Tu sei qui: CronacaFeste, fra' Gigino bacchetta i commercianti
Inserito da (admin), venerdì 23 settembre 2005 00:00:00
Lettera aperta di padre Gigino Petrone ai commercianti su feste religiose, fede, folclore e vivibilità: le polemiche non si acquietano. Fra' Gigino, il dinamico francescano, rompe il silenzio e si rivolge direttamente ai commercianti con un no secco alla politica del lamento continuo: «Il muro del pianto ha fatto il suo tempo. Ora, invece, occorre dare vita ad un'azione sinergica per la città e per lo stesso commercio». Nelle settimane scorse, in occasione dei festeggiamenti patronali in onore della Vergine dell'Olmo, si erano alzate forti le proteste dei commercianti per il disagio provocato dall'invasione delle bancarelle. «Anche il Convento è stato coinvolto nel disagio generale - dice il frate - di qui la necessità di ripensare tutti insieme come vivere le feste serenamente. Occorre un'organizzazione più attenta e collegiale». Poi affronta il tema che gli sta a cuore: chiarire il senso delle feste del Convento, sulle quali i responsabili del commercio cavese spesso hanno lanciato durissime critiche. Padre Petrone difende il ruolo che le feste hanno avuto ed hanno in città: oltre che momenti di grande richiamo religioso, rappresentano occasioni di grande aggregazione. Le festività di Sant'Antonio, San Francesco, il presepe, grazie all'entusiasmo di tanti giovani ed adulti che fra' Gigino ha coinvolto, sono degli appuntamenti per Cava e per i centri limitrofi. «Non sono negativi per il commercio cavese - spiega - anzi, se si riuscissero ad immaginare azioni congiunte, si potrebbero ottenere risultati migliori per tutti». Sulle polemiche sorte per l'utilizzo del parcheggio di Piazza San Francesco per manifestazioni canore, sottraendolo alla sua funzione in favore del commercio, padre Gigino obietta: «Invece di alzare un polverone, si passi una volta per sempre a definire la destinazione della piazza all'interno del ruolo e dell'identità del centro storico. Le bandiere, le luminarie, cadute troppo spesso nella critica dei commercianti, sono un segno di vita e certamente non di goffo addobbo». Alle accuse di strumentalizzazione a fini commerciali risponde con forza: «Tutto è in funzione della ricostruzione della chiesa e per i poveri. Le opere fino ad oggi realizzate, chiesa superiore, cripta, chiostro, campanile e facciate del Convento, sono sotto gli occhi di tutti e sono il frutto della generosità dei fedeli anche attraverso le varie festività. La presenza nel Convento di famiglie, di giovani, di adulti in una continua azione di solidarietà, sono la testimonianza di un'azione corale nel nome e nel segno di Cristo e del Poverello di Assisi». Nel suo volto si legge l'amarezza per l'incomprensione troppo spesso subita, ma anche la speranza della verità. E chiude rivolgendosi ai commercianti: «San Francesco è il patrono dei commercianti. Organizzate anche voi qualcosa di gradevole in modo da non subire la festa, ma di fare festa insieme a noi, che è cosa ben diversa».
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