Tu sei qui: CronacaFerrigno conosceva il suo "killer"
Inserito da (admin), martedì 29 dicembre 2009 00:00:00
Continua ad aleggiare il mistero sulla morte di Antonio Ferrigno, 54enne fisico nucleare originario di Cava de’Tirreni, barbaramente assassinato nella sua casa di Rijswijk, in Olanda, dove è stato trovato con le mani legate ed in un lago di sangue.
La Polizia non lascia trapelare nulla sullo sviluppo delle indagini. La scena del crimine sembra sia stata già setacciata a sufficienza. Diverse le persone ascoltate, tra cui l’ex moglie, una donna olandese di origine ispanica, i vicini di casa ed alcuni colleghi della vittima, per raccogliere quanti più elementi possibili, senza tralasciare alcun aspetto della sua vita.
Sulla stampa olandese di stamani si apprende un ulteriore particolare: prima di essere ucciso l'ingegnere avrebbe lottato con il suo assassino. Un vicino di casa ha raccontato di aver sentito, nel cuore della notte, forti colpi contro il muro provenire dalla casa di Ferrigno, tanto da precipitarsi fuori con un coltello per capire cosa stesse accadendo, per poi rientrare a casa non sentendo più i colpi.
L'abitazione non presentava, però, segni di scasso. È probabile, dunque, che Ferrigno abbia aperto al suo assassino senza alcun problema perché lo conosceva bene. Magari era un collega o un parente.
Secondo indiscrezioni, sarebbero tre le piste seguite dagli investigatori per arrivare all'assassino di Ferrigno: un’importante scoperta, una lite con l’ex moglie, un complotto legato allo spionaggio industriale.
Stando a quanto rivelato da una fonte molto vicina alle indagini, sembra che lo scienzato 54enne, capo esaminatore dell’Ufficio Europeo Brevetti, avesse da poco fatto una nuova scoperta nel campo dei pacemaker e quasi contemporaneamente avesse ricevuto più volte strane telefonate, addirittura minacciose, cui però Antonio non aveva dato molta importanza. Dietro l’omicidio potrebbe celarsi, dunque, un complicato caso di spionaggio industriale.
Ma a destare forti sospetti è anche la vita privata del fisico, ultimamente devoto alla solitudine. Riceveva visite - ha raccontato un altro vicino - solo dalla figlia e dall’ex moglie. La separazione da quest’ultima, però, sembra sia stata tutt’altro che semplice e negli ultimi tempi tra i due c’era stata una furibonda lite, con tanto di urla e lancio di oggetti. La Polizia, a tal proposito, pare non escludere che possa trattarsi di un delitto passionale.
Per i familiari cavesi resta comunque un dramma senza spiegazioni, una morte assurda ed incomprensibile, anche perché nessuno sembra sapere nulla: «Mio fratello è sempre stato un uomo pacifico e solare - si sfoga Maria Teresa, che con le lacrime agli occhi racconta del fratello - Viveva nei Paesi Bassi ormai da 25 anni, ma tornava a Cava ogni volta che poteva. Il legame che aveva con noi ed i suoi amici non è mai cambiato. È sempre stato un genio, ma non si è mai dato delle arie. Con merito è diventato un pezzo grosso, un uomo stimato a livello internazionale, ma per noi è rimasto sempre e solo Antonio, il fratello/amico con cui giocavamo nel cortile».
Sconvolti, ma anche fortemente adirati, i parenti di Antonio attendono con apprensione che si faccia luce al più presto sulla vicenda. Sono in costante contatto sia con la Farnesina che con il Consolato italiano in Olanda, ma le notizie arrivano con il contagocce. Comprendono che la situazione è delicata, ma sono ansiosi di porre fine a questa triste storia. Desiderano tutti che Antonio sia ricordato per la bella persona che era e non per tale inspiegabile tragedia. Ed appena sarà possibile, lo riporteranno a Cava, per celebrare il funerale nella chiesa di Passiano, come lui desiderava.
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