Tu sei qui: CronacaLa Festa (turbata) di Montecastello
Inserito da (admin), venerdì 15 giugno 2007 00:00:00
Ore 8 di giovedì 14 giugno 2007: iniziano le celebrazioni tipiche del "Giovedì di Castello". L'Arcivescovo Orazio Soricelli celebra la Santa Messa, "coadiuvato" da don Rosario Sessa, parroco del Duomo di Cava de'Tirreni. Sono presenti anche le istituzioni cittadine, con in testa il sindaco Gravagnuolo, gli assessori Alfonso Senatore e Germano Baldi, oltre ad alcuni consiglieri comunali. Da Antonio Armenante (sempre presente il giovedì della festa, con tutta la sua famiglia), ad Artemio Baldi, Sabato Sorrentino ed Alessandro Schillaci.
Ma la sorpresa più grande è trovare lì sul colle, tra le festanti genti, anche un ispettore di Pubblica Sicurezza e qualche agente di Polizia. Non che non dovessero esserci: per carità, la festa è aperta a tutti! Ma sono lì per un motivo ben preciso: vigilare sul rispetto di "certe disposizioni" (molto restrittive) sulla sicurezza. Disposizioni che interessano in particolar modo tutti coloro che non possiedono un porto d'armi!
Termina la funzione religiosa e si passa alla benedizione dei "pistoni", armi medievali ad avancarica, alcuni dei quali tramandati nei secoli di padre in figlio e custoditi con bramosa gelosia dai "cavajuoli". Ogni volta tante sono le difficoltà organizzative della Festa, giunta alla 351ª edizione. Quest'anno se n'è aggiunta un'altra: la "sicurezza". Il nuovo vice-questore, dott. Pietro Caserta, alla sua prima Festa di Montecastello, ha emanato disposizioni tassative, che di fatto hanno limitato ai festeggianti l'accesso ad alcune aree del Castello e, soprattutto, "guastato" quel clima gioioso che caratterizza questa giornata campale.
Donne e bambini messi quasi in "isolamento", per rispettare disposizioni sulla sicurezza che, di fatto, già venivano rispettate e fatte rispettare dai referenti degli 8 Gruppi Trombonieri che formano i 4 Distretti della Città de la Cava. Disposizioni dettate non da una norma, ma dal buon senso delle persone che vivono la festa.
Meveza, pastiera e soppressata: questo il menù tipico della Festa. Ma anche pasta e fagioli e salsicce arrostite, il cui odore invade in pochi minuti tutto il colle di S. Adiutore, mentre per tutta la mattinata (quest'anno molto meno) rimbombano gli echi degli spari dei pistoni. E' quanto tutti si sarebbero aspettati di vedere anche quest'anno, ma il tutto è stato guastato dalla pochissima propensione al dialogo ed alla comprensione di qualche amministratore e dirigente di P.S.
Bisogna, invece, ringraziare ancora una volta l'Associazione "Trombonieri, Sbandieratori e Cavalieri" di Cava de'Tirreni, con in testa il suo Presidente Antonio Luciano, che si è prodigata per la buona riuscita della giornata di festa, assumendosi responsabilità cui non era tenuta, rispondendo in prima persona nel caso malaugurato fossero accaduti fatti spiacevoli. Cosa non successa, perché è la mano del Signore e del SS. Sacramento a guidare i tanti cavajuoli nel cui sangue scorre il sentimento per la festa.
Ne scorre un po' meno, forse, in quello dei tanti "abitanti" di Cava (che abitano solo fisicamente la nostra città e non possono essere considerati veri cavajuoli) che hanno allertato la Questura perché "disturbati" dal suono diffuso dagli altoparlanti durante la Santa Massa e dal trambusto degli spari. A queste persone diciamo: si tratta di un solo giorno! Abbiate pazienza e benevolenza nei riguardi di chi manifesta la propria appartenenza alla "Città de la Cava" ed il proprio attaccamento alle tradizioni.
L'ultimo pensiero va ai rappresentanti istituzionali: chiacchierate un po' meno e cercate di agire di più. Per una volta mettetevi dalla parte della gente, ma realmente, non solo con i proclami! Spogliatevi dei panni istituzionali ed indossate le vestigia del popolo de la Cava e dei pistonieri. Sarebbero tutti più felici!
"Liberiamo la Festa del Santissimo Sacramento"
In merito alle polemiche ed alle difficoltà vissute ieri a Monte Castello, ci è pervenuto via e-mail l'amaro sfogo di un cittadino. Leggiamolo insieme...
Quest'anno al Monte Castello si è vissuto l'inatteso più dell'imprevedibile. Poliziotti arroganti ed invadenti pronti a minacciare chiunque imbracciasse un pistone. Folcloristici e pretestuosi rappresentanti, inorgogliti da tale carica, sparlare in merito alle presunte responsabilità penali, giuridiche e civili sullo sparo dei pistoni.
Guardare politici di oscura fama, ma dalla chiarissima fedina civile e di appartenenza ad una casta mai vista al Monte, mangiare la milza, la pasta e fagioli e bere un buon bicchiere di vino, mentre parlottano di beghe personali, fa veramente vomitare.
Chiediamoci se è questa la nostra festa. Quella stessa festa dove s'incontravano tutti e si scambiavano gli auguri, si beveva un bicchiere di vino in allegria e senza compromessi, si sparava tra un pezzo di pane e melanzane sott'olio ed un pezzetto di milza.
Perché, se per le forze dell'ordine può essere comprensivo l'atteggiamento violento ed intimidatorio, proprio di una categoria troppo spesso esposta senza neanche conoscere il piano di azione, per gli altri è ora di dire BASTA.
Se il signor Luciano difende giustamente gli interessi della sua associazione, che vive anche di contributi politici, noi NO; se i politici vivono anche di consenso elettorale così bieco, noi NO.
Che vengano pure a rappresentare se stessi e le loro organizzazioni, in maniera istituzionale, si prendano tutto, occupino tutti gli spazi possibili, ma lascino a ciascuno di noi la libertà di passare un giorno in Pretura per aver sparato un colpo di pistone.
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