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Inserito da Lello Pisapia (admin), venerdì 30 marzo 2001 00:00:00
Figli nati in provetta? Una possibilità alla portata di tutti, con l’aiuto dello Stato. E’ questa la proposta lanciata nel corso di una conferenza stampa dai responsabili del Centro Fertilitas di Salerno. Durante l'incontro, organizzato per rendere noti i dati di un sondaggio relativo a quello che i salernitani pensano della fecondazione artificiale, è venuta fuori la necessità di sensibilizzare la Regione Campania e gli stessi politici della zona, affinché legiferino a favore dei finanziamenti pubblici per l'inseminazione in vitro. Basta analizzare i dati per capire il motivo di una tale richiesta. «Ogni anno - spiega Luigi Cioffi, direttore sanitario del Centro - la Regione Campania è costretta a pagare il rimborso di circa settemila cicli di fecondazione artificiale per cittadini che utilizzano strutture sanitarie di altre Regioni, in particolare della Lombardia, dove è previsto l'accreditamento delle strutture che applicano questa metodica. È chiaro, invece, che, se anche la Regione Campania stipulasse delle convenzioni con strutture, non solo private, ma anche pubbliche, che praticano le tecniche riproduttive, oltre a garantire all'assistito un servizio più efficace ed efficiente, realizzerebbe anche un risparmio in termini economici». A rafforzare la tesi di Cioffi, i risultati di un'indagine condotta a livello nazionale sull'atteggiamento che i cittadini hanno verso l'inseminazione artificiale (da cui sono stati estrapolati i dati relativi alla Regione Campania) e l'aumento dell'infertilità delle coppie italiane, che si attesta intorno al venti per cento. «Le cifre - continua il responsabile sanitario del Centro - parlano chiaro. Il problema è avvertito dalla gran parte della popolazione che, in una percentuale del 49%, è disponibile a pagare una tassa annuale di 5.000 lire per permettere il finanziamento pubblico della fecondazione artificiale, di contro al 37% che sarebbe disposto a pagarne 50.000». L'incontro con gli organi d'informazione è stato anche uno spunto per ricordare i progressi fatti fino ad oggi nel campo delle tecniche riproduttive. Dalla possibilità, attraverso la micromanipolazione, di prelevare direttamente dal tessuto del testicolo lo spermatozoo, quando questo non è presente nel liquido seminale, così come ha sottolineato il biologo del Centro, Maurizio Somma, alla capacità di individuare, con l'aiuto del pediatra, le future cause dell'infertilità già nei bambini dai tre ai sette anni d'età. «Alla base dell'infertilità - sostiene l’andrologo Vincenzo Mirone - ci sono problemi sia ginecologici che andrologici, superabili se individuati e curati nei tempi giusti. Gli effetti fisici e psicologici riscontrabili nei pazienti con problemi di fertilità sono la prova che l'impossibilità di alcuni soggetti a riprodurre è una vera e propria malattia e, quindi, che la branca medica che si occupa di questo settore non deve essere più considerata una medicina di lusso».
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