Tu sei qui: Cronaca‘Condannate chi l'ha ucciso'
Inserito da (admin), venerdì 20 febbraio 2004 00:00:00
«Mia moglie non riesce ancora ad accettare la terribile disgrazia che ci ha colpito. Oggi, a distanza di mesi, la sorprendo a piangere mentre stringe in mano la foto del padre o quando a tavola, prima di fare le porzioni, si sofferma a guardare la sua sedia vuota». Il giorno dopo la notizia della consegna alla Procura della Repubblica degli esiti della perizia eseguita sul cadavere di Agnello Carrano, il pensionato morto per una banale lite, a parlare è il genero Giovanni Palma, con lui quella mattina nel cortile di Palazzo Coppola, teatro di una scena di inaudita violenza. «È morto per una stupidaggine, per difendermi da una brutale aggressione». Giovanni è al lavoro, come tutte le mattine, ma non nasconde che la sua vita, come quella dell'intera famiglia, è cambiata. Sua moglie Antonietta sta seguendo le fasi dell'indagine giudiziaria e le notizie rimbalzate sulla stampa, ma non parla. Non riesce a dare voce al suo dolore. «Ora come ora, chiediamo solo che si faccia giustizia e che i colpevoli siano puniti», si limita a dire. «Mio suocero - interviene il marito Giovanni - è sempre stata una persona onesta e mite. È morto senza motivo». Il lavoro degli inquirenti rappresenta per la famiglia Carrano l'unico motivo per ricordare una tragedia che ha sconvolto la loro esistenza. «Ci manca. Mio figlio - racconta Giovanni - continua a chiederci di lui e noi non possiamo fare altro che dire che è con Gesù. Ma chi non riesce a darsi pace è mia moglie Antonietta. La sorprendo spesso a piangere mentre stringe in mano la foto del padre». Agnello Carrano, originario di Vietri sul Mare, alle spalle una lunga carriera alla Carpenteria navale Gatto, viveva con il suo ultimogenito, ma a pranzo era ospite della figlia Antonietta. «Un rituale che si è spezzato - singhiozza lei - e di cui si sente la mancanza. Papà sedeva sempre a capotavola, per lui il primo piatto. Poi, dall'oggi al domani, senza un perché, ce l'hanno portato via». Giovanni rivolge un appello alle Forze dell'Ordine ed ai magistrati: «Vogliamo che venga fatta giustizia. Abbiamo apprezzato il lavoro degli agenti della Polizia locale e confidiamo nel lavoro della magistratura. Dobbiamo ringraziare i nostri avvocati, Alfonso e Marco Senatore, che stanno facendo di tutto affinché gli assassini di mio suocero vengano consegnati alla giustizia». Intanto, il magistrato Cassaniello non ha ancora dichiarato chiusa l'indagine. Dopo il deposito della perizia da parte del medico legale, il dott. Zotti, che confermerebbe l'esito dell'autopsia e dunque l'ipotesi di omicidio preterintenzionale, sono stati avviati gli interrogatori, nel corso dei quali saranno ascoltati diversi testimoni oculari. La posizione di Giuseppe Donnarumma, 28 anni, residente a Vietri Sul Mare, resta quella delle prime ore dopo il fermo. Il giovane, infatti, è ancora in carcere. Ma gli inquirenti non escludono che il prosieguo delle indagini possa produrre nuovi risvolti. Come si ricorderà, a quello che è stato definito dagli stessi investigatori come una sorta di raid punitivo partecipò anche una seconda persona. Lo stesso uomo che fu visto nel piazzale di Palazzo Coppola. Nelle prime ore dopo l'aggressione, a suo carico scattò una denuncia, mentre la sua posizione rimase al vaglio della Procura perché in quel frangente non esistevano gli elementi per ulteriori provvedimenti.
UNA MORTE ASSURDA
Quella terribile mattina di ottobre, Giovanni Palma aveva parcheggiato in un'area riservata dell'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. Doveva sottoporsi ad un ciclo di cure. Secondo la ricostruzione fornita alla Polizia, una volta uscito, non avrebbe ritrovato la sua auto. Dalle parole di alcuni passanti scopre che la vettura era stata prelevata dal carro attrezzi e trasportata in un deposito di Nocera Inferiore. Giovanni decide di andare a parlare con il proprietario, ma al suo posto trova due dipendenti, che non vogliono ascoltarlo. Prende l'auto senza pagare, ma lascia le sue generalità per farsi recapitare la multa a casa. Viene raggiunto lì e davanti al portone inizia una vibrante discussione. Il suocero Agnello sente le grida e si precipita in strada. Viene colpito: cade e batte la nuca a terra.
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