Tu sei qui: CronacaDonna cavese in coma, ormai è un caso nazionale
Inserito da La Redazione (admin), mercoledì 26 maggio 2010 00:00:00
Crescono le incertezze intorno alla tragica vicenda di Annabella Benincasa, la 35enne cavese in coma ormai da 13 giorni dopo essersi sottoposta ad un intervento di chirurgia plastica al seno nella clinica privata "Iatropolis", in provincia di Caserta.
Ieri sera, nel corso della trasmissione televisiva di Rai1 “Porta a Porta”, il Sottosegretario del Ministero della Salute, Francesca Martini, ha riferito della mancanza delle autorizzazioni necessarie alla clinica per l’effettuazione di interventi chirurgici di day hospital. “Da una prima disamina dei Carabinieri dei Nas sono emerse delle prove dell’assenza dell’autorizzazione regionale per attivare interventi che non erano possibili per carenza di documentazione. Ora si verificherà come sono stati attuati i protocolli e se è stata effettuata l’anamnesi alla paziente nella maniera corretta”.
Subito, però, è arrivata la smentita dal Ministero della Salute, che ha tenuto a precisare come nella relazione dei Nas sull’ispezione alla clinica casertana non comparissero elementi attestanti quanto dichiarato dal Sottosegretario Martini. “In realtà il resoconto dei Nas - recitava la nota letta in diretta televisiva - ha evidenziato due irregolarità, che comunque non hanno rapporto con la vicenda di Annabella Benincasa. La prima relativa a 4 camere di degenza usate come ambulatori, e per questo sottoposte a sequestro, e la seconda relativa al percorso ‘sporco-pulito’ all’interno della struttura”.
Ricordiamo che al momento risultano iscritti nel registro degli indagati il chirurgo Sergio Brongo, l’anestesista Lucio Romandino ed un loro assistente. Ma la possibilità che i nominativi possano aumentare è molto concreta. Intanto, i legali della clinica hanno inteso rimarcare l’estraneità al fatto da parte della "Iatropolis", precisando che con i medici indagati “la struttura intrattiene semplici rapporti di ospitalità, fittando alcuni locali della stessa per attività ambulatoriali o, nel caso, sale operatorie”. Non è mancata, poi, una dichiarazione di collaborazione rivolta alle autorità giudiziarie, con l’espressione della più ampia fiducia nel loro operato.
In effetti, il caso della povera Annabella Benincasa sta suscitando notevole clamore a livello nazionale. Lo dimostrano le associazioni “Cittadinanzattiva - Tribunale per i Diritti del Malato” e “Gli amici di Eleonora onlus”, che sono intervenute sulla vicenda. In un comunicato congiunto, indirizzato alle Commissioni parlamentari d'inchiesta della Camera e del Senato, i rispettivi presidenti, Paolo Miggiano e Margherita Rocco, hanno invocato “il controllo dell’appropriatezza delle cure e l’adeguatezza delle strutture all'interno del Servizio sanitario nazionale”.
Controlli rigorosi e chiusura delle strutture non a norma: sono queste le loro principali richieste. “La vicenda della Benincasa - continua il comunicato - fa sorgere il legittimo sospetto che intorno agli atti di accreditamento delle strutture sanitarie della Regione Campania vi sia qualcosa ancora non perfettamente in linea con le norme che le disciplinano”.
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