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Cronaca

Caso Benincasa, si moltiplicano le versioni e le accuse

Inserito da La Redazione (admin), giovedì 27 maggio 2010 00:00:00

Non riesce a trovare una ragionevole spiegazione la vicenda occorsa ad Annabella Benincasa, la 35enne di Cava de’ Tirreni in gravi condizioni dopo essersi recata lo scorso 13 maggio presso la clinica privata “Iatropolis”, nel Casertano, per sottoporsi ad un intervento di mastoplastica additiva.

Molto polemici gli avvocati della clinica dopo le dichiarazioni rilasciate dal Sottosegretario del Ministero della Salute, Francesca Martini, che aveva lasciato intendere l’assenza nella struttura dell’autorizzazione regionale per lo svolgimento di interventi di chirurgia.

“L’intervento di mastoplastica additiva - precisano i legali Eugenio Russo e Bernardino Lombardi - al quale è stata sottoposta la paziente, che si pratica mediante anestesia locale con sedazione, era assolutamente praticabile presso il Centro Iatropolis”. Gli stessi avvocati hanno anche sottolineato che la chiusura disposta dai Nas di alcuni locali della struttura è dipesa da lacune tecnico-amministrative, per nulla afferenti al caso della giovane donna cavese.

Dal canto suo Francesca Martini, Sottosegretario del Ministero della Salute, ha rincarato la dose, confermando la tesi esposta martedì durante la trasmissione televisiva “Porta a Porta” e relativa all’assenza dei permessi necessari per attivare interventi che non erano possibili per carenza di documentazione. “Solo con l’autorizzazione comunale, tra l’altro pubblicata in formato pdf sulla home page del sito ‘in costruzione’ www.iatropolis.it, la struttura non poteva svolgere interventi di mastoplastica additiva, ma solo attività ambulatoriali, come previsto dall’autorizzazione sanitaria rilascita dal Comune di Caserta”, ha spiegato il Sottosegretario.

C’è discrepanza, intanto, pure tra la versione dei medici della clinica casertana in cui è stata operata Annabella Benincasa e quella dei dottori dell'ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta, dove la 35enne cavese è tuttora ricoverata, purtroppo ancora in stato di coma.

Secondo il chirurgo del centro privato, la Benincasa avrebbe avuto difficoltà respiratorie dopo l’intervento, che le avrebbero procurato poi l’arresto cardiaco. L’infarto sarebbe avvenuto invece durante l’operazione, se non addirittura prima dell’intervento, secondo il primario del nosocomio di Caserta, per il quale i danni cerebrali riportati dalla donna sono talmente gravi da far presupporre un lasso di tempo molto lungo tra la mancanza di attività elettrica cardiaca e la rianimazione.

E nel mirino dei magistrati è ora finita anche l’ambulanza sulla quale la 35enne cavese è stata trasportata in ospedale. Le indagini sono finalizzate a far luce sul tipo di unità mobile utilizzata (tipo A o B) e se il mezzo era munito o meno di tutte le attrezzature necessarie alla pratica della rianimazione. Ma soprattutto, si vuole verificare l’intervallo di tempo trascorso tra la fine dell’intervento di chirurgia plastica e la decisione di trasferire la paziente all’ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta.

Già da alcuni giorni, intanto, i Carabinieri dei Nas hanno iniziato ad ascoltare il personale amministrativo del centro privato e quello del reparto di Rianimazione e del Pronto Soccorso dell’ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano”. L’inchiesta, dunque, si preannuncia lunga e complicata, ma resta sempre la speranza che si giunga presto al capo della vicenda e che, soprattutto, la povera Annabella possa quanto prima risvegliarsi e riabbracciare i suoi cari.

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