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Cronaca

Emergenza amianto, appello e proposta di Cava5stelle Libro Bianco

Inserito da (admin), giovedì 30 luglio 2015 00:00:00

Negli ultimi tempi a Cava de’ Tirreni, dovunque si guardi, c’è un problema ambientale che richiederebbe un immediato e risolutivo intervento: sversamenti abusivi nei corsi d’acqua (nella zona di Via Gaudio Maiori la popolazione lamenta la presenza di aria irrespirabile per i miasmi provenienti dal torrente Petraro); cumuli di inerti, provenienti da lavori edilizi, presenti nelle aree periferiche e non solo; piccole discariche abusive di guaina bituminosa; rifiuti ingombranti (materassi, elettrodomestici, etc.) accumulati lungo le strade o nei pressi dei contenitori dell’umido. Ora si ripresenta il problema della presenza dell’amianto.

Non bastava la discarica di Cannetiello a preoccupare, per le sue ripercussioni sulla salute, la frazione di San Pietro e Cava tutta; ora ci voleva anche l’incendio che ha devastato alcuni container non utilizzati ed abbandonati nei pressi della chiesa monumentale di San Pietro. Nei giorni scorsi, a destare particolare attenzione e preoccupazione sono state le coperture dei moduli abitativi temporanei composte da fibre di amianto, che a seguito dell’incendio si sono frammentate e si sono disperse nell’ambiente. L’Amministrazione comunale, conscia della pericolosità della circostanza, si è immediatamente adoperata per mettere in sicurezza l’area e monitorarla, emanando un comunicato in cui ha invitato la popolazione residente nelle immediate vicinanze a prendere i dovuti accorgimenti. Le analisi effettuate sulle fibre aerodisperse nella zona in oggetto hanno fortunatamente dato esito negativo.

Vale la pena ricordare che sono ormai trascorsi 23 anni dalla Legge 27 marzo 1992 n. 257, che ha bandito l’uso, la commercializzazione e la vendita dei materiali contenenti amianto. Quest’ultimo causa ogni anno, in Italia, ancora 4mila decessi per tutte le malattie ad esso correlate, con oltre 15mila casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008 (Registro Nazionale Mesotelioma di Inail), con circa 32 milioni di tonnellate ancora giacenti sul territorio nazionale. L’Italia è ben lontana dall’approntare un serio piano per eliminare definitivamente un male silente. Sul territorio metelliano sono presenti ancora oggi diversi manufatti, sia pubblici che privati, che presentano elementi in amianto, nonostante la legge 257/92 abbia imposto che vengano mappate, censite e che vengano effettuate opere di bonifica.

Un ulteriore impulso, a seguito del dramma della terra dei fuochi, è stata la promulgazione della legge regionale 20/2013 in materia di “Misure straordinarie per la prevenzione e la lotta al fenomeno dell’abbandono e dei roghi di rifiuti”. La legge regionale all’art. 7 così recita: “I Comuni, singolarmente o in forma associata, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvedono all’attivazione di siti di stoccaggio, debitamente autorizzati, dei rifiuti contenenti amianto da depositare in ambienti chiusi e protetti”. E negli articoli successivi stabilisce anche gli organi demandati alla vigilanza ed al controllo, fissando anche una copertura finanziaria, come riportato nell’art. 9 della suddetta legge.

Noi dell’associazione Cava5stelle Libro Bianco rivolgiamo un invito pressante all’Amministrazione comunale perché si attivi, soprattutto in fase di prevenzione, attraverso un attento monitoraggio del territorio, finalizzato all’eliminazione delle fonti inquinanti (ad esempio, la presenza dell’amianto) e ad impedire che rifiuti, in particolare quelli speciali, vengano quotidianamente sversati impropriamente e scelleratamente sul territorio metelliano, inquinando suolo, aria ed acqua. Tutto ciò perché non si ripresentino episodi come quello verificatosi nei giorni scorsi e che si è palesato in tutta la sua drammaticità con l’incendio dei container e la relativa dispersione nell’ambiente delle fibre di particelle di amianto, con conseguente preoccupazione nella popolazione residente in loco.

Ci rendiamo conto che il problema della presenza dell’amianto, di cui si è fatto largo uso in edilizia per anni, non è di facile ed immediata soluzione, ma, come abbiamo avuto modo di ribadire in tante altre occasioni, riteniamo indispensabile informare i cittadini ed invitarli a non smaltirlo in malo modo. Proponendo loro un’alternativa allo smaltimento selvaggio che danneggia l’ambiente e la salute dei cittadini. La nostra proposta in sintesi: sensibilizziamo tutti a rimuovere l’amianto dalle nostre case; indichiamo le corrette modalità per rimuovere in sicurezza, con le adeguate protezioni (kit messi a disposizione dal Comune) i manufatti in fibre di amianto; consentiamo di conferire gratuitamente il materiale (in modiche quantità; per grandi quantità si potrebbero effettuare convenzioni o smaltirle, pagando, tramite l’Amministrazione), correttamente gestito, all’area ecologica, dove verrà predisposto un cassone per la raccolta. Infine, l’Amministrazione si farà carico dello smaltimento, come previsto dalla legge.

Una virtuosa gestione della problematica potrebbe consentire di raggiungere un duplice obiettivo. Da un lato non creare danni all’ambiente: oggi i cittadini, visto il notevole costo per lo smaltimento, tendono a “buttare” il materiale composto da fibre di amianto. Venendo meno detto costo, sarebbero incentivati a conferire il materiale presso l’isola ecologica. Dall’altro lato l’Amministrazione eviterebbe di sostenere costi elevati per lo smaltimento in emergenza. La rimozione dell’amianto dalle discariche abusive costa alle casse comunali quasi 100mila euro l’anno. Una volta adottata tale procedura, il cittadino non avrà più alibi e l’Amministrazione avrà più forza nel punire con sanzioni molto severe chi sarà beccato a sversare rifiuti di amianto nell’ambiente.

Cava5stelle Libro Bianco

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