Tu sei qui: CronacaMorte Carrano, Donnarumma resta in carcere
Inserito da (admin), mercoledì 19 novembre 2003 00:00:00
Nei suoi confronti ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza, portati alla luce dalla deposizione del genero di Agnello Carrano. Giuseppe Donnarumma, dunque, non potrebbe beneficiare della sospensione della pena nel caso di un'eventuale condanna. Sono questi alcuni passi della motivazione depositata dai giudici del Tribunale del Riesame, che hanno rigettato il ricorso presentato dall'avvocato Dario Barbirotti, legale del 28enne di Sarno, residente a Vietri sul Mare, accusato di omicidio preterintenzionale per la morte del pensionato Agnello Carrano, deceduto dopo due giorni di coma in seguito ad una violenta lite scoppiata per questioni di parcheggio. Nella giornata di ieri è stato reso ufficiale il contenuto del provvedimento, depositato in settimana, che ha confermato la custodia cautelare in carcere. Per fine settimana, intanto, si attendono i risultati della perizia eseguita dal medico legale Zotti. Per ora, a convincere i giudici è la deposizione rilasciata dal genero di Agnello, Giovanni Palmi, agli agenti della Polizia locale, diretti dal vicequestore Sebastiano Coppola, che ha condotto le indagini. Quella terribile mattina, Palmi aveva parcheggiato all'interno dell'Umberto I di Nocera Inferiore in un'area riservata, per sottoporsi ad un ciclo di terapie. Poco dopo, secondo la ricostruzione fornita alla Polizia, sarebbe uscito dall'ospedale, ma non avrebbe ritrovato la sua auto. Alcuni passanti gli avrebbero riferito che la vettura era stata prelevata dal carro attrezzi e trasportata nell'autorimessa di una ditta di Nocera Inferiore, la "Real Spa". A quel punto, Giovanni decide di andare a parlare con il proprietario, ma al suo posto trova due dipendenti, che non hanno alcuna intenzione di ascoltare. Prende l'auto senza pagare (perché - come racconterà - non aveva con sé la cifra richiesta di 35 euro) e dice di prendere nota delle sue generalità, in modo da recapitargli la multa a casa. Giovanni torna in città. Una volta nel suo appartamento nel Palazzo Coppola, in Corso Umberto I, sente il citofono squillare. Sono i suoi due presunti aggressori, che gli chiedono di scendere. Davanti al portone di casa inizia una vibrante discussione. Vola qualche parolona e dei ceffoni. Il suocero Agnello, a casa della figlia Antonietta per il pranzo, sente le grida e si precipita in strada con l'intenzione di fare da paciere. Stando alla tesi del magistrato Cassaniello, Giuseppe Donnarumma lo colpisce. L'anziano batte la testa contro il marciapiede. Le sue condizioni appaiono subito gravi. Viene trasferito all'Umberto I di Nocera Inferiore, è in coma profondo. Dopo due giorni, il cuore di Agnello smette di battere.
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