Tu sei qui: CronacaIl maquillage ha migliorato la ‘215'
Inserito da Il Denaro (admin), giovedì 2 maggio 2002 00:00:00
Il IV bando dell'incentivo, dedicato alle donne imprenditrici, chiuso a maggio scorso, va a colmare ben due anni di assenza della legge dallo scenario del sistema incentivi per le piccole e medie imprese. Una lunga pausa, ricordiamo, dovuta in parte al decentramento in atto di molti incentivi, attraverso il quale la responsabilità gestionale degli stessi è ricaduta sulle singole Regioni, in parte alla riforma ed alla revisione della legge qui contemplata, che, evidentemente, fino ad allora non aveva sortito l'effetto desiderato. Si è riusciti a raggiungere i risultati sperati con le modifiche apportate?
Facciamo il punto della situazione
Il nuovo regolamento adottato nell'ultimo bando è senz'altro più efficiente, in quanto permette una maggiore facilità di accesso alle agevolazioni per le donne decise ad intraprendere un'attività imprenditoriale, poiché l'iter procedurale previsto dal vecchio regolamento, ritenuto l'anello debole della legge, è stato sensibilmente snellito, sia per quanto riguarda la documentazione da produrre, sia per quanto attiene la fase istruttoria. La possibilità di affidare a terzi lo svolgimento dell'attività istruttoria o parte della stessa è stata prevista fin dall'emanazione del DPR 28 luglio 2000, n. 314, contenente il Regolamento di semplificazione dei procedimenti relativi alla legge 215 (pubblicato in Gazzetta ufficiale n. 256 del 2 novembre 2000), in cui all'articolo 17 si prevede la possibilità da parte dell'Amministrazione competente di affidare a soggetti convenzionati sia l'attività istruttoria, sia quella di erogazione. La circolare n°1138443 del 2 febbraio 2001 all'articolo 10, comma 1, riprende la possibilità citata nel regolamento. Vi è da dire che, al contrario di quanto previsto nella legge 488/92, poco o nulla è stato detto (se non nelle singole convenzioni con il Ministero) circa gli obblighi e gli adempimenti istruttori a carico dei soggetti convenzionati. In pratica, il nuovo regolamento, pur affidando alle Regioni la responsabilità gestionale dello strumento agevolativo e ben individuando un iter istruttorio articolato, non precisa in maniera chiara e trasparente quali siano i compiti dei soggetti convenzionati chiamati ad espletare questa delicata fase. Qualcuno potrà obiettare che, come previsto dal citato articolo 10 della circolare, l'Amministrazione competente deve procedere all'esame istruttorio, nel corso del quale può richiedere ulteriori dati, informazioni, precisazioni, chiarimenti, e che lo stesso ha la finalità di verificare la sussistenza di tutte le condizioni per l'ammissione alle agevolazioni, la pertinenza, la congruità dell'intero progetto, anche in termini di risultati prospettati dall'impresa «rosa» richiedente, nonché gli obiettivi tecnici ed economico-finanziari che si intendono conseguire. Quindi, ciò è stato regolamentato e si presuppone che, in presenza di un soggetto convenzionato allo svolgimento dell'istruttoria, tutto ciò debba essere fatto dal soggetto medesimo. Ma, dai dati in nostro possesso e dalle testimonianze di molte aziende richiedenti l'agevolazione, non sembra che sia stato fatto quanto previsto dalla circolare più volte richiamata.
Due sono le possibilità
La prima è che i progetti presentati erano tutti effettivamente meritevoli di ottenere l'agevolazione richiesta, ed allora bisogna intervenire, sia in ambito nazionale che regionale, per dare maggiore sostegno ad una legge che si rivolge a donne imprenditrici o aspiranti tali, capaci di realizzare programmi d'investimento in cui sono previsti incrementi occupazionali senza precedenti nelle domande presentate attraverso altre leggi agevolative (vedi graduatorie 488/92), con un rapporto medio di un nuovo addetto ogni 30 milioni di vecchie lire d'investimento (in taluni casi anche ogni 20 milioni). La seconda possibilità è che alla fase istruttoria non si sia dato il giusto peso, anche alla luce della revisione in corso della graduatoria, a seguito degli errori commessi dalle banche nell'applicazione di alcuni indicatori. Anche in tal caso bisogna intervenire, affinché possa delinearsi un percorso istruttorio chiaro e trasparente, in cui siano ben individuabili i profili imprenditoriali delle donne richiedenti l'agevolazione, la fattibilità concreta dei piani d'impresa, anche facendo uso del bench-mark, ed infine i consulenti a cui viene affidato l'incarico di predisporre i documenti a supporto della domanda di agevolazione, anche richiedendo il sostegno degli Ordini professionali.
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