Tu sei qui: CronacaLa grande esperienza di Medjugorje
Inserito da (admin), giovedì 3 maggio 2012 00:00:00
Partire da Cava de’Tirreni, attraversare il centro e nord Italia, la confinante Croazia, per proseguire poi lungo la Slovenia e la Bosnia Erzegovina, percorrendo oltre 1.500 chilometri (ed altrettanti per il ritorno), sottostando all’irrazionale severità dei controlli di frontiera della Polizia, in particolare quella bosniaca, per raggiungere Medjugorje è un atto di fede!
Brevemente ricordiamo che oltre 6 lustri or sono (24 giugno 1981) a 6 giovanissimi ragazzi del luogo, apparve, per la prima volta, la Celeste Madre di Gesù e del mondo. Gli unici non più giovanissimi testimoni sono i gelosi custodi dei 10 segreti che la Madonna affidò loro, di cui 7, come da Lei stesso preannunziato, catastrofici! I funesti segreti verranno svelati al mondo intero solo 3 giorni prima che accadano.
Noi, per più giorni, siamo stati testimoni di eventi che confortano il credo cattolico cristiano, poiché abbiamo constatato la presenza di migliaia di persone colà convenute da tutto il mondo; l’unica eccezione è stata l’assenza dei nostri fratelli e sorelle di colore. Chi alcuni anni or sono è già stato in quella città, ci ha dichiarato che anche Medjugorje, nel divenire meta di migliaia di pellegrini, è costantemente “invasa” dalla moltitudine di esercizi commerciali, dove vengono venduti oggetti d’ogni specie, tutti correlati alla Beata Vergine, e servizi di ristoro per tutti i gusti.
L’ampio slargo posto alle spalle della piccola chiesa parrocchiale, che accoglie oltre 600 panchine di ferro e legno, disposte a raggiera, forma un semicerchio dinanzi all’elevato altare, coperto da una cupola di bianca tela impermeabile. Su ogni panchina prendono posto 4 persone, ma migliaia sono ferme in piedi! Alle celebrazioni si partecipa in assoluto silenzio. Intorno al celebrante si possono contare, mediamente, 25 sacerdoti e diaconi, che provvedono a distribuire l’ostia consacrata agli aderenti alla Santa Messa. Una presenza umana di migliaia di persone, tutte intente a pregare; rarissimi i cellulari che squillano! La Messa in lingua italiana, come indica un mega schermo elettronico, posizionato alla destra dell’altare, viene celebrata alle 11.00 del mattino e ciò perché la presenza italica è maggiore delle altre!
La diffusione audio è eccellente ed il silenzio, come detto, è assoluto, tanto che il sacerdote preposto a svolgere la mansione di “cerimoniere” non ha motivo di richiedere il silenzio, mentre invece esorta le donne a tenere ben strette le borse sotto al braccio; questo perché, com’è accaduto alla non più tanto giovane M.S., nostra connazionale, la sera di domenica 29 aprile, alla quale proprio dinanzi al Cristo in bronzo, dalle cui gambe cola una goccia di liquido oleoso, è stato rubato il portafoglio dalla borsa, ove la sventurata custodiva anche la carta d’identità. Per i soldi che si perdono pazienza, ma non poter disporre dei documenti identificativi personali, in terra straniera, è un vero dramma! Dopo la denuncia di furto sporta alla Polizia locale, la quale si esprime solo in lingua bosniaca, per disporre di una nuova carta d’identità occorre recarsi all’Ambasciata italiana di Sarajevo, distante 180 chilometri da Medjugorje. Noi, nel percorrere la strada del ritorno verso la nostra amata Italia, giunti al confine abbiamo temuto il peggio!
Come per l’andata, anche al ritorno occorre esibire i documenti personali d’identità alla Polizia di frontiera, che provvede a registrare le notizie personali d’ogni “straniero” nella loro primordiale banca dati. Giunti all’altezza dell’angusto locale in ferro che ospita il “posto di frontiera”, noi ci siamo chiesto: come si farà per M.S., che non ha più con sé i documenti personali? Una poliziotta, constatato che mancava un documento identificativo, assunto un’espressione inanimata, salda nell’osservare le disposizioni ricevute (così crediamo), non faceva altro che ripetere: nuovo Sarajevo, nuovo Sarajevo, a significare andate a Sarajevo e fatevi rilasciare una nuova carta d’identità dalla vostra Ambasciata. L’intervento di un suo superiore ha scongiurato il peggio, cambio d’itinerario compreso!
Vogliamo segnalare che a Medjugorje, nei 3 giorni di nostra permanenza, sebbene la presenza di migliaia di persone, non è stato dato vedere alcun poliziotto, mentre abbiamo visto che il furto subito dalla nostra connazionale è stato annotato al n. 206 del 29 aprile 2012 del registro di polizia. Non solo l’assenza di poliziotti ci ha stupiti, nonostante i continui borseggi, ma anche la mancanza di mezzi di soccorso sanitari (autoambulanze). Mai ammalarsi a Medjugorje, poiché l’ospedale più vicino è a Mostar (a 40 km), ove le onerose prestazioni ricevute devono essere pagate con denaro contante!
La partecipazione alle Sante Messe, alle recite dei Santi Rosari declamati anche dinanzi alla statua bronzea del Risorto (prestando attenzione ai borsaioli), all’ascesa della collina delle apparizioni, al sommo del Krizevac (il monte ove svetta la croce bianca) ed alla croce blu, ripagano, spiritualmente e moralmente, delle “fatiche” a cui ci si sottopone, poiché è grande il senso di benessere interiore che pervade l’intero essere.
Livio Trapanese
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