Tu sei qui: CronacaFinisce in Procura l'assetto societario del Patto
Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 6 settembre 2001 00:00:00
Ed intanto la storia del Patto si arricchisce di nuovi fatti. La Cooperativa Corsi Formazione Turistici, in sigla COFORMATUR, operante su tutto il territorio e in costiera amalfitana, ha inviato alla Procura della Repubblica di Salerno, al CIPE, alla Banca d'Italia ed all'ufficio Registro imprese un ricorso contro la richiesta di omologazione della Società di gestione del patto territoriale «Costa d'Amalfi». Una serie di rilevi vengono sollevati che, se risultassero veri, indubbiamente porrebbero in forte discussione il Patto stesso. «Anche a noi - ha affermato Giovanni Pecoraro del Comitato Permanente dei patti territoriali e del Si.N.P.A.(sindacato nazionale piccoli azionisti) - è pervenuta copia del ricorso. Stiamo approfondendo i temi evidenziati e le contestazioni» Ma quali le accuse? Il sistema di votazione, così si legge nel ricorso, fatto adottare alla parte privata per la nomina dei consiglieri d'amministrazione, è stato quello per stipulazione in forma istantanea e non quella per pubblica sottoscrizione come dovuto; è stato negato ad alcuni soci sottoscrittori il diritto d'intervento. Inoltre le due banche, la Carime e la Banca Popolare dell'Emilia Romagna, hanno nominato due rappresentanti illegittimamente. I due istituti, infatti, oltre ad assumere una posizione dominante all'interno della minoranza pur essendo in evidente conflitto d'interesse, non si sono astenuti dal partecipare alla deliberazione riguardanti la nomina stessa. Inoltre, il Consorzio Cava Sviluppo non poteva essere ammesso in assemblea perché costituito da società private tutte beneficiarie di finanziamenti e, quindi, in evidente e perenne conflitto d'interessi con l'oggetto sociale della società. Ma secondo gli estensori del ricorso la nota più dolente è rappresentata dal fatto che è stato fatto firmare un patto sindacale minoritario per la modifica, alla prossima assemblea, o per l'eliminazione dell'oggetto sociale. Ciò comporterebbe la immediata revoca dei finanziamenti da parte del CIPE. «Saremo particolarmente vigili - ha affermato Giovanni Pecoraro - su questo aspetto evidenziato nel ricorso. Esso significherebbe la fine di anni di lavoro, di speranze di tanti imprenditori, oltre che il crollo di possibilità di poter uscire dalla crisi economica che attraversano le nostre imprese». E' un allarme che dovrà far riflettere tutti ed in particolare i protagonisti di questi giorni.
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