Tu sei qui: CronacaD'Apuzzo, da Cava contro i Talebani
Inserito da (admin), mercoledì 18 giugno 2003 00:00:00
È di Cava de' Tirreni il comandante del contingente italiano in Afghanistan. Il colonnello Federico D'Apuzzo è capo del 187° Reggimento Folgore di Livorno. Il 187° Reggimento è l'ossatura del contingente italiano. Da venerdì scorso, rilevando gli alpini della Brigata Taurinense, ha il difficile compito di controllare una delle zone dell'Afghanistan ritenute più a rischio, al confine con il Pakistan, impedendo infiltrazioni e traffici di armi di forze talebane e di Al Qaeda. Nato ad Ivrea, ma sempre vissuto a Cava, D'Apuzzo ha due figli, Andrea di 17 anni ed Alfonsino di 15. Si è arruolato nel 1977, frequentando l'Accademia Militare di Modena. «Terminati gli studi all'Istituto Tecnico per Geometri "Matteo Della Corte", ho realizzato il mio sogno - racconta il colonnello D'Apuzzo - e sono subito entrato all'Accademia Militare di Modena. Appena posso, anche se solo per pochi giorni, torno sempre in Costiera per ritrovare i sapori della mia terra, i ricordi della mia gioventù, le mie sorelle Agnese e Maria ed i miei cinque nipoti». Anche la moglie dell'ufficiale è campana: la signora Antonietta è nata e cresciuta a Napoli ed ha conosciuto il marito durante una vacanza a Vietri sul Mare. Paracadutista dal 1980, D'Apuzzo ha avuto il suo primo incarico di comandante di plotone nel gennaio del 1982. Successivamente, ha ricoperto diversi incarichi di prestigio presso la Brigata Folgore e lo Stato Maggiore della Difesa. Nel 1996 viene inviato in Bosnia, per la missione Ifor, e comanda il battaglione Tarquinia durante la missione italiana nell'Albania sconvolta dalla guerra civile. Due anni fa, è stato Capo di Stato maggiore della Brigata Aeromobile Friuli, prima unità del genere nell'esercito italiano, e della Brigata Folgore in Kosovo. Nell'ottobre 2002, assume il comando del Reggimento Folgore. A Salerno torna spesso, dal papà Alfonso, per tanti anni tipografo presso la "Di Mauro", e dalla mamma Rosa, orgogliosa di questo figlio con il paracadutismo nel sangue, ma sempre troppo lontano.
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