Tu sei qui: CronacaBufera giustizia, indagati un giudice e tre avvocati
Inserito da (admin), lunedì 9 febbraio 2004 00:00:00
Sentenziarono qui "l'indennità di San Pietro e Paolo" che poi sarebbe stata estesa a tutti i ferrovieri d'Italia. Perché, si chiesero un giorno i sindacalisti insieme ai loro avvocati, avrebbero dovuto beneficiare solo i ferrovieri romani dell'indennità speciale per il riconoscimento della festività del Santo Patrono? E così, nel giorno della festa per i Santi Apostoli e padri della Chiesa, l'indennità festiva sarebbe stata riconosciuta a tutti i ferrovieri d'Italia grazie ad una sentenza coltivata e prodotta nelle stanze dei giudici del lavoro del Tribunale di Salerno. È una delle sentenze finite nelle carte dell'ennesima inchiesta che si abbatte come una bufera sul mondo della giustizia salernitana, già segnato dallo scandalo della sezione del Tribunale di Eboli, della sezione di Cava de'Tirreni e dei Giudici di Pace di Nocera Inferiore. Il pm della Procura di Napoli, Marco Del Gaudio, ha emesso nei confronti di un magistrato e tre avvocati salernitani un avviso di conclusione delle indagini preliminari, con la richiesta di rinvio a giudizio con l'accusa di abuso d'ufficio. Risultano indagati il dirigente sezione lavoro del Tribunale di Salerno, Alfredo Notari, e tre avvocati, Alfonso Mancino di Salerno, Carlo Pisapia di Cava de'Tirreni e Vitantonio Marchesano di Eboli. Le indagini partirono a Salerno - per approdare poi per competenza alla Procura di Napoli - e furono eseguite dalla Digos diretta dal vicequestore Raffaele Battista. Il giudice, violando secondo l'accusa i criteri di assegnazione fissati dal Tribunale, si sarebbe attribuito tutti i ricorsi contro i datori di lavoro promossi dai tre legali indagati. Creando, in tal modo, un circuito di favori tra gli avvocati e chi avrebbe dovuto poi decidere sui ricorsi. In questo meccanismo, il giudice Notari, al quale peraltro spettava l'organizzazione della tabella di assegnazione dei processi, essendo il presidente della sezione lavoro, avrebbe creato una sorta di monopolio. Sarebbe accusato di aver dato «sempre ragione» ai tre avvocati, in difformità all'orientamento manifestato su analoghe vicende da magistrati della stessa sezione lavoro. Si tratta di sentenze pronunciate soprattutto in materia previdenziale o in materia sindacale (avvocati Pisapia e Mancino). I tre avvocati già nel corso della prima istruttoria avrebbero negato qualsiasi addebito, oltre che dimostrata la infondatezza dell'accusa del pm. Tra le controparti, maggiormente danneggiate - secondo l'indagine - risulta Trenitalia, condannata alla «puntuale soccombenza processuale». Sia l'avvocato Pisapia che l'avvocato Mancino contavano nella loro clientela centinaia di ferrovieri che hanno portato negli anni scorsi, davanti al giudice del lavoro, la società Trenitalia per diversi motivi. Sia per il riconoscimento di indennità speciali maturate nel corso del servizio, sia per la valutazione di mansioni superiori. L'indagine fu trasmessa alla Procura di Napoli quando emerse il coinvolgimento del magistrato salernitano. Alfredo Notari, magistrato di lunga esperienza, è stato per lunghi anni pretore di Eboli, quasi sempre impegnato sul versante civile. La sua firma ha segnato numerose sentenze innovative in materia di diritto del lavoro, oltre che provvedimenti significativi per centinaia di lavoratori negli anni più duri delle crisi aziendali nella piana del Sele, a partire dalla fine degli anni '70.
Toghe nei guai per i clienti fantasma
Un ferroviere potentino deceduto nell'ottobre del 2000 firmò un ricorso contro Trenitalia...nell'agosto del 2002. Naturalmente, con la firma falsa apposta da uno degli avvocati ora indagati. 11 dipendenti, sempre di Trenitalia, furono licenziati per giusta causa a seguito della scoperta, fatta dai legali dell'azienda, della presentazione dello stesso ricorso che già era stato precedentemente discusso ed oggetto di sentenza. All'insaputa degli stessi dipendenti, gli avvocati avevano presentato un "doppio ricorso", con l'aggravante di aver fatto anche licenziare i loro ex clienti. Secondo l'accusa di abuso d'ufficio, i legali avrebbero perfino scritto le sentenze poi portate all'attenzione del giudice, colpevole, secondo il pm, «di essersi assegnato i giudizi nei quali risultavano costituiti gli avvocati implicati, intenzionalmente procurando agli stessi un ingiusto vantaggio patrimoniale ed arrecando alle controparti un danno ingiusti». Non si esclude che, alla luce dei risvolti della prima indagine, giunta alla conclusione con l'avviso agli indagati, venga aperto un nuovo fascicolo, a Salerno, che riguarda gli avvocati. Potrebbe scattare l'accusa di falso, considerate le centinaia di firme false che sarebbero state apposte in calce ai ricorsi, spesso, come nel caso degli 11 dipendenti Trenitalia, all'insaputa degli stessi attori.
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