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Tu sei qui: Cronaca‘Nessun incendio alla Califano e Panico'

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Cronaca

‘Nessun incendio alla Califano e Panico'

Inserito da Barbara Brescia - Lello Pisapia (admin), mercoledì 24 settembre 2003 00:00:00

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«Ho accompagnato mia figlia a scuola e la mamma di una bambina mi ha chiesto, preoccupata, cosa fosse accaduto alla mia concessionaria»: a parlare è il sig. Amerigo Califano, titolare della concessionaria "Califano e Panico" (ubicata nei pressi dell'uscita autostradale di Cava de' Tirreni), che ai nostri microfoni ha raccontato, molto amareggiato, come suo malgrado sia rimasto coinvolto in una vicenda dai contorni grotteschi.

«La preoccupazione della signora e di tanti altri miei conoscenti - spiega Amerigo Califano - è stata determinata da un articolo pubblicato (ndr.: in data martedì 23 settembre) sul quotidiano "La Città", che ha addirittura titolato in prima pagina "Fiamme alla Califano e Panico". Con molto semplicismo e poca professionalità, ci hanno coinvolto in un fatto che non ci tocca minimamente, in quanto l'incendio, se di incendio si può parlare, si è sviluppato in un'area che non è di proprietà della "Califano e Panico", bensì dell'Immobiliare Beatrice, che ha una concessione edilizia per la costruzione di un opificio industriale».

Il nostro interlocutore è davvero amareggiato e rincara la dose: «Un fatto stupido ed accidentale, certamente non doloso, come è stato affermato nel corpo dell'articolo apparso sul quotidiano "La Città", facendo addirittura calare su di esso il sospetto del racket. Affermazioni, queste, fatte forse per vendere più copie e di cui non mi spiego assolutamente il senso ed il motivo».

Si è parlato anche di grosso rischio ambientale, a causa di una nube sprigionatasi per le fiamme, con i fumi tossici a lungo respirati dagli agenti di Polizia e dai Vigili del Fuoco intervenuti in loco, che avrebbero deciso l'immediato "sgombero" dalla zona di passanti e curiosi. Una tossicità determinata dalla combustione, tra l'altro, anche di alcuni pannelli in eternit, materiale altamente pericoloso. «Io abito proprio qui, al di sopra della concessionaria, e posso assicurare - ci rivela Amerigo Califano - che nessuno è venuto a chiamarmi, né mi sono accorto di niente. Preciso, inoltre, che non si è trattato di pannelli che hanno preso fuoco, come riportato nell'articolo, ma della copertura di un vecchio ed abbandonato edificio adiacente, appartenente all'ex Cofima ed oggi in mano al curatore fallimentare. Del resto, sono diversi gli edifici qui a Cava che hanno i rivestimenti in eternit».

Lo scrupolo professionale ci ha imposto di verificare di persona la veridicità delle affermazioni rilasciateci dal sig. Califano. Ebbene, giunti sul posto dove sarebbe divampato il "vasto incendio", abbiamo appurato che effettivamente si è trattato di un fenomeno di ridottissime dimensioni, che ha interessato solo materiale di risulta depositato in una zona adiacente alla concessionaria "Califano e Panico".

Non contenti, per ulteriore conferma dei fatti accaduti, ci siamo recati al vicino Commissariato di Polizia, dove gli agenti ci hanno confermato ancora una volta la tesi del sig. Califano: «Si è trattato davvero di un incendio di piccolissime ed insignificanti proporzioni. Prima di sparare titoloni in prima pagina, i giornali dovrebbero accertare la reale entità degli eventi, evitando, come è successo in quest'occasione, di creare inutili allarmismi e di gettare discredito su un'intera città».

Precisiamo, per ulteriore scrupolo professionale, che in data 24 settembre lo stesso quotidiano "La Città" ha notevolmente ridimensionato l'entità dell'accaduto, facendo riferimento ad un "principio di incendio" ed ad un "rogo di piccole proporzioni", che i Vigili del Fuoco "hanno domato in poco tempo". Dichiarazioni di tutt'altro tenore rispetto all'articolo apparso in data 23 settembre, di cui citiamo solo alcuni passaggi: "A fuoco la sede della storica concessionaria Fiat", "L'ombra del racket dietro il rogo", "...ci sono volute oltre tre ore per domare quelle lingue impazzite". Una "rivisitazione" dei fatti sicuramente opportuna, anche se comunque tardiva rispetto all'allarme suscitato.

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