Tu sei qui: CronacaCavamarket, nuovi guai per Della Monica
Inserito da La Redazione (admin), venerdì 23 marzo 2012 00:00:00
Beni immobiliari dal valore di oltre 3 milioni di euro trasferiti ad altre società collegate per sottrarli ai creditori del gruppo ed alla curatela fallimentare. Antonio Della Monica ed altre sei persone sono state iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata. Il provvedimento di sequestro preventivo del patrimonio è stato disposto dal Gip del Tribunale di Salerno, su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Il blitz è scattato nella giornata di ieri a Napoli, quando il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza ha posto i sigilli su 42 box auto ed un’intera area interrata (all’interno della quale erano in corso lavori per la creazione di ulteriori 100 posti) siti nella zona di Fuorigrotta. Gli avvisi di garanzia sono stati emessi nei confronti di: Antonio Della Monica, Salvatore D’Andrea, Antonio Scelzo, Anna Forte, Simone Di Maio, Michele Del Regno e Francesco Fusco.
Portato avanti da oltre un anno, il lavoro investigativo delle Fiamme Gialle ha messo in evidenza che i beni sequestrati nel capoluogo partenopeo erano originariamente di proprietà della “Trade Real Estate S.r.l.”, l’immobiliare del gruppo Cavamarket (destinataria lo scorso giugno della dichiarazione di fallimento per circa 100 milioni di euro), poi trasferiti, tramite una serie di operazioni societarie preordinate, alla “Value S.r.l”, società riconducibile alle famiglie D’Andrea e Della Monica e nata dalla scissione proprio della “Trade Real Estate S.r.l.”.
Il giro d’affari, però, non sarebbe terminato qui, tant’è che il “bottino milionario” sarebbe poi stato strumentalmente dirottato verso la “Nautica Domus e dintorni”, società cooperativa con sede a Napoli, senza però che vi fosse l’effettivo pagamento del prezzo pattuito. Il tutto, ancora, mentre che per la stessa società “Value” era in dirittura d’arrivo la dichiarazione di fallimento ed in costanza del già accertato stato di insolvenza di tutto il Gruppo “Cavamarket - Hdc”.
L’operazione si inserisce nell’ambito dell’inchiesta madre che lo scorso anno ha portato all’emissione di 12 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti soggetti ritenuti, in concorso tra loro, responsabili di più fatti di bancarotta fraudolenta aggravata dalla rilevante entità del danno patrimoniale in relazione al fallimento del gruppo che faceva capo al patron Della Monica ed alla famiglia D’Andrea.
Il nocciolo della questione risulterebbe essere costituito dalla cessione in fitto da parte della “Gds” (altro ramo aziendale di Cavamarket) di 8 punti vendita (tra cui 2 di Cava de’ Tirreni) alla “2C S.p.a.” di Rosario Caputo e Carlo Catone, pochi giorni prima del fallimento del Gruppo. Secondo la Procura, in questo caso, nessuna somma sarebbe mai stata corrisposta per il fitto e la società guidata dagli esponenti casertani, assumendo alle proprie dipendenze i lavoratori dell’“Hdc” e tutte le merci residuali, avrebbe previsto un prezzo, comunque mai versato, inferiore al reale valore di bilancio.
Per questa che risulta essere l’inchiesta principale, il pm Francesco Rotolo avrebbe richiesto al Gup del Tribunale di Salerno, Dolores Zarone, il rinvio a giudizio per ben 22 imputati: Antonio Della Monica (patron di Cavamarket S.p.a e già coinvolto nel crac Alvi); Raffaele, Salvatore, Marcello, Giovanni, Massimo, Vincenzo e Roberto D’Andrea (componenti della famiglia cavese D’Andrea, legata inoltre da un rapporto di parentela con lo stesso Della Monica); Marco Senatore (ragioniere di Cava de’ Tirreni); Rosario Caputo e Carlo Catone (esponenti della “2C S.p.a”); Raffaele Capasso (docente universitario); Giuseppe Esposito, Giovanfrancesco Capasso, Maria Immacolata Apicella, Lucio Stabile, Luigi Lamberti, Francesco Fusco, Adolfo Accarino, Raffaele Giglio e Domenico Rapisarda.
Per tutti loro l’accusa è di bancarotta fraudolenta aggravata dalla notevole entità del danno patrimoniale. Secondo gli inquirenti avrebbero creato un giro societario finalizzato ad evitare che i creditori potessero rifarsi sul patrimonio dell’azienda. L’udienza è stata fissata per il prossimo 27 aprile.
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