Tu sei qui: CronacaLegge 488, ecco cosa non va
Inserito da Il Denaro (admin), giovedì 7 marzo 2002 00:00:00
Si è appena chiuso il bando 2001 della legge 488-turismo ed è doveroso segnalare l'esistenza di pregresse domande di contributo che per legge, seppure meritevoli di essere finanziate, non potranno più accedere ai fondi, in quanto oggetto di ripresentazione già nello scorso bando e non finanziate per la seconda volta per carenza di risorse. Queste iniziative, i cui programmi di investimento sono stati ultimati con fondi propri, se non supportate da un contributo statale, potrebbero rivelarsi un boomerang per gli imprenditori che le hanno attuate. La storia è quella di aziende che hanno presentato richieste di agevolazioni nel primo bando 488 turismo, apertosi nel 1999, confidando nel rilancio del settore legato al grande Giubileo 2000. Tale evento avrebbe portato in Italia un miliardo di pellegrini da tutto il mondo, costituendo una ghiotta occasione per quei piccoli imprenditori impegnati nel settore che avrebbero colto l'occasione per riqualificare le strutture alberghiere gestite per lo più da imprese familiari, poco competitive in quanto scarsamente dotate degli standard di comfort richiesti dal turismo straniero. Ed allora, via a domande di contributo e corsa alla realizzazione di programmi d'investimento, senza tenere nel giusto conto la possibilità di non rientrare con i fondi stanziati in quella prima graduatoria legge 488 dedicata al turismo. L'entusiasmo di questi imprenditori, però, si è scontrato con il sistema di attribuzione dei contributi che avaramente non ha concesso loro agevolazioni. A seguire, la speranza di poter essere riammesse nel prossimo bando, ripresentando la domanda senza modifiche, per non perdere la retroattività delle spese. Ma il destino non aveva concluso il suo corso: difatti queste aziende hanno dovuto attendere circa due anni per il primo bando utile alla ripresentazione e, dopo tutto questo tempo, a programmi ultimati, per la seconda ed ultima volta sono entrati in graduatoria, ma non hanno ottenuto le agevolazioni nuovamente per carenza di fondi. La legge, a questo punto, esclude la possibilità di una nuova ripresentazione e non prevede un meccanismo di scorrimento della graduatoria nel caso che iniziative posizionate in alto della graduatoria decidano di rinunciare agli investimenti, liberando risorse ad iniziative più coerenti con gli obiettivi. Tra l'altro, non esistono oggi forme agevolative che prevedano meccanismi per finanziare investimenti già sostenuti negli anni in discussione. In conclusione, queste iniziative, valutate favorevolmente dai Comuni che ne hanno rilasciato le autorizzazioni edilizie, dagli imprenditori che ne riscontrano i risultati economici attesi, dalle banche, che nell'attesa dei contributi hanno concesso mutui sostitutivi, dai cittadini che ivi hanno trovato occupazione, si trovano ad essere irrevocabilmente escluse dalle agevolazioni dello Stato, seppur ritenute idonee a concorrere nella graduatoria di merito. Quello che era sembrato un perfetto trampolino di lancio ha condotto queste aziende a spiccare un salto nel vuoto, senza rete. A questo punto, considerata l'esistenza di iniziative meritevoli ed in virtù delle ingenti disponibilità di fondi europei da spendere nella nostra Regione, perché non utilizzare queste risorse per finanziare tali iniziative? Ed inoltre, visto che tra qualche anno per il bando che si è appena chiuso, così come per quello successivo, altre iniziative si troveranno nelle stesse condizioni, sarebbe auspicabile che chi è in grado intervenga a porre correttivi, a tutela degli interessi soprattutto di quelle piccole imprese che, per dimensione, tanto difficilmente trovano credito nel mondo bancario e che, come unico riferimento, hanno lo Stato ed il suo apparato.
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