Tu sei qui: CronacaFesta di Monte Castello senza fuochi? Regna ancora l'incertezza
Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 20 giugno 2001 00:00:00
E venne il giorno della festa... Quella cara all'animo del Cavese: di Monte Castello, giunta alla 345° edizione. Nella città si avvertono i sapori della festa che viene, gli odori ed i profumi di una tradizione, oggi più che mai tanto attesa. Un'attesa mai tanto spamodica, fuochi sì, nel corso degli anni diventati parte integrante della manifestazione, fuochi no: tengono sulla corda tutti. Sono trascorsi circa 5 anni dal divieto e la ferita è ancora aperta. Nulla è stato deciso ancora, anche se ognuno nel segreto del suo cuore si augura che qualcosa accada e modifichi la situazione.
Ed intanto domani la manifestazione prende il via. Alle 8.00 del mattino a Monte Castello sarà celebrata la messa da monsignor Orazio Soricelli. Nel corso della giornata i Cavesi si porteranno lungo le falde della collina ed a colpi di pistoni ne scandiranno le ore. Alle 20,30 la storica processione eucaristica dalla frazione Annunziata al Castello. E lì il parroco, reiterando il gesto compiuto nel 1657 da un altro sacerdote, e ripetuto per 344 volte, benedirà la città.«Narra una pia tradizione che i parroci della Annunziata, dopo la pestilenza del 1656, dovendo fare la rituale processione del Corpus Domini, salirono al castello e benedirono la città». E rivolto a quell'altare naturale che è il Castello, il Cavese compie e continua nei secoli il suo atto di amore e di fede.
Venerdì 22 nella piazza del Duomo i Cavoti 98, sezione Teatro Orfeus del Club Universitario Cavese, rappresenteranno «Lo cunto de la peste de lo 1656», con testi e regia di Annamaria Morgera. La manifestazione si chiuderà sabato 23 con la benedizione dei Trombonieri impartita da monsignor Soricelli alle 18,30 ed infine con il corteo dei gruppi e figuranti del '600.
E poi lo sparo dei fuochi da castello? Non si sa. Di qui l'impegno perchè la tradizione religiosa, la benedizione dal castello e la rappresentazione della peste, che afflisse nel 1656 il Regno napoletano, vengano vissute con un ritorno alle vere radici. «Il fuoco sarà il nostro grande amore per la tradizione e per la storia della città».
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