Tu sei qui: CronacaLa stazione...centro di accoglienza
Inserito da (admin), martedì 3 gennaio 2006 00:00:00
Una donna di mezza età affetta da problemi di vista, costretta a vivere da sola per strada. Una giovane rumena, ragazza madre, pure lei sola, anche per lei i binari della stazione unico riparo in queste fredde notti di inverno. Sono alcune delle tante storie che si incrociano alla stazione ferroviaria di Piazza De Marinis, dove di notte i binari diventano l'unico centro di accoglienza cittadino. La tragica fine della 35enne, stroncata da un'embolia polmonare mentre dormiva nella sua Peugeot rossa, ha alzato il sipario sull'altra Cava, quella del degrado e dell'emarginazione. La Cava che non ci si aspetta, a pochi passi dai negozi griffati e dai circoli culturali. «Conoscevamo bene - spiegano dai Servizi sociali comunali - la storia della donna deceduta la scorsa settimana. Avevamo ricevuto segnalazioni anche dalle Forze dell'Ordine cittadine. Salvaguardando il rispetto della privacy, possiamo dire che ci eravamo adoperati per trovarle un posto in una casa di accoglienza. Ma per lei ed il compagno vivere in strada era diventato uno stile di vita». Quello stesso giorno un'altra donna, più giovane, extracomunitaria, appena dimessa dall'ospedale dopo il parto, chiedeva aiuto. La ragazza di origini rumene, dopo una lunga permanenza in un campo nomadi dell'hinterland napoletano, si è trasferita in città. Di giorno, come la maggior parte dei senzatetto, si rivolge alla mensa di San Francesco, di notte trova riparo in stazione. «Le storie di questi giorni - ammette Antonio Armenante, ex consigliere comunale di Rifondazione Comunista - devono farci riflettere. Fatta eccezione per la mensa di San Francesco, in città non c'è un centro di accoglienza. È troppo facile scaricare le responsabilità, o peggio, catalogare tutti quelli che vivono per strada come clochard, che hanno scelto questo tipo di vita». Da qui una proposta concreta: «La realizzazione della Casa della Solidarietà: un primo centro di accoglienza temporanea e di ascolto per emigrati, indigenti, bambini a rischio sociale, ragazze madri, con l'attivazione di un telefono amico per le segnalazioni dei cittadini, che devono operare in sinergia con i Servizi sociali comunali ed il mondo dei volontariato». Ma non solo. Potrebbe nascere, come già esiste in diverse città, il "Condominio della Solidarietà". «I diversi condomini potrebbero autotassarsi per assicurare un sostegno finanziario alla Casa della Solidarietà, anche con l'istituzione di un apposito albo». In queste ore, intanto, viene lanciata una provocazione: Armenante dà appuntamento ai candidati sindaco delle diverse colorazioni politiche il 7 gennaio, alle 20, presso la stazione ferroviaria, «per siglare un patto comune per la realizzazione di questi progetti». Una battaglia che forse non porta grossi consensi - in termini di voti - per le prossime amministrative, ma che contribuisce ad elevare la qualità della vita ed a fare di Cava una città più vivibile.
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