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Cronaca

I primi 90 anni di Pasquale Rondinella

Inserito da (admin), giovedì 27 gennaio 2011 00:00:00

Un folto stuolo di fans de’ “I Cantori Metelliani” di Cava de’Tirreni, venerdì
28 gennaio
festeggeranno i primi 18 lustri di vita, ovvero le 90 primavere di Pasquale Rondinella, famoso ed apprezzato mandolinista, ospite da alcuni anni, come l’ultracentenario Angelo Valva (108 anni) e tant’altri nonnini e nonnine, della Casa di Riposo “Villa Serena” ex O.N.P.I. di Pregiato.

Pasquale Rondinella è nato il 28 gennaio 1921, in località “Sgobbo” dell’amena frazione cavese di Santa Lucia, vissuto poi a “Casa Costa” di San Cesareo. Ultimata la scuola media, Rondinella cooperò col papà Matteo, abile artigiano calzaturiero. Matteo Rondinella era anche scrupoloso maestro di musica e le sue puntuali lezioni di chitarra e mandolino le impartiva a numerosi giovani cavesi, della vicina Salerno e dell’agro nocerino sarnese.

Sin dall’adolescenza Pasquale Rondinella seppe far tesoro degli insegnamenti del padre, tanto che fu presto richiesto e conteso dai componenti dei complessi musicali cittadini, per suonare nelle feste nuziali, compleanni e serenate sotto i balconi di innamorate. Compiuto 19 anni, nonostante avesse brillantemente superato gli esami teorico-pratici per l’incorporamento nel Corpo della Guardia di Finanza, il 1° gennaio 1940, imperversando la seconda guerra mondiale, fu inviato ad assolvere l’obbligo di leva presso il C.A.R. (Centro Addestramento Reclute) di Bari, per essere destinato, dopo il giuramento alla Patria, negli istituti militari di Altamura e Caserta dove conseguì la promozione a sergente.

Aggregato al 139° Reggimento Artiglieria, quale “mitragliere”, fu destinato a Civitavecchia, poi a Cagliari e nelle aspre località nuoresi. Per dare supporto alla già famosa 8ª Armata americana, fece rientro a Napoli dovendo svolgere funzioni di “polizia militare”. Pasquale Rondinella, al comando di un contingente di “suoi” militari, nell’affiancare le truppe alleate destinate a “risalire” l’Italia, per liberarla dai nazisti, giunse in prossimità di Pisa, ove ebbe il difficile compito di vigilare 34.000 prigionieri tedeschi ed italiani, quest’ultimi sostenitori della Repubblica di Salò, raccolti in un unico vasto campo di concentramento, diviso in otto aree nell’immensa pineta di Coltano.

Nella mente di Pasquale Rondinella tornò vivo l’adagio “Passeri, fringuelli e cavajuoli, ovunque vai li trovi” e ciò perche fra i prigionieri italiani vi erano anche dei compaesani, per i quali fece di tutto per aiutarli a superare le privazioni che solo chi è stato nei campi di concentramento può conoscere, rischiando d’essere scoperto e patirne le conseguenze per “alto tradimento”.

Nella primavera del 1946, ultimata la guerra, ritornò nella Valle Metelliana e poiché aveva una forte passione di produrre gelati, si cimentò nello storico Bar Ponte di Salerno, sito per moltissimi anni in Corso Garibaldi, nei pressi della stazione ferroviaria. Rondinella preferiva svolgere i turni di notte, nel corso dei quali, avendo più tempo disponibile, poteva meglio lavorare i “suoi” gustosi gelati.

Trascorsi alcuni anni, insistentemente richiesto dal cognato Ernesto Palladino, noto in tutt’Italia per l’arte calzaturiera, ebbe modo di rappresentare il rinomato calzaturificio cavese nei migliori negozi di Roma. Per Rondinella non era quello il suo futuro lavorativo, infatti, dopo soli sette anni, decise, senza ripensamenti, insieme a don Ignazio Armenante, di dar vita (nel cuore del Borgo porticato metelliano) al famigerato Bar Armenante. I gelati di Pasquale Rondinella erano divenuti famosi in tutta la provincia di Salerno, tanto che il titolare del Bar Ponte lo “supplicò” di ritornare, trascorrendo colà lunghi anni di lavoro notturno, fin quando, sopraggiunta un’invalidità, fu costretto a lasciare il lavoro, per collocamento in quiescenza.

La vita coniugale di “zio Pasquale Rondinella”, così è rinomato a Cava de’Tirreni, non è stata serena come avrebbe voluto, poiché da Carmela Salsano, che sposò nel 1951, ebbe tre figli: la maggiore, a 25 anni, si tolse la vita per una delusione amorosa, il secondogenito, colpito da “poliomelite”, morì prima che compisse un anno ed analoga sorte toccò all’ultimo nato, morto di “bronchite capillare”. La consorte l’ha lasciato vedovo nel 1993 e Pasquale Rondinella, questi ultimi diciotto anni, li ha trascorsi donandosi in maggior misura agli altri, suonando i suoi melodiosi mandolini in eventi pubblici e privati, ma anche in svariati studi televisivi.

Quando siamo andati a trovarlo nella Casa di Riposo di Pregiato, l’abbiamo sorpreso a suonare, seduto sul cofano della sua storica Fiat 500 gialla, con uno dei suoi mandolini, l’antico motivo di “Cavesina”, la carezzevole canzone che i cavesi cantano dal 1947, anno della sua composizione.

Livio Trapanese

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