Tu sei qui: CronacaIl Marte celebra William Burroughs
Inserito da (admin), martedì 4 febbraio 2014 00:00:00
Cento anni fa (il 5 febbraio 1914) nasceva William Seward Burroughs. Scrittore, alchimista delle parole, talent, visionario, maestro intergenerazionale, istigatore di futuri e possibilità. La “due giorni”, promossa dalla cattedra di Sociologia degli audiovisivi sperimentali dell’Università degli Studi di Salerno, in collaborazione con Unis@und e il Marte Mediateca Arte Eventi, ricorda lo scrittore con tavole rotonde, concerti, reading, film e mostre d’arte.
L’evento, intitolato “Saccheggiate il Louvre”, vuol essere un’occasione non solo di riflessione sull’opera vasta di Burroughs, ma anche uno spazio dinamico ed innovativo per ritrovarne le tracce composite all’interno della contemporaneità. Un viaggio intenso ed emozionale attorno all’opera di questo visionario scrittore del Novecento.
Si comincia mercoledì 5 gennaio con la giornata di studi presso l’Unisa, che vede la partecipazione di numerosi docenti provenienti da diversi Atenei italiani internazionali, tutti impegnati a riflettere sulla molteplicità dei temi di Burroughs: dalla musica alla politica, dal teatro alle arti, dal cinema all’estetica. Dopo i saluti introduttivi di Annibale Elia e Luigi Frezza, coordinati da Linda Barone, si alterneranno: Adalgiso Amendola, Alfonso Amendola, Tommaso Ariemma, Vito Campanelli, Vincenzo Del Gaudio, Alfredo Di Tore, Gerarado Guarino, Claudia Landolfi, Stamatia Portanova, Mario Tirino.
L’omaggio a William Burroughs continua al Marte giovedì 6 febbraio, a partire dalle 19.30, con mostre, performance e reading. L’omaggio marziano si apre con “Ikon, per una fisiognomica burroughsiana”, il vernissage della mostra che vede protagonisti 14 artisti. Opere di Chiara Caterina, Valentina Cipullo, Davide Cocozza, Emanuela D’Ambrosi, Giovanni de Michele, Alfredo De Sia, Fausto Fiato, Giovanni Loria, Daniela Yukiko Magliulo, Tommaso Mariniello, Vittoria Piscitelli, Trama 70, Andrea Troisi, Vincenzo Trapanese. Con una nota critica di Marcello Francolini. Una collettiva in mostra fino al 12 febbraio, totalmente ispirata alle opere di William Burroughs.
A tal proposito Alfonso Amendola, docente di Sociologia degli Audiovisivi Sperimentali presso l’Università degli Studi di Salerno, spiega le finalità del progetto. «Il Marte, in collaborazione con l’Università, ha voluto giocare d’azzardo, proponendo una due giorni come piace a noi, intensa e trasversale, interamente dedicata ad uno dei personaggi più scomodi ed irriverenti della storia del ‘900. L’idea sia ben chiaro - continua Amendola - non ha alcuna finalità di provocazione, ma vuole essere una riflessione soprattutto dall’angolazione giovanile, sia per quanto riguarda il contributo dei giovani studiosi, sia per la sezione artistica, per raccontare le sperimentazioni, le innovazioni e le pratiche visionarie di questo straordinario scrittore».
La serata al Marte continua, alle ore 20.30, con il primo ciclo di performance, dal titolo “Per una geografia burroughsiana dei corpi”. Tre artisti, tre atti performativi che vedono il corpo al centro della scena. Si comincia con Giovanna D’Amico e il suo “Trip of the sense #II”, un viaggio burroughsiano nelle sostanze stupefacenti, un viaggio nell’irreale, dove il corpo della D’Amico viene risucchiato e lanciato in una nuova dimensione, fatta di luci, colori alterati e suoni che mutano in un crescendo di sensazione ingestibili. Naturale il riferimento al viaggio allucinato di William Burroughs ed al suo utilizzo di droghe, da cui dipese fin dagli anni ’40 e che influenzarono le sue opere.
Il lavoro della giovane artista è concepito come un attraversamento dei sensi, durante il quale le immagini proiettate sul corpo nudo della performer segnano l’effetto della droga dentro e fuori di esso, fino a raggiungere l’apice in un orgasmo di piacere e di paure. A seguire, la performance di Piero Leccese ispirata a “And the hippos were boiled in their tanks” (“E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche”), opera scritta a quattro mani da Burroughs e Jack Kerouac, portata a termine nel 1945, ma rimasta inedita fino al 2008: la cronaca dei due scrittori/padri della Beat Generation, su un omicidio consumatosi a New York e del quale furono entrambi testimoni. Chiude il trittico, Costabile Guariglia con “Junkie 1/18”, ispirato al romanzo che rese Burroughs celebre in tutto il mondo, “La scimmia sulla schiena”, pubblicato nel 1953.
L’omaggio al Marte termina con il concerto-reading delle ore 22.30, dal titolo “Algebra del bisogno, ovvero la formula base del virus del male” con Michela Coppola (viola/voce), Antonino Masilotti (voci) ed Anacleto Av-k Prod. Vitolo (Elettronica). Il concerto riprende alcuni stralci del romanzo più famoso di Burroughs, “Il pasto nudo”. Così spiega Antonino Masilotti la performance: «Algebra del bisogno si rifà al celebre romanzo scritto nel ‘62. Qui lo scrittore descrive l’utilizzo della droga come il bisogno assoluto, il prodotto cardine, la possessione e la dipendenza dell’uomo contemporaneo dalla merce. Questo bisogno assoluto determina l’autodistruzione».
Il concerto/reading è un amalgama di letture e suoni, dove si combinano brani tratti dal Pasto Nudo, l’armonia della viola e il ritmo compulsivo della musica elettronica. A chiudere lo spettacolo, l’inedita lettura di un documento scritto da Burroughs contro un altro autore geniale, Truman Capote. Tradotta dallo stesso Antonino Masilotti, la lettera è una cruda invettiva che Burroughs scaglia contro Capote, colpevole di aver svenduto il proprio talento mettendolo a servizio del sistema americano.
Ufficio Stampa Davide Speranza
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