Tu sei qui: CronacaLo shopping della discordia
Inserito da (admin), martedì 9 gennaio 2007 00:00:00
Domenica della discordia tra i commercianti cavesi. Secondo l'Ascom Confcommercio, l'80% dei negozi hanno aperto, così come previsto dal calendario comunale appena varato. Per la Confesercenti e l'Ascoca (addetti alle vendite), valutazioni opposte: non più del 30%. In ogni caso, a perdere l'immagine è il commercio cavese, che non riesce a dare punti di riferimento certi alla clientela.
«Non entro nelle scelte operate dai commercianti - commenta l'assessore Vincenzo Servalli - il mio obiettivo è di lavorare per creare le condizioni di rilancio del commercio cavese a 360 gradi, tenendo presenti le linee di tendenza che, sia dal punto di vista legislativo che delle abitudini dei consumatori, si stanno affermando. Non prendere atto di questa nuova realtà, significa non volere il bene del commercio cavese. Ho la sensazione che chi ha deciso di non aprire domenica scorsa ha commesso un errore di valutazione. In ogni caso, tutti dobbiamo guardare al futuro con una maggiore apertura mentale e predisposizione al cambiamento».
Un successo, secondo l'Ascom Confesercenti. «Il gran numero di aperture, circa l'80% - afferma il commissario Antonio Della Monica - ma soprattutto l'ottimo riscontro di vendite, ha dato ragione a quanti hanno deciso di aprire i negozi. D'altra parte, la decisione di stare aperti la prima domenica dei saldi, che peraltro è arrivata ad appena due giorni dal loro avvio, è stata praticamente unanime in tutta la Regione. Da parte nostra nessuna polemica, ma solo la considerazione di un'occasione persa per quanti sono restati chiusi».
Una domenica di shopping inutile e persa, secondo la Confesercenti. «Noi abbiamo bisogno - ribatte il presidente Aldo Trezza - di attrarre clientela da fuori. I cavesi hanno 6 giorni alla settimana per fare acquisti e, con i negozi aperti dappertutto, è stata un non senso deciderla anche da noi. E la chiusura di ben oltre la maggioranza dei negozi, anche se consideriamo solo i circa 350 negozi del centro, è esclusiva responsabilità dell'Amministrazione, che ha operato una scelta autoritaria, a dispetto di una concertazione che non aveva visto obiezioni alla nostra proposta di apertura il 14 gennaio, quando avremmo potuto approfittare della chiusura dei negozi nelle altre città. Oltretutto, bisogna smetterla di pensare che il commercio cavese si possa ridurre a 6-700 metri di centro storico».
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