Tu sei qui: Cronaca‘Non votate, sparate', minacce sulle elezioni
Inserito da (admin), venerdì 4 giugno 2004 00:00:00
Minacce ed intimidazioni sulla campagna elettorale. La comparsa di una frase sospetta, "Non votate, sparate", scritta con una bomboletta spray su tre muri di cinta nella zona della Badia, tinge di giallo la vigilia della "due giorni" elettorale. L'episodio, segnalato da alcuni residenti della frazione, ha fatto innalzare il livello di guardia ed ha spinto le Forze dell'Ordine cittadine ad avviare delle indagini contro ignoti per il reato di istigazione alla violenza. E non solo. In queste ore le pattuglie dei Vigili Urbani, in collaborazione con gli agenti del Commissariato di Polizia locale, sono impegnate in una serie di misure preventive di sicurezza, da adottare specie in occasione di incontri e cerimonie ufficiali. La squadra della Polizia Municipale assegnata alla Circoscrizione di Passiano è al lavoro per eseguire una serie di controlli incrociati e cercare di scoprire qualche indizio in più. Nel corso di una prima riunione programmatica è stato deciso di intensificare la presenza delle pattuglie nella zona della Badia e lungo tutto il percorso, peraltro isolato e poco illuminato, che conduce al Corpo di Cava, dove scatteranno anche posti di blocco. Dunque, l'avvertimento lanciato attraverso le bombolette spray ha lasciato il segno, anche se le Forze dell'Ordine cittadine tendono a ricondurre l'episodio all'opera di balordi ed invitano a non creare allarmismo. «Abbiamo appreso di queste scritte - spiega Alfonso Laudato, assessore alla Sicurezza e Mobilità - e sia la Polizia Municipale che il Commissariato hanno avviato delle indagini, sebbene è difficile rintracciare gli autori. Insieme al comandante Ferrara abbiamo predisposto un'intensificazione dei controlli in quella zona, ma l'episodio non desta grossa preoccupazione». Intanto, pure alcuni candidati hanno denunciato episodi di vandalismo. «Anch'io - segnala Luigi Napoli, già consigliere comunale, oggi candidato alla Provincia - sono stato vittima di questi atti vandalici. Il mio striscione affisso nella zona del cimitero e dell'ex Acismom è stato perforato con la lama di un coltello. Per non parlare degli sfregi sui manifesti con le bombolette nere, rosse o blu, a seconda del colore politico». Germano Baldi, candidato dell'Udeur, legge in quest'episodio un clima diffuso di insofferenza: «Non mi meraviglia, è questo il segno dell'insofferenza dei giovani nei confronti della politica. Per questo chiedo un cambiamento di rotta: onestà e chiarezza di intenti». Più cauto il candidato Alfonso Senatore: «Credo che sia l'opera di qualche grafomane. Questa campagna elettorale si sta svolgendo con grande tranquillità, ispirandosi al completo rispetto dell'avversario e, soprattutto, alla correttezza». Anche per Raffaele Fiorillo, candidato Ds, si tratta di balordi: «L'invito a non votare c'entra poco con la campagna elettorale. É chiaro che si tratta di balordi. A Cava non c'è un clima infuocato, fatta eccezione per l'atteggiamento esasperato di qualche candidato e la guerra all'affissione, con l'eccessivo ricorso ai manifesti che hanno tappezzato la nostra città».
Da Abbro ad Amato: i precedenti che fecero tremare la città
Anche a Cava de'Tirreni il clima politico e sociale va mutando nei rapporti tra Istituzioni e città. Nei mesi scorsi per due volte sono comparse scritte contro il ministro Gasparri e lo stesso sindaco Messina. Nel mirino di scritte anonime sono entrati prima il presidente della Cavese, Antonio Della Monica, poi le Forze dell'Ordine, responsabili, secondo questi personaggi, di servire lo Stato. Nelle ultime settimane le scritte sono aumentate e si possono leggere ad ogni angolo di strada. É ancora vivo nella mente dei cavesi il clima di paura che si diffuse in città all'epoca delle Brigate Rosse. Sotto tiro finì, allora, il vice presidente del Consiglio Regionale, Eugenio Abbro. Fu messo sotto scorta, i percorsi cambiati continuamente. Fu un periodo difficile. E poi, il rapimento del figlio di Guerino Amato e del banchiere Mario Amabile, il primo a Cesinola, il secondo a Vietri. La loro liberazione rappresentò la fine di un incubo e di una cappa di paura che sembrava essere scesa sulla città e sulla comunità cavese.
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