Tu sei qui: CronacaMorte giovane calciatore, no all'archiviazione
Inserito da (admin), venerdì 20 novembre 2009 00:00:00
A poco più di un anno di distanza, l’inchiesta sulla morte del giovane calciatore della Virtus Metelliana, Daniele Bisogno, continua ad essere piena di misteri e vicina all’archiviazione.
Daniele aveva appena 20 anni quando, nel settembre dell’anno scorso, incontrò la morte per l’insorgere di una fatale setticemia, dopo un intervento di asportazione del rene presso l’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.
Il pubblico ministero Amedeo Sessa, titolare dell’inchiesta che al momento vede iscritti nel registro degli indagati tre medici di Urologia, acquisiti i risultati della perizia affidata al dott. Giuliano Alfinito, che dimostra il buon esito dell’operazione, ha presentato al giudice per le indagini preliminari la richiesta di archiviazione.
Alla luce di ciò, la famiglia del giovane calciatore, assistita dal legale Raffaele Guerritore, ha presentato un'istanza al pm ed al gip nella quale si chiede che venga rigettata la richiesta di archiviazione e che le indagini proseguano. Afferma a tal proposito l’avv. Guerritore: «L’inchiesta ha troppi vuoti. La perizia non fa alcun riferimento alla denuncia presentata dai familiari del povero Daniele, riguardante il presunto vuoto di assistenza nelle ore successive all’intervento».
Il padre del ragazzo, Giovanni, non si dà pace. È pronto a tutto affinché giustizia sia fatta: «Non possiamo accettare che questa tragedia venga archiviata solo perché una perizia dice che l’operazione è riuscita. Vogliamo sapere perché per 24 ore Daniele non ha ricevuto assistenza. Stava malissimo, aveva 39 di febbre e dolori diffusi. In reparto lo hanno curato con gli antidolorifici. Quando è stato condotto in rianimazione, non c’era più nulla da fare».
Ma il signor Giovanni non potrà mai dimenticare le parole di quel medico che cercò di spiegargli ed al contempo giustificare l’accaduto: «Ne salviamo tanti come suo figlio, purtroppo per lui è stato troppo tardi». Da qui le atroci domande per le quali il padre di Daniele pretende risposte chiare e precise: «Perché era troppo tardi? Perché si è arrivati fino a quel punto?». Interrogativi che non fanno altro che acuire il dolore.
Per ora non si può fare altro che attendere il prossimo mese di gennaio, quando il giudice per le indagini preliminari deciderà se archiviare il caso oppure procedere come vogliono i genitori di Daniele.
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