Tu sei qui: Cronaca"Le aziende licenziano chi si iscrive al sindacato"
Inserito da Ufficio Stampa Domenico Gramazio (admin), giovedì 8 aprile 2010 00:00:00
“Operare per il bene dei lavoratori a volte diventa difficile perché le aziende licenziano chi si iscrive al sindacato”. Il giorno dopo il summit in Confindustria tra la proprietà di Cavamarket e le associazioni dei lavoratori non si placano le polemiche sulla crisi che ha investito il gruppo del patron Antonio Della Monica.
Ed a puntare il dito sugli imprenditori del settore è il responsabile dell’Agro nocerino-sarnese della Cisl, Antonio De Michelo, che senza mezze misure parla di "provvedimenti bulgari", facendo una seria autocritica anche nei confronti dei sindacati. “Adesso la politica locale si è accorta che la crisi esiste davvero. Consumi, commercio, lavoro: è tutto al collasso già da tempo e non riusciamo a venirne fuori perché in queste vicende c’è troppo provincialismo”.
Un De Michelo duro, che non risparmia critiche a nessuno: “Gli imprenditori vedono nei sindacati un pericolo per il loro business e per questo impediscono ai loro dipendenti di effettuare la delega. Se non si accettano le condizioni contrattuali dell’azienda e si ricorre all’aiuto dei sindacati, si rischia il posto di lavoro. Tutto questo è inaccettabile. Altro che intervento del prefetto, qui serve un serio piano di riassetto nazionale del settore, altrimenti non si va da nessuna parte e corriamo il rischio che queste vertenze diventino semplici atti notarili”.
Sul caso Cavamarket il sindacalista cislino continua a sostenere la tesi sposata anche nella vertenza Alvi: “I supermercati vengono aperti con troppa facilità. Ma ora servono alleanze strategiche, con l’impegno di nuove risorse finanziarie ed economiche, che con nuovi assetti organizzativi possano aiutare a trovare una via d’uscita a questo momento di empasse”.
Infine, De Michelo conclude puntando il dito proprio sui sindacati: “C’è un limite anche nel nostro lavoro. Risolviamo i problemi della quotidianità, ma siamo incapaci di vedere oltre ed evitare tracolli come quelli che stiamo vivendo. Pensiamo troppo al presente, perché siamo legati in modo indissolubile alle iscrizioni dei lavoratori, mentre servirebbe una riflessione più ampia della nostra attività, visto che il mondo del lavoro attualmente è cambiato radicalmente rispetto a quello di un decennio fa”.
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