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Cronaca

I tanti "vuoti a perdere" cittadini

Inserito da (admin), lunedì 26 ottobre 2015 00:00:00

Un’istantanea che ritrae due edifici abbandonati a nemmeno 100 metri di distanza. Da un lato un’abitazione, un rudere pericolante ad un primo colpo d’occhio, che pure riesce a restare in piedi; dall’altro il ben noto inceneritore, la cui ombra da anni si proietta su via Arti e Mestieri. Due “vuoti a perdere”, il primo privato, il secondo di proprietà comunale; due dei tanti esempi di strutture abbandonate a se stesse che sorgono sull’intero territorio cittadino. Ogni città ne ha almeno una: che sia un campanile disastrato, un condominio mai completato o semplicemente un edificio più alto degli altri, c’è sempre un qualcosa che spezza l’orizzontalità del panorama.

A Cava la lista di “vuoti a perdere”, siano essi privati o comunali, è lunghissima ed il viaggio comincia proprio dalle frazioni di Santa Lucia e Pregiato. Nel giro di poco più di due chilometri sono quattro gli edifici dimenticati: due di questi avrebbero dovuto fornire un servizio alla città (l’ex inceneritore ed il ben noto Palazzetto dello Sport); gli altri due sono strutture private, una con la sua storia vissuta alla spalle (l’abitazione di via Arti e Mestieri), l’altra (un condominio all’incrocio tra via XXV Luglio e via Pasquale Santoriello, di cui fu realizzato solo lo scheletro) che una storia invece non l’ha mai avuta, perché i lavori furono interrotti oltre 25 anni fa quando ci si rese conto che i balconi sarebbero stati troppo vicini al ponte dell’autostrada.

L’ex inceneritore venne realizzato nel 1973, ma rimase in funzione solo fino al 1978, a causa dei numerosi danni ambientali e morti di cui fu causa. Da allora nessun progetto di riutilizzo, qualche murales due anni fa per abbellirlo ed oggi c’è chi propone di adibirlo a deposito temporaneo di materiali in amianto, giusto per replicare l’errore di oltre 30 anni fa. La questione del Palazzetto dello Sport, invece, è ben nota e si attende la riconversione in PalaEventi.

700 metri più avanti un altro grande incompiuto: il ponte che avrebbe dovuto collegare via Luigi Ferrara alla piazzetta di San Nicola, rimasto in sospeso a causa dei vincoli paesaggistici presenti in zona. Lungo la Statale 18, provenendo da Nocera Superiore in direzione Salerno, sono nell’ordine l’ex Cofima e le ex “Arti Grafiche Di Mauro” ad offrire un fatiscente spettacolo per chiunque si ritrovi a transitare in zona. La prima è tutt’oggi al centro del dibattito cittadino che ha fatto seguito all’acquisto della struttura da parte della passata Amministrazione Galdi, che avrebbe voluto farne un polo ospedaliero; la seconda è al momento terra di nessuno, una proprietà privata ricettacolo per senzatetto ed extracomunitari.

Il passo dalla Statale 18 al centro cittadino è breve e nei pressi del borgo porticato di Corso Umberto I sono due gli edifici “in sospeso”. Se il Complesso di San Giovanni è stato adattato negli anni a diverse destinazioni senza una riqualificazione definitiva - ed attende l’ultimazione dei lavori in corso per diventare un polo culturale - più incerto è il destino dell’ex cinema “Capitol”. Un tempo fiore all’occhiello, la struttura versa oggi in condizioni di totale abbandono e degrado. Negli anni numerose petizioni, denunce e progetti di riqualificazione sono finiti nel dimenticatoio, lasciando in via Andrea Sorrentino un edificio quasi spettrale, che mina gravemente l’incolumità dei numerosi passanti.

L’itinerario dei “vuoti a perdere” della città metelliana si chiude con una struttura che solo poche settimane fa è ritornata sotto i riflettori ed il cui destino sembra finalmente dirigersi verso orizzonti migliori. L’ex Hotel “Due Torri” diventerà un centro specialistico della riabilitazione psicomotoria dell’età evolutiva, ma intanto la struttura ricettiva che negli anni d’oro era un polo turistico della città versa al momento in condizioni di totale degrado ed abbandono. Ricettacolo di erba incolta ed oggetto di raid vandalici ai danni delle vecchie camere dell’albergo, l’Hotel “Due Torri” negli ultimi anni è stato anche utilizzato da clochard come riparo.

Giuseppe Ferrara

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