Tu sei qui: CronacaEx Manifattura Tabacchi, altolà di Servalli alla Maccaferri
Inserito da (admin), mercoledì 16 settembre 2015 00:00:00
Ex Manifattura Tabacchi, il sindaco Vincenzo Servalli contro Galdi. Avviato, infatti, il procedimento di revoca della delibera della Giunta precedente di assenso alla Maccaferri per l’installazione di un incubatore di impresa all’interno dell’immobile storico dell’ex Manifattura.
«In campagna elettorale, unitamente ad altri candidati sindaco, tranne Galdi, assumemmo l’impegno che avremmo rivisto alcune delibere riguardanti l’ex Manifattura Tabacchi. Onoriamo l’impegno. La svolta buona è anche la revisione di quegli atti che possano significare miglioramento e recupero del patrimonio della città e l’ex Manifattura è parte della storia economico-lavorativa, oltre che un esempio di architettura settecentesca».
All’avvio del procedimento seguirà la revoca della delibera. Un atto, quello della Giunta Galdi, l’assenso all’installazione di un incubatore tecnico Fablab nella parte storica della struttura, che suscitò la dura reazione del Malc (Manifattura alla città), che bollò l’operazione come il “cavallo di Troia” della Maccaferri, oltre a costituire un ulteriore privilegio per la società. «Con quest’atto - scrivevano quelli del Malc - non si persegue l’obiettivo di tutelare l’interesse pubblico a rientrare in possesso di un immobile caro alla memoria del tanti cavesi e simbolo della storia della città».
In particolare, il Malc faceva notare che nessun atto era stato finalizzato per il recupero alla città della struttura. «Il Malc con la città tutelerà la sua storia ed il suo patrimonio in tutte le sedi», ribadì il Presidente, l’avv. Bruno Todisco, che sottolineò che la Maccaferri poteva installare l’incubatore nei capannoni di sua proprietà. Il sospetto del Malc e di tutte le associazioni culturali ed ambientaliste della città era che l’operazione potesse nascondere la classica trappola. La Maccaferri, che detiene di fatto l’immobile, ha chiesto l’assenso per l’installazione. Ci si domanda il perché.
Critico l’ex assessore al Patrimonio della Giunta Galdi, Vincenzo Landolfì, il quale ribadisce che l’assenso all’installazione fu dato solamente perché poteva favorire lo sviluppo dell’occupazione sul territorio. Un atto, quello della Giunta Galdi, che prevedeva non la rinuncia all’azione portata avanti nel giudizio contro Maccaferri, né agli effetti della transazione. Inoltre, la disdetta avveniva «ad nutum del comodante» e nessuna indennità era dovuta dal Comune per miglioramenti alla struttura. «Una delibera assunta con tutte le garanzie chiare e precise, che tutelava la città e poteva costituire un volano per l’occupazione. Altro che trappola», conclude Landolfì.
Giuseppe Muoio
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