Tu sei qui: CronacaCultura e turismo, si anima il dibattito
Inserito da Lello Pisapia (admin), venerdì 1 agosto 2003 00:00:00
«Viviamo in un periodo di declino del ruolo della città nell'ambito della Regione, eppure Cava è stata sempre un punto di riferimento. Oggi la città si sente degradata»: l'accorato grido d'allarme porta la firma di Eligio Canna, neo coordinatore metelliano dell'Udc. Diocesi senza sede a Cava, Azienda di Soggiorno commissariata da anni, Agenzia e Manifattura Tabacchi out. Tutti segnali evidenti di un preoccupante declino, a detta di Eligio Canna. «Non riesco a capire - ha dichiarato il coordinatore dell'Udc - le ragioni della differenza di investimenti assegnati da Regione e Provincia alla nostra città ed a Positano e Ravello. Io, da cavese, mi ritengo continuamente mortificato da quest'atteggiamento». Parole dure, che seguono quelle altrettanto preoccupanti, con riferimento al settore alberghiero, pronunciate da Bruno D'Elia, assessore metelliano al Turismo: «Oggi, a Cava, le strutture alberghiere presenti sono principalmente attività di ristorazione. Cava de' Tirreni ha avuto in passato un'ottima tradizione turistica, ma adesso questa ricchezza si è persa e nulla è stato fatto per coltivarla. Confidiamo nella realizzazione della struttura ricettiva che nascerà nel complesso di S. Giovanni, nel centro storico. Ho già dovuto soprassedere a vari progetti turistici proprio per la mancanza di strutture ricettive idonee».
Dibattito aperto, dunque, sulla (presunta) vocazione turistica della città e sugli strumenti per incentivarla. Un contesto in cui si cala a buon diritto la proposta di Gianpio De Rosa, consigliere provinciale di Forza Italia: l'istituzione di una Fondazione, a composizione mista pubblico-privato, per lo sviluppo e la promozione della cultura. Un progetto che sta riscuotendo numerosi consensi, sia istituzionali (con in testa il sindaco Messina), che nel campo imprenditoriale. Antonio Della Monica, presidente della Cavese e proprietario della Despar, tra i più entusiasti della proposta di Gianpio De Rosa. E sul dibattito a più voci sviluppatosi negli ultimi giorni, il giovane consigliere provinciale di Forza Italia ha le idee chiare: è vero, come sostiene Eligio Canna, che Cava sta vivendo un momento molto difficile, ma le responsabilità della scarsa qualità della promozione culturale cavese non vanno attribuite a Provincia e Regione. Ben altre, e variegate, sono le ragioni. Ma leggiamo insieme l'approfondita analisi fatta da Gianpio De Rosa, nel comunicato stampa inviato alla redazione del Portico...
«Sono perfettamente d'accordo con Eligio Canna quando parla di un momento difficile per la nostra città rispetto al suo ruolo in ambito regionale, che non è più quello di una volta. Sono altrettanto d'accordo con Lui quando afferma che è un'analisi troppo superficiale quella di chi va a ricercare competenze e responsabilità dirette, rispetto alla materia, nell'Ente Comune. Il Segretario dell'UDC sbaglia, però, ad accusare sommariamente Regione e Provincia di favoritismi nei confronti di alcune realtà rispetto ad altre. Quasi che, senza una motivata e seria ragione, città come Ravello e Positano beneficino di notevoli investimenti culturali e turistici a discapito di città come Cava de' Tirreni.
Gli Enti Provincia e Regione (lasciando perdere il contingente colore politico delle rispettive amministrazioni), insieme, finanziano da anni fior di quattrini per gli eventi culturali e turistici della città di Cava de' Tirreni (quasi un miliardo di vecchie lire per l'anno 2000, poco più di 700 milioni per l'anno 2003), sulla base della sola considerazione che la nostra città, per la sua storia e per il suo patrimonio artistico e culturale, è meritevole di tali attenzioni.
Il vero problema sta nel fatto che questi ingenti investimenti non hanno trovato negli anni e tuttora non trovano corrispondenza in una proposta turistico-culturale cavese qualitativamente all'altezza. Ciò è dovuto - a mio avviso - all'assenza di coordinamento tra i tre Enti (Comune, Provincia e Regione), ciascuno dei quali, all'insaputa degli altri, detiene rapporti diretti con le varie associazioni che organizzano gli eventi sul territorio cavese. A queste ultime affidano le risorse e lasciano a loro il compito, appunto, di organizzare, promuovere e diffondere il cartello delle iniziative. Il coinvolgimento degli imprenditori, oltretutto, è limitato alla richiesta, da parte delle suddette associazioni, di sponsor per contribuire a finanziare questa o quella manifestazione in cambio della apposizione del logo della ditta sulla locandina.
Troppo poco. Positano e Ravello impostano la propria promozione culturale e turistica sulla scorta di un'organizzazione professionale che vede il coinvolgimento diretto e coordinato degli Enti pubblici e dei privati. Elaborano progetti qualificati che, per questo e non per altro, ottengono la fiducia dai nuclei di valutazione regionali che esaminano le richieste.
Dunque, dobbiamo smetterla di piangerci addosso e praticare la caccia alle streghe, ricercando qua e là le responsabilità del mancato decollo delle iniziative culturali cavesi. La soluzione prende le mosse dalla consapevolezza della necessità di istituire a Cava un Ente per la promozione Turistica e Culturale con la presenza diretta di Comune, Provincia, Regione e partners privati. A quest'Ente - composto da professionisti indicati dai soggetti aderenti (pubblici e privati) - e non alla miriade di associazioni, dovrà essere affidato il compito di decidere, organizzare, promuovere e diffondere il pacchetto delle iniziative annuali cavesi.
Una volta promossa, da parte del Comune, la costituzione di tale Ente ed una volta apertane la partecipazione a Provincia e Regione, allora sì che potremmo verificare la reale volontà di questi ultimi due enti a prendere parte ad un grande progetto di sviluppo per Cava. Solo in quel momento, nel caso di un loro diniego, saremmo autorizzati a parlare di complotti nei confronti della nostra città. Non ora. Tale proposta sta raccogliendo in città notevoli consensi, nel mondo politico (il Sindaco, in primis) ed imprenditoriale (su tutti Antonio Della Monica). Questa è la strada da percorrere. Non v'è altra via d'uscita, se non quella di piangere».
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