi “interne” all’Ospedale e quelle “esterne”, le quali ultime, però, dal mese di febbraio verranno totalmente meno. Con evidenti riflessi sul personale impegnato presso il Laboratorio, parte del quale rischierebbe di andare in esubero e di essere trasferito altrove. Senza tacere, poi, dell’inevitabile perdita di prestigio e di importanza del Laboratorio, con tutto quello che tale situazione comporterebbe anche per il succitato “eccellente” Centro per la Celiachia.
Cosa fare, dunque? La soluzione sarebbe presto detta: la popolazione cavese è invitata a fare i prelievi direttamente presso il Laboratorio del “Santa Maria dell’Olmo”. Così facendo, la “lavorazione” resterebbe interna alla struttura. Sembrerebbe un’ipotesi agevole, se non fosse che al momento in loco non esiste un Centro per i prelievi. Caldeggiato già da anni da vari operatori, ma mai realizzato, adesso è diventata una priorità assoluta.
Predisporre al più presto (magari entro il 1° febbraio) una sala prelievi adeguata, tecnicamente a norma e con ampi spazi, capace di ospitare il possibile ampio flusso di pazienti in arrivo: è l’accorato appello che filtra dagli ambienti (alquanto sfiduciati in queste ore) del Laboratorio di Analisi, con destinataria la Direzione Sanitaria dell’Ospedale metelliano. Sarebbe l’unico realistico rimedio percorribile. Ed alla sua realizzazione è imprescindibilmente legato, oltre che temporalmente successivo, l’ulteriore appello ai cittadini cavesi di usufruire di tale Centro per i loro prelievi, preservando così l’operatività e la sopravvivenza stessa del Laboratorio di Analisi.
I tempi stringono, il 1° febbraio si avvicina ed un altro “gioiello” della sanità cavese rischia di perdere pezzi preziosi. C’è ancora un po’ di tempo per riscrivere questa pagina ed estrapolarla definitivamente dai capitoli amari. La città ed i cittadini lo chiedono, probabilmente lo pretendono, sicuramente lo meritano.
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