Tu sei qui: CronacaGianfranco Fini in visita all'Abbazia
Inserito da (admin), venerdì 8 febbraio 2013 00:00:00
Prima di recarsi a Salerno per impegni politici, il Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, ha espresso fortemente la volontà di visitare l’Abbazia Benedettina della SS. Trinità. Ad attenderlo ieri pomeriggio alle 16, oltre all’Abate della Badia di Cava, Dom Giordano Rota, c’erano anche il Prefetto di Salerno, Gerarda Maria Pantalone, il Sindaco di Cava de’ Tirreni, Marco Galdi, il Presidente del Comitato Nazionale per la valorizzazione della Badia costituito in occasione del Millennio, l’on. Gennaro Malgieri, e le massime autorità militari della provincia.
A fare da “Cicerone” al Presidente Fini nella sua prima visita all’Abbazia è stato l’Abate Giordano Rota, il quale ha avuto modo di far conoscere alla terza carica dello Stato le bellezze storico-architettoniche del cenobio benedettino cavense, a cominciare dalla Chiesa Cattedrale, dalla grotta Arsicia, dove mille anni fa si ritirò in vita eremitica Sant’Alferio, dal chiostro e dalla sala capitolare. Successivamente, il Presidente Fini ha visitato la Biblioteca dell’Abbazia, restando letteralmente incantato dagli antichi manoscritti, pergamene e miniature che gli sono state mostrate dal Direttore, Don Leone Morinelli. Particolarmente sorpreso è rimasto quando ha appreso che l’autore del famoso dizionario greco-italiano, Benedetto Bonazzi, è stato Abate della Badia di Cava dal 1894 al 1902.
Il saluto finale e lo scambio dei doni tra l’Abate Rota e Gianfranco Fini, invece, è avvenuto nelle splendide sale dell’appartamento abbaziale. Rapito dalla bellezza dell’Abbazia, Fini, su invito dell’Abate, ha promesso che ritornerà prossimamente per godere fino in fondo degli altri tesori che si celano all’interno del monastero.
«Siamo felici di riscontrare un vivo interesse nelle istituzioni - ha dichiarato l’Abate Rota - Il Millennio ha contribuito molto a far riscoprire la Badia, ma c’è tanto lavoro ancora da fare. Essendo monumento nazionale, però dovrebbe essere lo Stato a valorizzarlo e soprattutto a salvaguardarlo. Nonostante il periodo non proprio favorevole a livello economico - ha annunciato l’Amministratore Apostolico dell’Abbazia - stiamo cercando di recuperare soprattutto la zona del collegio, per far sì che possa diventare un centro studi, ed il Teatro “Alferianum”, che dispone di oltre 400 posti, i cui lavori di recupero e di adeguamento alle leggi sulla sicurezza attualmente vigenti sono fermi da anni a causa dell’interruzione dei finanziamenti. Teatro che potrebbe servire non soltanto alla Badia, ma all’intera città metelliana, che purtroppo non dispone di un vero e proprio teatro».
Valentino Di Domenico
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